Università Ebraica, cento anni di storia

In un’Europa straziata dal primo conflitto mondiale, in cui le speranze di milioni di giovani furono spazzate via dalle armi, in cui intere generazioni scomparvero nelle trincee, sui terreni di battaglia, c’era chi coltivava un sogno apparentemente impossibile. Un’idea proiettata al futuro e dedicata ai giovani: costruire la prima Università ebraica del mondo e costruirla nella Palestina mandataria. Chaim Weizmann, Albert Einstein, Sigmund Freud, Martin Buber, Chaim Nachman Bialik, Cyrus Adler, Yehuda Magnes, Ahad Ha’am e rav Avraham Kook, sono alcuni dei nomi dei visionari che, con un paziente lavoro diplomatico, riuscirono a strappare alla Gran Bretagna il permesso di posare dodici pietre (poi divenute quattordici) sul Monte Scopus di Gerusalemme: la cerimonia si tenne il 24 luglio 1918.
“La nostra università, improntata alla cultura ebraica e alla energia ebraica, si plasmerà come parte integrale del nostro edificio nazionale che è in processo di costruzione” dirà durante la cerimonia con toni solenni Chaim Weizmann, che trent’anni dopo diventerà il primo presidente d’Israele. “Avrà una forza centripeta, che attrarrà tutto ciò che v’è di più nobile nell’ebraismo e attraverso il mondo; sarà un centro d’unità per i nostri elementi dispersi. Essa emanerà ispirazione e vigore, che ravviveranno le forze ora latenti delle nostre Comunità disperse. Qua l’anima errante d’Israele raggiungerà il suo porto; la sua energia non si consumerà più di un inutile e incessante vagabondaggio. Israele rimarrà in pace finalmente con sé e col mondo. C’è una leggenda talmudica che parla dell’anima ebraica privata del corpo, e sospesa nel suo volo fra cielo e terra. Tale è la nostra anima oggi; domani avrà il suo riposo, in questo nostro santuario la nostra fede”.
Nelle parole di Weizmann tutto il coraggioso ottimismo, l’utopia poi diventata realtà di costruire a Gerusalemme il nucleo culturale di un futuro Stato, che poi diventerà realtà. E a cento anni da quel simbolico evento, in queste pagine ricordiamo alcuni passaggi della gloriosa storia dell’Università Ebraica e dei suoi protagonisti di ieri e di oggi: dal rav Raffaello Della Pergola, rabbino capo d’Alessandria d’Egitto e tra coloro che posarono le famose pietre, all’attuale rettore dell’accademia di Gerusalemme, Barak Medina; dall’impronta di un grande ebreo italiano come rav Umberto Cassuto all’impegno odierno della storica Manuela Consonni.
L’esistenza dell’accademia – diventata nel frattempo una delle migliori cento università del mondo, che può vantare nove premi Nobel e in cui migliaia di studenti (ebrei israeliani, arabi israeliani, internazionali) possono studiare assieme – ci appare oggi scontata ma le parole di chi vi diede vita danno il senso di quanto la sua costruzione abbia molto di rivoluzionario. Nel Significative a riguardo le parole del poeta Nachman Bialik, pronunciate sette anni dopo quelle di Weizmann, davanti a migliaia di persone, arrivate per festeggiare l’inaugurazione dell’Università.
“La santità e solennità dell’ora c’impongono imperiosamente di non profanarla e di non guastarla con discorsi esagerati ed iperbolici. Per cui dobbiamo dire alto e franco a tutto il pubblico qui raccolto che l’edificio inaugurato or ora sul Monte Scopus dal nostro illustre ospite Lord Balfour non è per il momento che un istituto in fasce, quasi un nome puro e semplice. Per ora non è che un vaso che può essere riempito d’un contenuto ed il cui avvenire è ancora ignoto e dipende unicamente dalle sue fortune. Ciò nondimeno io sono sicuro che il cuore fremente di già di migliaia di ebrei qui radunati, e con loro quello delle centinaia di migliaia di ebrei di tutte le parti del mondo, dice loro che la festa che si celebra oggi qui non è una festa inventata dalla fantasia di un uomo qualsiasi, ma è una grande e sacra giornata per il nostro Signore e per il nostro popolo. […] E tutti quanti sanno e sentono che in quest’istante Israele ha acceso sul Monte Scopus il primo lume della lampada con cui s’inaugura, come in una nuova Hannukkah, la sua vita spirituale. Oggi giungerà a tutti gli ebrei dispersi, ovunque si trovino, la notizia che è stata gettata la prima pietra della Gerusalemme celeste, pietra che non potrà più essere rimossa”.

Daniel Reichel