…antisemitismo

Il 29 gennaio, nell’ambito della presidenza di turno italiana dell’OSCE, si svolgerà a Roma una importante conferenza internazionale sull’antisemitismo. Per la precisione si chiamerà “Rome International Conference on the Responsibility of States, Institutions and Individuals in the Fight against Anti-Semitism in the OSCE Area”. Un appuntamento che offre il senso del livello di sensibilizzazione che le istituzioni italiane hanno raggiunto sul tema. L’occasione assume un valore particolare per il livello dei rappresentanti di organismi internazionali che hanno assicurato la loro presenza. Il fatto che si organizzi a Roma un evento del genere segna a mio giudizio un importante salto di qualità nelle strategie di politica estera del nostro paese. Non si tratta infatti di un’occasione estemporanea. Il Governo decide di dare avvio in forma ufficiale al suo anno di presidenza di turno lavorando su un tema che è destinato da sempre a giudizi e atteggiamenti contrastanti, ma assumendo in tal modo l’idea che il tema “antisemitismo” è centrale nel lavoro comune di cinquantasette paesi per assicurare pace, sicurezza e stabilità. Nelle società dei paesi che danno vita a quell’organismo – sorto, lo ricordiamo, a metà degli anni ’70 per assicurare la risoluzione pacifica di contrasti e conflitti nel pieno della guerra fredda – il discorso antisemita è pane quotidiano, presente nella politica, nei mezzi d’informazione e nelle manifestazioni di piazza. Il riconoscere che il linguaggio antisemita (che ormai è identificato con precisione dalla “working definition” elaborata dall’IHRA e assunta con voto unanime dal Parlamento Europeo) costituisce di per sé una fonte di insicurezza e instabilità, oltre che un’ignominia, è un atto politico di rilevanza assoluta. Che sia l’Italia a volersi fare carico di questa iniziativa non può che far ben sperare.

Gadi Luzzatto Voghera – Direttore Fondazione CDEC