interpretazioni…

È noto che ogni dettaglio del Santuario e degli abiti dei Kohanìm (ed in particolare del Kohèn Gadòl) porta con sé una profonda simbologia.
A proposito dell’efòd, una specie di grembiale con pettorina di lino, la Torà dice che “We-chéshev afuddathò ashèr ‘alàw ke-ma’asséhu mimménnu yihyè” (la cinta dell’efòd che è su di lui sarà come esso è fatto, parte di esso). Rabbénu Efràim, dal linguaggio del versetto, in particolare da radici con la stessa grafia ma con significato diverso, ricava quest’altra interpretazione: “il pensiero che gli è di ornamento (che lo nobilita) quando è su di lui sarà considerato come la sua esecuzione se viene da lui”; in altre parole, l’efòd stava ad indicare che se uno non riesce a compiere qualche mitzwà o buona azione, se l’averla pensata proviene da lui, dal suo sentimento, gli viene considerato come se avesse ugualmente compiuto quella mitzwà o quella buona azione.

Elia Richetti, rabbino

(22 febbraio 2018)