maternità…

Uno spunto di riflessione:
In seguito partorì una figlia e la chiamò Dina (Bereshith 30, 21).
“In seguito” (VeAchar): “e dopo”: in seguito a cosa? Dopo che Lea pronunciò un giudizio (Din) contro se stessa, dicendo: “Dodici tribù devono nascere da Yaacov. Sei figli sono stati generati da me, altri quattro dalle serve, in totale fanno dieci. Se questo bambino nascerà maschio, mia sorella Rachel non sarà nemmeno equiparata a una delle serve”. Lea quindi pregò riguardo a questo figlio, ed in seguito alla sua preghiera il feto divenne una femmina e la chiamò Dina. (Rashi in loco; Berachoth 60 a; Midrash Tanchumah Vayetzeh 8).
Quando, quindi, Lea fu nuovamente incinta, per non generare un’altro maschio e rendere così la sorella Rachel inferiore alle serve, pregò, e in seguito alle sue preghiere diede alla luce una figlia e la chiamò Dina (da Din).
Il Marshah (Chidushei Agadoth, Niddah 31) spiega citando un’altro Midrash che il feto nell’utero di Lea non diventò una femmina, ma che accadde miracolosamente uno scambio di feto tra le due sorelle che erano incinta contemporaneamente: la femmina nell’utero di Rachel venne trasferita nell’utero di Lea e il maschio nell’utero di Lea venne trasferito nell’utero di Rachel.
Questo Midrash può esserci di aiuto per comprendere la definizione di “maternità” dal punto di vista tradizionale.
Al giorno d’oggi “l’utero in affitto” è una pratica assai diffusa, anche se altrettanto discussa dalle maggiori autorità rabbiniche per via della non facile identificazione della madre (la domanda è: chi è la madre del bambino? La madre genetica o colei che porta a termine la gravidanza e il parto?) rispetto al nascituro con una conseguente problematica in merito all’identità del bambino stesso.
Tuttavia questo Midrash può servire da punto di partenza tra Haggadà e Halachà: Dina viene considerata tradizionalmente figlia di Lea, considerando quindi come madre colei che porta a termine la gravidanza. Ma questa non è certo l’ultima parola dal punto di vista della Halachà riguardo a questo complesso e articolato problema.

Paolo Sciunnach, insegnante

(12 dicembre 2016)