…anti-antisemiti

Se riflettere sull’antisemitismo rimane una sfida indispensabile, va sfruttato come merita il sondaggio sulla percezione di antisemitismo, odio e razzismo da parte di chi in Europa si riconosce come ebreo, rilanciato dopo sei anni dall’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea. Da ieri e per 30 giorni è auspicabile che siano in molti anche in Italia a contribuire alla mappatura di che cosa pensano gli ebrei europei, con la compilazione dell’apposito questionario. Mi aspetto che dall’analisi dei risultati non emerga soltanto la consistenza degli episodi manifesti di antisemitismo attivo (insulti, minacce, violenze ecc.), ma anche l’estensione e i limiti di ciò che, in attesa di trovare un termine migliore, possiamo definire “anti-antisemitismo”. È, quest’ultimo, il territorio di chi non si limita a non esprimere stereotipi antisemiti, ma ha la capacità di indignarsi quando vengono diffusi.
Chi esprime senza problemi pregiudizi antisemiti fa parte molto probabilmente, in Italia, di una minoranza significativa. Non sono però sicuro che siano di più gli anti-antisemiti, che considerano opportuno o doveroso combattere l’antisemitismo. Tra i due gruppi, mi aspetto una maggioranza il cui silenzio non significa comprensione di un atteggiamento che nelle forme più leggere è comunque discriminatorio, ma piuttosto scarso interesse e incapacità di comprendere fino in fondo qualsiasi affare che non sia strettamente personale.

Giorgio Berruto, Hatikwà