Operai italiani rapiti,
prudenza dalla Farnesina

Criminali noti alle autorità locali per aver già effettuato imboscate e rapine, non terroristi. Questo il probabile identikit dei sequestratori dei due operai italiani in Libia. Una vicenda che tiene con il fiato sospeso istituzioni e opinione pubblica. “Mentre la Farnesina chiede cautela sostenendo che sia ancora troppo presto per giudicare la reale matrice di questi eventi – scrive Repubblica – è il portavoce della municipalità di Ghat a rendere noto che sarebbe stato individuato il gruppo che all’alba di lunedì ha sequestrato Bruno Cacace e Danilo Calonego”.
Fa intanto discutere il fatto che, come emerso dopo le prime indagini, a proteggere gli operai da eventuali attacchi non ci fosse una scorta ma soltanto l’autista (armato) del mezzo. “La procura di Roma, che ha aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo – si legge – potrebbe interrogare proprio il conducente per approfondire il suo ruolo nella vicenda. Inoltre il pm Sergio Colaiocco ha delegato ai carabinieri del Ros una serie di accertamenti, anche sulle misure di sicurezza adottate dalla ditta”.

Conquista molte prime pagine la tre giorni di incontri e iniziative organizzate dalla Comunità di Sant’Egidio ad Assisi. Ieri, nel convento francescano della città umbra, la giornata conclusiva dei leader religiosi insieme a papa Bergoglio. Insieme, per condividere obiettivi e sfide comuni. “Il 27 ottobre 1986 si gelava, ma questa è stata una giornata luminosa e calda e la sera, nella piazza accanto alla Basilica inferiore, poco distante dalla tomba di San Francesco, restano ancora a cantare i ragazzi” scrive il Corriere a margine dell’evento.
Ad essere riportate anche le parole del rabbino David Broadman, sopravvissuto alla Shoah, intervenuto in occasione della cerimonia conclusiva all’esterno della chiesa. “Per me lo spirito di Assisi – dice il rav – è il miglior esempio di umiltà e santità ed è la risposta alla tragedia della Shoah e di tutte le guerre, perché qui noi diciamo al mondo che è possibile essere amici e vivere in pace anche se siamo differenti”. Tra i leader ebraici italiani che hanno salutato l’arrivo di Bergoglio il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, il suo omologo fiorentino rav Joseph Levi, la presidente della Comunità romana Ruth Dureghello (che ha pranzato al suo tavolo). 

Telecamere in tutti i mattatoi. La proposta della commissione d’inchiesta incaricata di effettuare un approfondimento su questo tema sarà presto votata dal Parlamento francese. II primo obiettivo, scrive il Corriere, è fare rispettare le leggi che già ci sono, e che obbligano a rendere incosciente l’animale in modo che non si accorga del momento in cui gli viene tolta la vita, “con l’eccezione degli abbattimenti rituali halal e kasher previsti dalle religioni musulmana ed ebraica”.

“I palestinesi devono riconoscere che è sbagliato incitare all’odio contro gli israeliani, ma al tempo stesso Israele deve riconoscere che non può occupare permanentemente il territorio palestinese”. Così il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel suo ultimo discorso alle Nazioni Unite (tradotto e riportato per esteso su Repubblica). Nella stessa circostanza il premier italiano Matteo Renzi ha affermato: “Il terrorismo proviene anche dalle periferie abbandonate dalle città. La nostra proposta è questa: per ogni euro investito in sicurezza, un euro deve essere investito in cultura”.

Su Italia Oggi, si fa il punto sulle iniziative messe in campo dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, insieme ad altre realtà, per favorire la conoscenza e la diffusione del mercato di prodotti kasher. “Anche l’Italia – rileva il quotidiano – sta iniziando a cogliere le grandi potenzialità del mercato kosher, un business già da molto tempo percepito in altri paesi, soprattutto negli Usa dove si calcola che un prodotto certificato kosher, a parità di prezzo, venda il 40% in più rispetto al medesimo esemplare non certificato”.