Qui Torino – Aliyah, chi sceglie Israele

2016-06-20 11.36.05Una tavola rotonda informale sulla aliyah. Questo il senso della serata organizzata dalla commissione cultura della Comunità ebraica di Torino proprio per riflettere in libertà sul fenomeno dell’aliyah, l’emigrazione verso Israele, nelle sue numerose sfaccettature, partendo da una visione volutamente dicotomica. “Aliya problema o soluzione?”, il titolo di questo incontro-dialogo tra i presenti, ‘reali’ e ‘virtuali’. A intervenire infatti, direttamente da Israele, anche Daniela Fubini, consulente di Gvahim (organizzazione no profit che orienta gli olim hadashim, i nuovi immigrati in Israele) nonché editorialista di Pagine Ebraiche, che tramite lo schermo di un computer ha partecipato attivamente al dibattito e Yanir Levi, giovane ebreo della Comunità di Torino che ha brevemente raccontato dal campo base la sua esperienza nel vivo del servizio militare. Tra il pubblico presente in sala, giovani ebrei che magari decideranno di intraprendere questo percorso non sempre in discesa, come hanno testimoniato alcuni adulti che l’hanno fatto e poi sono tornati a vivere in Italia. Ma vi è anche chi ha raccontato dei parenti che per Israele è partito e lì è rimasto. Infine la testimonianza e i pensieri degli israeliani arrivati a Torino che hanno compiuto un percorso a specchio: chi c’è stato per un breve periodo, chi ormai ci vive da anni ed ha costruito una famiglia, chi è arrivato per motivi di studio. Alcuni di loro, nonostante siano lontani dal proprio paese dicono di rivestire certe volte un ruolo di ‘ambasciatore d’Israele’, nel senso che possono apportare un punto di vista critico e consapevole sulla realtà israeliana facendo conoscere anche altri aspetti al di là del conflitto. Ognuno ha una storia da raccontare, tutte vicende biografiche che hanno attraversato un ponte immaginario che lega la città e la Comunità Ebraica di Torino con lo Stato d’Israele. Tra le diverse voci intervenute anche quella di Claudia De Benedetti, Consigliere UCEI e presidente onorario dell’Agenzia ebraica in Italia, che ha spiegato come vengano gestite le procedure e le richieste di aliyah provenienti dai giovani e da intere famiglie delle Comunità ebraiche italiane. De Benedetti ha sottolineato l’importanza di distinguere aliyot per scelta da aliyot per necessità e ricorda come sia un fenomeno in crescita: infatti negli ultimi tre anni si è registrato un aumento delle persone che hanno intrapreso tale percorso: dai 150 del primo anno ai 320 del secondo fino ai 360 attuali.
Aliyah come punto di partenza, per poi riflettere davvero sul rapporto tra sionismo e diaspora e quanto il peso dell’ideologia per molti versi stia cambiando e non sia più il solo motore che spinge le persone a trasferirsi in un paese giovane, all’avanguardia, profondamente diverso dalla realtà italiana ed europea, anche per via della sua complessità interna e delle tensioni esterne mai sopite. Un groviglio di emozioni in costante movimento ed evoluzione, ed è forse proprio questo dinamismo ad attrarre le persone.

Alice Fubini