Trump e Netanyahu d’accordo:
“Usa-Israele, è un nuovo giorno”

In un comunicato ufficiale arrivato dopo la conferenza stampa e l’incontro privato tra il Presidente Usa Donald Trump e il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la Casa Bianca ha sintetizzato il vertice di ieri a Washington definendolo “un nuovo giorno per i rapporti tra Israele e Stati Uniti”. I media internazionali intanto si soffermano su quella che è stata definita una nuova linea del presidente Trump rispetto al conflitto israelo-palestinese: la priorità infatti non sarebbe più la soluzione dei due Stati per due popoli, portata avanti dalle amministrazioni americane dall’era Clinton in avanti. Ma potrebbero esservene altre. “Sto valutando la questione ‘due stati’ o ‘uno stato’. Mi piace quella che piace a entrambe le parti. Mi va bene quella che vogliono entrambe le parti. Mi vanno bene entrambe”, ha affermato Trump nel corso della conferenza stampa congiunta con Netanyahu. Molte le voci, a partire da quella del nuovo segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che hanno espresso preoccupazione per un eventuale abbandono della soluzione dei due stati: “non c’è un’alternativa”, ha dichiarato Guterres.
Sul tema caldo degli insediamenti, Trump davanti ai giornalisti si è rivolto a Netanyahu dicendo, “Vorrei vedere un passo indietro per un po’ sulla questione”.

Più tardi il Premier israeliano ha spiegato ai media di aver “concordato di discutere (con l’amministrazione Trump, ndr) degli insediamenti con l’obiettivo di arrivare a un’intesa che sia coerente con il desiderio di raggiungere la pace”. “Il presidente degli Stati Uniti ha detto che è pronto a lavorare con noi per gli interessi di Israele. – ha proseguito Netanyahu – Non ci sono state questioni che non abbiamo affrontato a viso aperto. Se c’è il desiderio da parte sua di esaminare la questione degli insediamenti, ogni sforzo deve essere fatto in tal senso”. Netanyahu, riporta tra gli altri Yedioth Ahronoth, ha poi sottolineato di non aver alcun desiderio di incorporare in Israele, sotto forma di annessione, due milioni di civili palestinesi, spiegando di non avere “nessun interesse” a renderli soggetti alla sovranità israeliana. Per parte sua il Premier avrebbe invece chiesto a Trump di riconoscere i territori del Golan, conquistati da Israele nel 1967 e annessi nel 1981 ma non riconosciuti dalla comunità internazionale.
Sullo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, altro tema caldo, Trump ha detto di starci “pensando concretamente”.

d.r.

(16 febbraio 2017)