Gli ebrei del futuro

Tobia ZeviChissà se tra mille anni gli ebrei di Roma saranno dove sono stati negli ultimi ventuno secoli. La storia ebraica ci insegna a essere prudenti, sciagure e migrazioni sono sempre dietro l’angolo. Immaginiamo comunque che vi sia un lungo futuro per la nostra comunità, la più antica della Diaspora. Questi ebrei del futuro, che magari si muoveranno con l’astronave e per rispettare lo Shabbat dovranno possedere uno smaterializzatore con il timer, un giorno potrebbero scegliere di guardarsi indietro.
Sapranno distinguere tra ebrei romani e tripolini? Riusciranno a notare differenze tra due culture che oggi ci paiono così diverse, sebbene proficuamente integrate? Ci pensavo nei giorni scorsi – probabilmente influenzato dagli eventi che celebrano il cinquantesimo anniversario dall’arrivo degli ebrei dalla Libia, nonché dalla lettura dirompente de “Da animali a dei”, storia dell’umanità scritta dall’israeliano Yuval Harari.
A distanza di cinque decenni, consideriamo che l’avvento degli ebrei libici in Italia, e a Roma in particolare, rappresenti un caso di immigrazione riuscita: i due gruppi si sono mescolati, arricchendosi vicendevolmente ed arricchendo la cultura della comunità (più studiosa, più attenta al rispetto delle regole) esito di questa mescolanza. Ma hanno mantenuto anche alcune specificità e caratteristiche culturali che rendono la nostra collettività più colorata e varia. Nella mia esperienza, ho rintracciato tra i tripolini una creatività e una fantasia che noi romani abbiamo in misura minore.
Se tuttavia ci saranno ancora ebrei a Roma tra mille anni, queste tradizioni saranno talmente fuse, compenetrate, inestricabili da risultare un’unica ascendenza, probabilmente definita dall’etichetta generica di “ebraismo romano”. Ed è un meccanismo inevitabile per qualunque cultura umana, quello di contaminarsi ed evolvere in conseguenza degli stimoli ricevuti. Vale per ogni tradizione, vale per l’ebraismo. Quando dunque incontriamo qualcuno che ci racconta che un popolo o una storia “sono sempre stati così” ricordiamogli che così, per l’essere umano, significa “cambiare”.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi

(13 giugno 2017)