…linguaggio

I problemi di fronte ai quali ci troviamo sono enormi e coinvolgono la vita e la morte di tutti noi, chi prima e chi dopo. Oggi tocca ai siriani, ai bimbi di Aleppo, domani chissà? Il razzismo che rinasce impetuoso, l’antisemitismo, il populismo e il nazionalismo… Abbastanza da cancellare tutto quello che è stato fatto dopo il 1945 e portarci ancora una volta sull’orlo dell’abisso. Parlo per tutti, non solo per noi ebrei e nemmeno in primo luogo per gli ebrei. Ci troviamo di fronte al rischio concreto, soprattutto per quelli che saranno i risultati delle elezioni francesi – di fronte alle quali il nostro referendum è comunque marginale e provinciale – della fine dell’Europa, del ritorno, non si sa come e non si sa a quale prezzo, agli Stati nazione l’uno potenzialmente in guerra contro l’altro. I problemi sono troppo grandi perché possiamo pensare di avere, come individui, una qualsiasi influenza.
Consentitemi però una modesta proposta. Non servirà sui tempi brevi e forse non abbiamo tempi lunghi davanti, ma è comunque un tentativo di cambiare il nostro modo di pensare: lanciamo una campagna contro il linguaggio dell’odio, contro gli insulti che sono visti ormai come una reazione legittima, contro le parole e i gesti che trasformano di per sé le divergenze di opinione in schieramenti armati, il disaccordo in violenza. Non vi ricordate che il fascismo ha portato con sé anche questa violenza linguistica, lanciando il “Me ne frego” e altre simili locuzioni linguistiche che veicolavano i manganelli e le aggressioni? Non sottovalutiamo il linguaggio dell’odio, le parolacce, gli insulti. Sono fra le ruote su cui il disastro corre sempre più veloce.

Anna Foa, storica

(28 novembre 2016)