Haredim in cerca di una occupazione

schermata-2016-10-30-alle-16-37-34La questione dell’occupazione del mondo haredi (ultraortodossi) in Israele è un evergreen. Essendo un problema che tocca uno dei settori più complessi della società israeliana – criticato perché sostenuto da cospicui sussidi statali e su cui non grava l’obbligo di leva – i dati pubblicati dall’Istituto centrale di statistica israeliano e dall’Istituto della democrazia israeliana sono da registrare come segnali positivi. Secondo questi risultati, che analizzano i dati provenienti da diverse istituzioni, il tasso di occupazione tra gli uomini ultra-ortodossi ha recentemente superato la soglia del 50 per cento, ancora molto sotto all’87 per cento degli uomini ebrei non-haredi, ma con un incremento del 14 per cento rispetto al 2003. Tra le donne haredi invece il tasso di occupazione è pari al 73 per cento rispetto al 81 delle donne ebree non haredi, con un aumento del 21 dal 2003 a oggi. Si tratta evidentemente di un cambiamento significativo ma molto graduale e che ancora deve fare sentire i suoi effetti sul tasso di povertà che ancora affligge la realtà haredi. Se il problema occupazionale è cosa nota, infatti, altrettanto lo è quello del livello di indigenza in questo settore: il tasso di povertà tra i haredim è al 52 per cento contro il 19 della popolazione generale. A causa di un sensibile taglio agli assegni famigliari nel 2003 – spiega un articolo del sito di informazione israeliano davar1 – questo livello era passato dal 45 al 58 per cento nel 2006, attestandosi poi al 52 attuale nel corso di diversi anni, nonostante il graduale aumento dell’occupazione. Il dato più preoccupante è quello legato all’infanzia: ancora oggi un quarto dei bambini haredi non ha la sicurezza alimentare. Il fatto è che il livello dei redditi del mondo cosiddetto ultraortodosso è ancora basso per cui l’impatto sui livelli di povertà tarda a farsi sentire, ma è questione di tempo. Siamo comunque, spiegano gli analisti, davanti a un positivo dato occupazionale, vista anche l’ostilità di una parte di questo mondo – ancora piuttosto forte – verso il mondo del lavoro. Esempio di questo atteggiamento, il ministro della Sanità Yaakov Litzman (esponente haredi), secondo cui bisogna mantenere l’esenzione alla leva per i haredim, così come il rifiuto all’istruzione laica (ad esempio l’insegnamento delle materie scientifiche) ed è necessario aumentare le sovvenzioni a chi dedica la vita solo a studiare la Torah. Il trend sembra però andare seppur lentamente in una direzione diversa da quella auspicata da Litzman. E questo è un segnale positivo per tutta Israele.

Daniel Reichel