melamed, memorie tripoline – Un bisnonno speciale

tripoli
Dieci racconti sull’esodo forzato degli ebrei di Libia del ’67, dieci ragazzi chiamati a leggerli e interpretarli. Nel cinquantesimo anniversario dall’arrivo a Roma da Tripoli, la sfida lanciata dal Centro Ebraico Il Pitigliani ha raccolto un chiaro successo.
Tra le varie testimonianze dell’evento “Memorie Tripoline”, svoltosi negli scorsi giorni e partecipato da un folto pubblico, un racconto che ha visto protagonista la memoria storica degli ebrei libici in Italia, Sion Burbea, letto in sala da tre pronipoti. Il racconto prende in carico l’intero vissuto del bisnonno, che da Tripoli giunge in Italia, prima internato a Civitella del Tronto poi deportato a Bergen-Belsen con la famiglia. Sion torna quindi a Tripoli incolume, nel settembre del 1945. La memoria richiama il senso della vita che si svolge, nonostante tutto: una ruota che gira, in cui ognuno deve porsi come autore del proprio destino tramutando le avversità in opportunità, come Sion riuscì a fare diventando interprete presso il comando inglese (aveva imparato la lingua a Civitella). Fuggito da Tripoli, in seguito ai tumulti del ’67 approda ancora una volta in Italia. L’esigenza di trovare un luogo dove pregare, crea l’occasione di trasformare uno spazio destinato ad un’officina nel tempio tripolino di via Veronese a Roma. Un punto di riferimento diventato col tempo imprescindibile.

Nonno Sion
Sion è nato a Tripoli in una famiglia composta dai genitori e dai fratelli Hamos, Joseph e Sara. Iaakov, suo papà, era una persona conosciuta nella comunità di Tripoli – molto religioso e con la passione per la Cabbala.
Sion parla di Tripoli con nostalgia, ricordando di quando era ragazzo. Ma arrivarono le leggi razziali, le cose precipitarono e l’Italia entrò in guerra. Suo papà Iaakov, essendo cittadino britannico, venne arrestato il giorno di Rosh Ha Shanà all’uscita del tempio e internato.
Con la guerra iniziarono i bombardamenti su Tripoli e subito dopo tutti gli ebrei con passaporto inglese dovettero presentarsi con i bagagli alla scuola Roma in via Lazio.
Solo la sorella rimase a Tripoli, perché si era sposata con un ebreo (ma cittadino libico).
Vennero imbarcati su una nave e giunsero a Napoli dopo quasi tre giorni di pericolosa navigazione. Da Napoli, la famiglia di nonno venne trasferita al campo di Civitella del Tronto. Al campo, Sion studiò inglese con un professore di Trieste della Berlitz, che purtroppo poi morì ad Auschwitz. La vita nel campo a Civitella scorreva tranquilla finché non arrivarono i tedeschi: Sion fece così conoscenza della violenza, della fatica, del dolore e anche del carcere.
Da lì, vennero trasferiti prima a Fossoli e poi, ammassati in treni piombati, portati al campo di concentramento di Bergen-Belsen. All’arrivo ad accoglierli c’erano violenza, terrore, freddo, fame, botte e lavori forzati. Dopo Bergen vennero trasferiti in un altro campo, ma grazie all’Armata francese riuscirono a trovare nuovamente la libertà. Il viaggio fu lungo e difficile, ma il 12 settembre 1945, il nonno e la sua famiglia tornarono finalmente a Tripoli.
Sion iniziò così a lavorare come interprete al comando inglese. Ma a novembre scoppiarono sanguinosi tumulti anti-ebraici. Altri tumulti scoppiarono poi in occasione della nascita dello Stato di Israele.
C’è chi decise di andare in Israele e chi, come Sion e la sua famiglia, di rimanere.
Nel 1950 Sion si sposò con Ines e arrivarono subito i figli. Sion continuò il lavoro al Comando inglese fino al 1955, anno in cui decise di mettersi in proprio e avviare un’attività commerciale che gli permise di viaggiare nel mondo, in modo particolare in Cina.
Disordini in piazza, pericolo per le strade, ancora una volta furono costretti a rimaner tappati in casa: è il 5 giugno 1967. La situazione era insostenibile e Sion, con moglie, figli e genitori,lasciò Tripoli. Prima destinazione Londra, dove il fratello Joseph risiedeva. Poi si trasferirono a Roma.
Andarono a vivere in Via Veronese, nel palazzo che Sion scelse c’era un locale sotterraneo che sembrava fosse destinato a diventare un’officina. Un posto dove subito – era uno shabbat di novembre del 1967 – Sion e suo papà scesero a pregare.
Nacque così il Tempio Tripolino di ia Veronese, inaugurato il 1 novembre 1967.
Nel 2012, il tempio è stato dedicato a Yaakov Burbea, che ha avuto il merito di farlo nascere.
A guardare indietro, Sion ci ha detto che non ha rimorsi né rimpianti perché nella sua vita ha visto tutto, cose bellissime e cose orribili e che grazie a Dio ha avuto la fortuna di vivere e superarle.

Samuel, Jonatan ed Edoardo

(26 maggio 2017)