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Secondo il Midràsh con l’espressione “Vahì”, “e avvenne”, che ricorre 24 volte in tutta la Bibbia, viene annunciata una storia tragica. Un esempio emblematico è quello del Libro di Ester, che seppur a lieto fine, è pervaso da angoscia. Viceversa, quando la Bibbia inizia un capitolo con la parola “Vehaià”, “e avverrà”, ci sta introducendo in una storia lieta e luminosa. Secondo la regola grammaticale ebraica, la “Vav aippuch”, la vav conversiva, il verbo viene trasformato da passato in futuro. Possiamo dedurre da ciò che ogni volta che restiamo ostaggio di un passato nostalgico e di un “c’era una volta”, possiamo solo compiangerci. C’è da gioire, viceversa, ogni qualvolta che riusciamo a trasformare il passato in un progetto futuro.

Roberto Della Rocca, rabbino

(30 agosto 2016)