sceneggiate…

La sceneggiata, genere teatrale popolare napoletano, è una forma di rappresentazione a basso costo venuta alla luce subito dopo la disfatta di Caporetto, quando lo Stato Italiano, disgustato da spettacoli volgari, impose la censura e forti tasse agli spettacoli di varietà. La prima “opera sceneggiata” fu allestita dalla compagnia di G. D’Alessio, la quale rappresentò l’opera Pupatella, tratta dall’omonima canzone di Libero Bovio.
I motivi principali della classica sceneggiata sono: l’amore, la passione, la gelosia, i valori ancestrali, l’onore, il tradimento, l’adulterio, mamme morenti, il rapporto viscerale madre-figlio, giovani nullafacenti e dissennati, la vendetta, il codice d’onore, la lotta tra il buono e “ ‘o malamente”, etc.
La sceneggiata ha una propria storia espressiva, una propria tradizione e messaggi morali da inviare al pubblico, alla platea, al mondo intero.
La sceneggiata prevedeva e prevede la moralità dei gesti e sopra ogni cosa anche il coinvolgimento morale degli attori e degli spettatori che si opponevano al “malamente” e si identificavano con il “buono”, destinato a trionfare nonostante le difficoltà.
Basterebbe solo questo motivo ad insegnare a Claudio Lotito che lui non ha “fatto una sceneggiata” presentandosi coni fiori fuori al Tempio Maggiore a Roma.
Se quella di Lotito fosse stata una sceneggiata ci sarebbe stata una dimensione di bene in quel suo gesto, un bene che si contrappone al male ed invece, il gesto di Lotito, era solo una grandissima presa in giro, senza storia, senza autore, senza pubblico e senza teatro.
Un grandissimo gesto inutile, senza alcuna lode, pieno di infamia e pieno di idiozia e noi idioti non siamo.
“Non rispondere all’idiota secondo la sua idiozia, per non somigliargli anche tu.” Proverbi 26,4.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(27 ottobre 2017)