In ascolto – Jeff Barry

milanoChi mi conosce bene sa che mi affascina indagare la portata (e le caratteristiche) del contributo ebraico europeo alla formazione della musica e della cultura in America. Mi affascina perché si tratta di storie di vita che si incrociano, di percorsi che si sviluppano senza prevedibilità alcuna e offrono esiti assai variegati: spesso gli artisti compiono scelte agli antipodi, ma si riconoscono in una radice comune, ovvero nell’appartenenza alla storia ebraica ricevuta in eredità e declinata in base alle proprie scelte.
È interessante scoprire che molti compositori o performer sono in realtà figli e/o nipoti di ebrei europei, non per una curiosità statistica né tantomeno per definire i confini di una fittizia enclave culturale, ma perché la portata di questo fenomeno costituisce un aspetto importante della storia dell’immigrazione in America. La domanda è sempre la stessa: quale sviluppo avrebbe avuto la produzione musicale in quella terra senza questo contributo?
E così, in quest’ultimo scampolo di estate, aldilà della ricerca ovviamente più accurata e profonda, oggi lascio un riferimento curioso e “leggero”.
Jeff Barry, nato Yoel Adelberg nel 1938 da genitori ebrei est europei, ha scritto un pezzo importante di musica in America, insieme alla collega e moglie Eleanor Greenwich, figlia di ebrei russi. I due si conoscono nel 1959, si sposano nel 1962 e nel 1964 in quanto autori e produttori della Red Bird Records, scalano le classifiche e 15 loro brani sono inclusi nelle maggiori hit.
Negli anni successivi aumentano le collaborazioni importanti e cominciano a lavorare con il musicista, produttore discografico e artista Phil Spector, una figura assai controversa che ha avuto grossi guai con la giustizia. Figlio di Ben Spekter, un ebreo giunto dall’Ucraina, che lavorava come operaio nel Bronx, Phil ha sviluppato un percorso interessante, elaborando fra l’altro la cosiddetta formula del Wall of Sound, da lui definita “un approccio wagneriano al rock ‘n roll”. Aldilà delle tragedie personali, oggi Phil Spector è ritenuto una delle figure più influenti nella storia del pop. Quando la coppia Barry-Greenwich lo incontra, nascono canzoni come “River Deep, Mountain High” portata al successo da Ike e Tina Turner e “I can hear Music” eseguita dai Beach Boys.
Di Jeff Barry oggi ascoltiamo la sigla di una fortunata serie TV, “I Jefferson”, un gospel scritto da un ebreo che alle orecchie degli italiani negli anni ’80 aveva un che di esotico mentre oggi ci racconta semplicemente un altro tassello di una storia complessa e affascinante, in gran parte ancora da scoprire.

Consiglio d’ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=YaZIpWMUQ_s

Maria Teresa Milano, ebraista

(24 agosto 2017)