Pagine Ebraiche – Liliana Segre
“Primo giorno, emozione speciale”

Screen Shot 2018-04-09 at 13.25.12“Si apriva questa porta, la porta di uno dei palazzi più importanti e solenni d’Italia, e a me tornavano in mente le tante porte che mi sono state sbattute in faccia quando ero giovane. Praticamente una vita fa, se ci penso. A partire da quella della scuola che frequentavo bambina, da cui fui cacciata con l’entrata in vigore delle Leggi razziste promulgate dal fascismo nell’autunno del 1938. Questa, penso, è la sensazione più intensa che mi resterà addosso del mio primo giorno al Senato”.
La nomina a senatrice a vita ha avuto per Liliana Segre l’effetto di un ciclone. “Tutto molto bello ed emozionante, ma naturalmente devo prendere ancora per bene le misure. A 87 anni ormai pensavo di fare la nonna e poco altro, una vita tranquilla” racconta a Pagine Ebraiche, poche ore dopo il suo esordio nell’aula di Palazzo Madama per l’insediamento dei membri eletti nella nuova legislatura e il disbrigo delle prime incombenze. A partire dall’elezione del presidente dell’aula, individuata al terzo scrutinio nella giurista Maria Elisabetta Alberti Casellati.
“Ho partecipato a tutte le fasi di questa nomina, apprezzando la meticolosità e il rigore istituzionale del presidente Giorgio Napolitano nel tenere i lavori. Una procedura condotta con un innato senso della disciplina, nel rispetto scrupoloso delle regole” spiega Liliana, che si dice particolarmente colpita da tutti gli incontri avuti nelle sue prime giornate romane. “La cosa che più mi ha impressionato – spiega – è l’affetto con cui tutti mi si rivolgono. Qualunque porta varchi, in qualunque luogo mi trovi. E poi gli omaggi che sto ricevendo, non vi dico, tantissimi fiori e telegrammi. È un calore che sento avvolgente e che mi incoraggia in questa esperienza. Lo spirito con cui la affronto – dice – è quello della persona che ha tutto da capire e imparare”.
Per il momento la sua collocazione è nel gruppo Misto, senza indicazione quindi di una specifica vicinanza partitica. “Non ho mai fatto politica attiva – commenta la Testimone – e questo pertanto era l’unico posto in cui potessi sedermi”. Di prendere casa a Roma invece non se ne parla. “La mia famiglia è a Milano, i miei cari sono là. Cercherò di partecipare il più possibile all’attività del Senato, è un impegno che sento di dover onorare con tutta me stessa, ma non prevedo trasferimenti in pianta stabile. Al limite, quando sarà necessario fermarsi la notte, penso che mi troverò un albergo nei paraggi”.
Le porte chiuse, si diceva. Il ricordo, oltre alla scuola da cui fu espulsa, è andato la porta chiusa delle tre carceri italiani in cui è stata condotta dopo il fermo e
prima della deportazione nel lager, al vagone stipato che la conduceva ad Auschwitz-Birkenau, ai mesi trascorsi nell’inferno del campo di sterminio. Porte chiuse, o meglio confini inespugnabili, anche nel tentativo fallito di espatrio in Svizzera che precedette l’arresto. A tutto questo ha pensato Liliana, entrando al Senato. “Sì, era inevitabile. E oggi sono qua, per dare una voce e un significato alla Memoria”.
Commentando con Pagine Ebraiche la nomina, comunicatale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in gennaio, Liliana aveva detto: “È un’onorificenza molto bella, di cui andare orgogliosi. Continuerò comunque a dare la precedenza alle scuole. Il mio compito è quello di parlare ai ragazzi e non smetterò di farlo”. Al telefono, raccontava, il Capo dello Stato le aveva dimostrato grande sensibilità e detto, testualmente: “Io so che lei ha scritto e detto tante volte che quando era in carcere a San Vittore suo padre le chiedeva scusa per averla messa al mondo”.
Oggi, come sempre, il suo primo impegno è la lotta contro l’indifferenza. All’ingresso del Memoriale della Shoah di Milano l’ha fatto scrivere a chiare lettere, come monito per tutti i visitatori. “Indifferenza”: questo si legge, entrandovi. “Il mio messaggio continuerà ad essere questo: di indifferenza si può anche morire. Ne so qualcosa. E lo dirò ovunque: nelle scuole, e da adesso anche da quest’aula”.

Pagine Ebraiche, aprile 2018

(9 aprile 2018)