JCiak – Chiamami con il tuo nome

È uno dei film di cui più si è parlato, all’ultimo Sundance Festival. E la critica non ha esitato a gridare al capolavoro. Call me by your name, diretto da Luca Guadagnino e basato sull’omonimo romanzo di André Aciman (Chiamami col tuo nome, Guanda), è stata una sorpresa sotto moltissimi aspetti. Per la capacità di rendere indimenticabile una storia d’amore che molti considereranno scabrosa, per l’abilità di tenere insieme eleganza e sensualità, per la resa accurata uno spaccato d’epoca. E, non ultimo, per lo scenario ebraico italiano.
Scritto dallo stesso regista con il quasi novantenne James Ivory (fra i cui successi basti ricordare Maurice e Camera con vista) e Walter Fasano, il film racconta l’estate in cui il diciassettenne Elio Perlman incontra Oliver, studente americano, 24 anni e l’appassionata e l’appassionata relazione che li travolge.
Paragonato ai migliori lavori di Pedro Almodóvar, François Ozon o Bertolucci e accostato a pietre miliari della filmografia LGBT quali Carol o Moonlight, Call me by your name ricrea quell’incontro estivo con un’attenzione ai dettagli e una sensualità che hanno indotto molti critici a evocare Proust. Nel suo libro André Aciman, ebreo egiziano, già autore di Ultima notte ad Alessandria, bellissimo memoir dedicato ai suoi anni d’infanzia, aveva ambientato la storia in una villa nel Ponente ligure. Luca Guadagnino (Io sono l’amore, A Bigger Splash) la sposta nei paesaggi più sommessi della Lombardia, intorno a Crema, e ci porta nella magnifica villa della famiglia Perlman, “ebrei con discrezione”, come si definiscono.
Ogni estate il padrone di casa, professore universitario (Michael Stuhlbarg), assume un promettente studente per farsi aiutare nelle sue ricerche. Quell’estate, siamo nel 1983, è la volta del prestante Oliver (Armie Hammer), già visto in The Social Network.
Il figlio Elio (un incantevole Timothée Chalamet), musicista, colto, poliglotta, attende l’arrivo dell’americano senza nessun entusiasmo. In fondo si tratta solo dell’ospite dell’estate, dell’ennesima scocciatura.
Non ci vuole molto, però, perché questa volta le cose si rivelino del tutto diverse. I due giovani si avvicinano. La comune appartenenza ebraica è un primo passo. E poi sono corse in bicicletta, nuotate, letture. In un intreccio di sentimenti contrastanti, i due giovani si avvicinano e si corteggiano finché il desiderio diventa irrefrenabile.
I genitori si rendono conto di quanto sta accadendo. E reagiscono da quelli che sono, aperti, intelligenti, affettuosi. La madre (Amira Casar) invita i ragazzi a passare qualche giorno insieme prima che Oliver torni in America. Il padre invece parla con il figlio e da solo il suo discorso, colmo d’amore e intelligenza, vale l’intero film.
“Non bloccare i tuoi sentimenti finché non provi più nulla, gli dice. Sarebbe uno spreco”. Viene da pensare quanti giovani hanno sognato di sentire le medesime parole dai loro cari.
La data di distribuzione del film nelle sale italiane non è ancora stata resa nota.

Daniela Gross

(9 febbraio 2017)