JCiak – La truffa del secolo

Per sapere come si portano a casa 500 miliardi speculando sull’aria basta correre al cinema. Quasi un anno dopo l’uscita in Francia esce nelle sale italiane, con il titolo La truffa del secolo (traduzione del più efficace francese Carbone) l’ultimo film di Olivier Marchal scritto da Emanuel Naccache, con Benoît Magimel e Gerard Depardieu, che in un thriller ricco di colpi di scena racconta la frode miliardaria sulle tasse per le emissioni di Co2 messa in atto nel 2008 ai danni dello stato francese (ma non solo) e considerata una delle specialità degli ambienti franco-israeliani.
La vicenda, dipanatisi fra il 2008 e il 2009 e culminata in un processo che in Francia quattro anni fa ha tenuto l’opinione pubblica con il fiato sospeso, ha come protagonista un uomo qualsiasi. Antoine Roca (Benoît Magimel) che non tenta il colpo grosso per smania di profitti ma perché teme di perdere tutto.
Una volta inoltratosi nella truffa del carbon trading, non ha però alcuna possibilità di farcela e finisce intrappolato nei meccanismi spietati della grande criminalità con l’inevitabile corollario di morti, tradimenti e regolamenti di conti.
Le emozioni non mancano. Olivier Marchal, già regista di serie di grande successo in Francia come Braquo, Les Lyonnais e 36, Quai des Orfèvres, è uno specialista del poliziesco e lo sceneggiatore Emanuel Naccache, che vive tra Parigi e Tel Aviv, contribuisce con un’inclinazione per gli intrecci a sorpresa già dimostrato in Kidon (2014), ispirato alla vicenda degli agenti del Mossad smascherati a Dubai nel 2010 e nell’ultimo film dell’israeliano Eran Riklis (Il giardino di limoni e La sposa siriana) intitolato Spider in the Web anch’esso incentrato su una trama di spionaggio.
In La truffa del secolo la propensione di Naccache per le trame intricate si arricchisce di una buona conoscenza degli ambienti franco-israeliani implicati nella truffa. Per questo, oltre che per la decisione di alcuni dei protagonisti di cercare rifugio proprio in Israele, la scelta di narrare questa storia rischia attirare all’autore l’accusa di ravvivare sentimenti antisemita e Naccache non se lo nasconde.
“E’ una vecchia discussione che torna fuori ogni volta … E credo sia vergognoso porre questa questione. Ad alimentare l’antisemitismo è chi, all’interno della comunità ebraica perpetra questo genere di truffe, non chi le denuncia”, spiega a Stéphane Belaisch dell’edizione francese di Times of Israel.
Lo scrittore non le manda a dire. “Trovo che purtroppo la comunità ebraica francese tende a comportarsi con i suoi delinquenti come la chiesa cattolica con i preti pedofili. Si vuole nascondere, spazzare lo sporco sotto il tappeto, soprattutto non si vuole parlarne. Questo non è nobile, né giusto, né efficace. Credo invece sia giusto denunciare ciò che va denunciato e il ruolo degli artisti è anche questo”.
E a guardarla in prospettiva, la nazionalità o l’appartenenza alla fine c’entrano poco con la frode dei certificati di emissione di Co2. Avventurarsi nel carbon trading non richiedeva impianti sofisticati, visto che per comprare e rivendere bastavano un computer e un conto in banca. Non a caso ci hanno provato ebrei francesi e francesi non ebrei, speculatori in azione da Israele, da Miami e da Londra (come molti pakistani) insieme a polacchi, tedeschi e italiani. Una pattuglia internazionale, accomunata da un’inestinguibile sete di profitto.

Daniela Gross