…Rivlin

Non si è forse mai assistito, in Israele, a un confronto come quello di questi giorni. All’apertura della sessione invernale della Knesset, il Parlamento israeliano, il Presidente dello Stato d’Israele, Reuven Rivlin, ha portato un duro e inusitato attacco al governo in difesa del potere giudiziario e della libertà di stampa, che ha definito “pilastri della democrazia”. Sullo sfondo ci sono i tentativi di Netanyahu e dei suoi alleati di delegittimare la Corte Suprema e i mezzi di informazione per contrastare le inchieste per corruzione a carico del Primo Ministro.
Le accuse del Presidente Rivlin sono di una gravità eccezionale: i politici – ha affermato – stanno politicizzando le istituzioni dello Stato, dalla Corte Suprema ai giornali, dalle forze di sicurezza all’esercito. Le parole di Rivlin risuonano come un’accusa di colpo di stato.
Colpisce il fatto che il Presidente Rivlin sia un uomo della destra, che ha sempre militato nel Likud, lo stesso partito di cui è presidente Netanyahu. Un uomo di destra favorevole alla Grande Israele, per giunta. Un uomo che ha lavorato per l’intelligence dell’esercito e ha partecipato alla Guerra dei Sei Giorni. Insomma, nessuno potrà accusarlo di essere un comunista, un traditore, un antisionista o, peggio, un antisemita.
Lo scontro fra la Presidenza e il Primo Ministro evidenzia la gravità e la fragilità della situazione politica attuale in Israele.
Non resta che augurarsi, per il bene dello Stato di Israele e del suo popolo, che gli anticorpi attivati dal Presidente Rivlin funzionino. ‘Am Israel Chai.

Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia