Aiutare gli altri

bassanoLeggendo su queste pagine a proposito del sostegno di IsraelAid alle popolazioni colpite dall’ultimo terremoto o della campagna di aiuti del World Jewish Relief ai migranti provenienti dalla Siria, rifletto come sovente vi sia un preconcetto nell’opinione pubblica che gli ebrei si aiutino esclusivamente tra di loro, e che manchino nel mondo ebraico organizzazioni umanitarie come invece ve ne sono nel mondo cristiano.
Da qui colgo l’occasione per ricordare l’attività dell’associazione Benevolencija, nata nel 1892 in seno alla comunità sefardita della Bosnia-Erzegovina. La Benevolencija, come altre società ebraiche analoghe, era stata costituita inizialmente per assicurare un futuro, sia accademico che professionale, a giovani ebrei privi di mezzi, offrendo soprattutto borse di studio o un semplice orientamento agli allievi che studiavano discipline per la quali v’era mancanza di quadri. Stimolava inoltre la pubblicistica e l’editoria, e contribuiva alla formazione di giornalisti professionalmente validi – la comunità ebraica bosniaca nella prima metà del XX secolo nonostante contasse circa 13.000 membri possedeva numerosi quotidiani e settimanali – Ma il suo campo d’azione si estendeva a moltissimi altri settori: oltre a rafforzare la comunità locale in ambito culturale e sociale, l’associazione offriva un apporto determinante ad altre istituzioni e fondazioni della città di Sarajevo nel periodo absburgico, come le facoltà universitarie, il teatro cittadino, o le società corali serbe, croate o musulmane. Durante la Shoà, la Benevolencija venne spazzata via insieme alla maggioranza della popolazione ebraica della Bosnia, la ritroveremo nuovamente con la dissoluzione della Jugoslavia, durante il conflitto in Bosnia del 1993, quando la comunità ebraica contava sì e no 500 membri. In questa occasione l’associazione, guidata da Jakob Finci, raccolse e distribuì consistenti quantità di generi alimentari e medicine che vennero distribuite a tutta la popolazione senza nessuna distinzione di carattere etnico-religioso. Tutto ciò e altro ancora è raccontato soprattutto nel prezioso “Gli ebrei di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina” di Avram Pinto (1996), un libro che vale la pena leggere anche per conoscere la storia degli ebrei bosniaci, una storia particolare che vide per molti secoli ebrei, cristiani e musulmani vivere per lo più pacificamente e nella mutua collaborazione fianco a fianco e sullo stesso suolo. Non è un caso quindi che la Benevolencija fosse nata in Bosnia, una terra che riconduce inevitabilmente al “Ponte sulla Drina” di Ivo Andric, dove un ponte cerca sempre di mettere in congiunzione popoli diversi oltrepassando un ostacolo… è ciò è del resto anche il fine della solidarietà ebraica.

Francesco Moises Bassano

(16 settembre 2016)