Ticketless – Antisemitismi al paragone

alberto cavaglionScorro i dati sull’antisemitismo nell’Italia di oggi: un problema assai più serio di quanto non fosse ai tempi in cui studiavo all’università. Non solo in rete, o nelle curve degli stadi, il disagio che si prova è grande davvero. Inevitabile, anche per chi come me diffida dei paragoni storici, la tentazione di un confronto. Anche perché si è costretti a leggere questi allarmanti dati statistici insieme ai più recenti studi sull’antisemitismo fascista, che provano a spiegarci come l’odio fascista contro gli ebrei fosse già percepibile nella seconda metà degli anni Venti e nei primi anni Trenta. La domanda è scomodissima e scorrettissima: nel formularla in maniera brutale, mi scuso in partenza. Nel periodo di maggiore consenso al Duce, siamo proprio sicuri che l’antisemitismo fosse così udibile come lo è oggi per le nostre antenne rese più sensibili dalla Shoah e per questo forse più oggettive? I nostri genitori e nonni, a scuola e per le strade, nei primi anni Trenta, siamo proprio sicuri che fossero costretti a tollerare tante frasi così orribili come se ne ascoltano sulla metro o nei dialoghi fra studenti nei corridoi delle scuole? Non parliamo poi dell’antisemitismo italiano in età liberale, la cui gravità a me sembra sia stata sopravalutata dagli storici oltre misura, ma sbaglierò. So di dire cose che vanno contro corrente, ma l’armadio del pregiudizio a me sembra oggi più ricolmo di odio che nella prima metà del XX secolo.

Alberto Cavaglion