Opzioni binarie, stop alla vendita all’estero
“Un danno economico e di reputazione

tradersIl gabinetto israeliano ha approvato nelle scorse ore una nuova legge che vieta la vendita di opzioni binarie all’estero da società di trading on-line in Israele, un’attività che ha sollevato ampie critiche internazionali e accuse di pratiche illecite.
L’emendamento, legato alla legge sui titoli, è stato elaborato dall’Isa, l’autorità di controllo sul mercato azionario israeliano, e da altri uffici governativi ed è stato presentato al governo dal ministro delle Finanze Moshe Kahlon. Dopo l’approvazione da parte dell’esecutivo guidato dal Primo ministro Benjamin Netanyahu, il provvedimento dovrà passare alla Knesset. Qui l’iter che porterà all’entrata in vigore della legge, scrivono i quotidiani locali, dovrebbe essere abbastanza veloce vista la condivisione sul tema. Il progetto di legge vieta inoltre a qualsiasi realtà di trading di vendere ai clienti esteri – anche se non offrono opzioni binarie – in assenza di una licenza del paese in cui i clienti risiedono. La violazione della legge sarà punibile fino a due anni di carcere e in caso di riciclaggio di denaro, la pena potrebbe raggiungere i 10 anni di reclusione.
A metà novembre era stata resa pubblica la notizia che le autorità di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Belgio stavano esaminando assieme a quelle israeliane decine di denunce nei confronti di aziende israeliane che vendono a livello internazionale opzioni online ad alto rischio. Già a luglio, come scriveva su queste pagine l’economista Aviram Levy, “l’autorità israeliana che vigila sui mercati finanziari e sugli strumenti di risparmio (l’equivalente della Consob italiana – la citata Isa) ha annunciato forti restrizioni e, in alcuni casi la chiusura, per le circa cento società israeliane che offrono servizi di trading online sulle valute (“forex”) e su altri strumenti finanziari”. Tra questi ultimi, quelli considerati più rischiosi – tanto che in Israele ne è vietata la vendita – sono le opzioni binarie: strumenti derivati che funzionano con la logica della scommessa. Si chiamano binarie proprio perché offrono solo due alternative, guadagno secco o perdita secca. Hanno due esiti possibili, ovviamente contrapposti. “L’oggetto dell’investimento-scommessa – spiegava il Sole 24 Ore – può essere per esempio che l’indice Ftse Mib si trovi sopra 20mila punti a settembre 2013: se l’evento si verifica la scommessa è vinta, altrimenti la posta in gioco è interamente persa”.
Questo tipo di operazioni, considerate dai critici come un vero e proprio gioco d’azzardo, sono state oggetto di una lunga inchiesta mesi fa del sito d’informazione online israeliano Times of Israel. Un’inchiesta in cui si spiegava come molte delle piattaforme che vendono opzioni binarie di fatto si approfittino dei propri clienti: promettono soldi facili ma omettono di chiarire i rischi che si corrono puntando su queste opzioni. Il canale israeliano Arutz 10 in un recente reportage è entrato con un camera nascosta in una di queste società di trading online: parlando con il giornalista, presentatosi come interessato a far parte del meccanismo, uno dei broker spiega che il 94 per cento delle persone che con loro acquistava opzioni binarie era in perdita. A spiegare il meccanismo, invece, la testimonianza al Times of Israel di chi quel lavoro l’aveva fatto per davvero: il compito di Dan Guralnek “era quello di chiamare le persone in tutto il mondo e convincerle a ‘investire’ in quello che apparentemente era un prodotto finanziario, le ‘opzioni binarie’. I clienti venivano incoraggiati ad effettuare un deposito – ovvero inviare denaro alla sua azienda – e quindi usare quel denaro per fare ‘trading’: i clienti dovevano cercare di indovinare se una valuta o una merce sarebbe salita o scesa sui mercati internazionali entro un certo periodo di tempo molto breve. Se avevano previsto correttamente, vincevano tra il 30 e l’80 per cento della somma che avevano scommesso. Se si sbagliavano, tutti i soldi messi su quello ‘scambio’ venivano persi e incamerati dall’azienda”.
Essendo vietata la vendita delle opzioni binarie in Israele questi prodotti vengono venduti solo all’estero e a farlo sono spesso i nuovi olim: le società di trading cercano infatti i nuovi arrivati in Israele, che conoscono lingue straniere e che possono così chiamare potenziali clienti dall’Italia all’Arabia Saudita, dalla Francia al Canada. Spesso infatti chi viene contattato, raccontano i media, sono persone che vivono in Europa ma anche in paesi arabi, a cui i trader raccontano – stando alle testimonianze riportate in diverse inchieste – di essere dei manager professionisti, broker che hanno studiato in Inghilterra e lavorato in banca quando molto spesso hanno solo seguito dei corsi di formazione in cui viene spiegato come convincere il cliente a comprare. Inoltre, per i malcapitati attratti nella tela di queste compagnie, non è nemmeno facile uscire o recuperare i soldi. Prima infatti gli operatori cercano di convincere gli ingenui clienti a rimanere, poi, se proprio questi sono irremovibili, spariscono con i soldi. Il sistema on-line infatti permette a queste aziende di essere quasi impossibili da reperire e così chi ha perso i propri soldi non sa dove andare per chiederli indietro.
Di fronte a questa situazione è intervenuto anche il Premier israeliano Benjamin Netanyahu. A fine ottobre infatti al Times of Israel è arrivata una dichiarazione dell’ufficio del Primo ministro in cui si affermava la necessità di vietare a livello globale le opzioni binarie. Quest’ultime vengono descritte come ancora più insidiose del gioco d’azzardo. “Quando qualcuno va al casinò, sa che sta andando a giocare d’azzardo. Ma troppo spesso persone innocenti perdono i loro risparmi perché vengono attirati con offerte di fare trading con le opzioni binarie, offerte fatte per telefono, senza essere informati dei rischi finanziari a cui sono esposti”.
Per poter arginare il fenomeno, Shmuel Hauser, presidente della Israel Securities Authority, aveva spiegato che l’ente di controllo aveva bisogno di maggiori poteri. Ovvero di poter operare automaticamente contro le società che vendono opzioni binarie all’estero. Al momento può intervenire solo solo se i regolatori internazionali richiedono di indagare. E queste richieste sono in ogni caso aumentate enormemente negli ultimi due anni. In questo biennio infatti “abbiamo avuto richieste per quasi 30 indagini, per lo più legate a opzioni binarie, ma anche ad alcune società di forex”, ha dichiarato Hauser. Insomma la caccia online a chi non segue le regole è aperta. E a breve una legge aiuterà a fermare una realtà definita dalle autorità come un danno economico per i clienti e di reputazione per Israele.

Daniel Reichel