…propaganda

Ah, la propaganda. È come sempre un boomerang: dà l’impressione di andare lontano, ma alla fine torna sempre indietro. È proprio ciò che è accaduto, una volta di più, a Bibi Netanyahu, con la sua imprudente promessa di trasferire circa 40.000 profughi africani in altri Paesi a partire dal primo aprile. Scaduti i termini posti dal suo stesso governo e non intravedendosi una soluzione praticabile, Bibi ha estratto l’ennesimo coniglio dal cilindro, annunciando una accordo con Canada, Germania e, udite udite, Italia per il trasferimento di 16.000 migranti africani. Ora, non so per quanto riguarda il Canada di Justin Trudeau, ma per quanto riguarda Germania e Italia non so proprio da dove sia venuta questa idea, che sa tanto di tentativo di gol in zona Cesarini. Ma come, se l’Europa è a dir poco in subbuglio per la “questione migranti”, come può venire in mente al Premier israeliano che le opinioni pubbliche di questi Paesi potrebbero mai accettare un accordo simile? Con una Germania alle prese con un AFD galoppante e un’Italia in cui hanno appena trionfato le cosiddette forze sovraniste. Risultato: levata di scudi dei nostri Salvini e Gasparri, che subito hanno chiarito il loro “gran rifiuto” e tanto clamorosa quanto imbarazzante retromarcia del governo israeliano. Intanto, la propaganda anti-israeliana e antisemita pronta a sfruttare ogni occasione propizia, mette insieme tutto: gli scontri di Gaza di settimana scorsa con le politiche antimigranti, per sottolineare come Israele sia un Paese occupante e razzista. Ma, si sa, l’immagine di Israele all’estero non è mai interessata molto a Bibi, assai più preoccupato della propria in patria. Se si parla di Paesi democratici, raramente è apparsa adatta come in questo caso la frase “L’Etat c’est moi!”.

Davide Assael, ricercatore