Memoria – Casale, tra incubo e salvezza

Schermata 2017-01-30 alle 11.18.11“Più diamo rilievo a tutte le voci, più la storia acquisisce sostanza e dignità”. In questa frase di Sergio Favretto c’è forse il senso di questa domenica 29 di Memoria presso la Comunità ebraica di Casale Monferrato. Ogni anno la manifestazione ha il compito di commemorare le vittime dei campi di sterminio, ma è il contesto inevitabilmente cambia: spariscono i testimoni diretti, il negazionismo prende forza e nel contempo gli eventi di cronaca ci fanno riflettere sulla contemporanea capacità di accettare le diversità degli altri.
L’unico modo per resistere sembra non solo lo studio, ma soprattutto la condivisione della storia. Sergio Favretto, ospite in qualità di ricercatore e studioso in vicolo Salomone Olper a Casale in uno dei tanti appuntamento di questa giornata fa proprio questo, offrendo quella che Elio Carmi, vicepresidente della Comunità chiama “Una vista dall’esterno”.
Alle 16 per la sua conferenza su “Ebrei, Fascisti e Partigiani a Casale e nel Monferrato”, le sale attorno alla Sinagoga di Casale sono già gremite di gente, mentre l’ingresso è affollato di… biciclette, si perchè questa giornata è cominciata al mattino con una pedalata nei luoghi ebraici del Monferrato che ha sfidato il freddo e si è conclusa qui. Ma ci sono anche i rappresentanti dell’ANPI, le istituzioni e i ragazzi delle scuole chiamati a leggere i documenti dell’epoca. È una ricostruzione di quello che accade attorno alla Comunità tra il 1938 e il 1946: un racconto corale che ne ricostituisce la quotidianità, dove l’emarginazione è fatta di un crescendo di piccole vessazioni, tanto che non tutti capiscono la portata del dramma e dove accanto alla Resistenza delle grandi battaglie partigiane, ci sono piccoli atti di disobbedienza civile, come quella degli operai della Sanber che si rifiutano di imbandierare di svastiche la ditta. I nome dei Carmi, Ottolenghi, Morello, Fiz e Segre si intersecano con quelli di cittadini comuni in circostanze eccezionali, medici, carabinieri, suore, parroci, ognuno di loro chiamato a scegliere da che parte stare. Notevole il lavoro di ricerca di Favretto che tra l’altro ha avuto la pazienza di spulciare gli archivi delle banche e delle società di assicurazioni che all’epoca erano obbligate a fare un inventario dei beni confiscati dagli ebrei. Una testimonianza che deve diventare sicuramente un piccolo vademecum per percepire la storia come parte del passato di ciascuno di noi.
Quei nomi sono poi riecheggiati di fronte alla lapide che, sulla porta della Sinagoga, ricorda gli ebrei casalesi e di Moncalvo morti nella Shoah. Letti da Elio e Daria Carmi che hanno portato come ulteriore di elemento di quotidianità una lettera della loro famiglia, scritta nei momenti drammatici in cui molte madri ebree dovevano decidere di separarsi dai figli per salvarli. E mentre Claudia De Benedetti leggeva la preghiera per i defunti. Le istituzioni rappresentate dall’Assessore ai Lavori Pubblici Sandro Teruggi cedevano il passo proprio ai bambini, simbolo di speranza, nell’accendere le sette lampade che ricordano le 7 milioni di vittime dello sterminio nazifascista.
Ritorno in sala Carmi, stavolta monopolizzata da ciclisti. Si parla infatti di “La Bicicletta di Bartali” e al tavolo dei relatori ci sono l’autore Simone Dini Gandini, Michele Revello del FIAB e l’assessore Daria Carmi, reduci della biciclettata sotto la guida di Mauro Bonelli. Oltre a fare bene al corpo ha portato una ventina di persone in un museo diffuso per il territorio fatto di piccoli e grandi ricordi. Poi tocca all’accento Toscano di Dini Gandini, che sembra fatto apposta per ripercorrere le imprese di Ginettaccio. “L’idea mi è venuta dopo che Bartali è stato nominato Giusto tra le nazioni, mi è sembrata quasi una favola che doveva essere raccontata. E il libro ha proprio il tono (e le illustrazioni) di una vicenda fantastica. Invece anche questo è vero: Bartali contribuì a salvare circa 800 persone contrabbandando documenti falsi tra Assisi e Firenze all’interno della canna della bicicletta. Anche lui aveva incontrato la Storia e scelto la sua parte”.

a.a

(30 gennaio 2017)