Regole strane

Anna SegreÈ largamente noto (anche perché è una delle domande più frequenti ai concorsi per l’abilitazione all’insegnamento) che lo scrutinio non è valido se non sono presenti tutti gli insegnanti della classe. È altrettanto noto che chi sciopera non può essere sostituito. Viceversa se un docente è malato lo scrutinio può aver luogo chiamando al suo posto un collega della stessa disciplina. Non è previsto che il docente malato possa partecipare allo scrutinio telefonicamente o via mail: dal punto di vista legale chi è a casa con l’influenza non esiste. Al suo posto, una persona che certamente non insegna in quella classe ha legalmente il diritto (anzi, il dovere) di esprimersi su voti di condotta, promozioni e bocciature di ragazzi di cui quasi sicuramente non sa nulla e di cui – a parte il caso assai improbabile che abbia insegnato in quella classe negli anni precedenti – non conosce neppure i nomi. Dato che a Torino infuria l’influenza, è superfluo dire che abbiamo trascorso la settimana guardandoci con preoccupazione a vicenda per cercare di indovinare chi di noi sarebbe stato costretto a rimanere a casa e chi invece sarebbe riuscito a trascinarsi faticosamente tra tosse e starnuti da uno scrutino all’altro (i propri e quelli dei colleghi malati).
Le regole strane, ancorate agli usi e alla tecnologia di qualche decennio fa (quando non c’erano i registri elettronici e la possibilità comunicare via mail), non abbondano certo solo nel mondo della scuola: ne scopriamo in continuazione in ogni ambito della nostra esistenza, e tutto sommato le accettiamo senza protestare troppo. Non hanno un valore simbolico o tradizionale, hanno perso da tempo il loro significato ideologico se mai ne hanno avuto uno, non ci fanno sentire parte di un gruppo o di una comunità, e certamente non hanno un valore spirituale. Eppure nessuno si scandalizza se le accettiamo, nessuno ci accusa di essere ridicoli, irrazionali, integralisti, ecc.
Nei confronti di chi osserva precetti religiosi la soglia di tolleranza da parte dell’opinione comune è ben più bassa: le stesse persone che non trovano nulla di strano nell’obbligo di partecipare allo scrutinio di ragazzi del tutto sconosciuti guardano con sufficienza e commiserazione chi, per esempio, non è disponibile ad andare a teatro il venerdì sera. A quanto pare le regole strane sono accettate solo quando sono del tutto irrazionali.

Anna Segre, insegnante