Tikkun Olam

lotoroSotto la scure ideologica del Terzo Reich ricaddero sia compositori ebrei come Hanns Eisler, Ernst Krenek, Arnold Schönberg, Franz Schreker, Kurt Weill che compositori non ebrei come Béla Bartók, Paul Hindemith, Igor Stravinskij, Anton Webern; la loro musica fu considerata “degenerata”.
Le disposizioni della Reichmusikkammer furono applicate retroattivamente ad Alban Berg (deceduto nel 1935) o addirittura all’ebreo battezzato Felix Mendelssohn–Bartholdy; nel 1938, in occasione delle Reichsmusiktage di Düsseldorf fu allestita una mostra di Entartete Musik successivamente replicata a Weimar e Vienna.
In realtà, in quegli anni era possibile ascoltare tutti i generi banditi dalle autorità tedesche nei locali di Wiesbaden, Monaco, Norimberga, Berlino, Amburgo e Vienna; ma era maggiormente possibile ascoltarli nei Campi di concentramento, con abbondante aggiunta di musica religiosa e profana ebraica sia in ebraico che in yiddish, sfaradi, corfiota, ecc.
Nulla di ciò era clandestino, tutt’altro; a dispetto di qualsiasi regola in merito e nonostante severe disposizioni in materia artistico–musicale in vigore sino al 1942, ciò che era proibito fuori dai Lager era in essi permesso e non era raro che kapò e ufficiali di buona preparazione musicale suonassero musica swing, jazz, country e da cabaret con i deportati in Cafè e orchestre dei Lager.
Kurt WidmannTra il 1938 e il 1942 il jazzista e direttore d’orchestra tedesco Kurt “Kutte” Widmann (1906 – 1954, nella foto), più volte redarguito dagli alti ranghi politici del Reich circa lo stile ebraicizzante e “degenerato” della sua musica, suonò ostentatamente swing, jazz e altra musica “degenerata” nei locali tedeschi senza alcun disturbo; la band di Widmann era sovente utilizzata a supporto psicologico delle truppe della Wermacht persino a fine 1944 ossia a guerra tecnicamente persa da parte del Reich, grandi sale cinema erano piene di giovani soldati tedeschi, zaino e fucile in spalla, intenti ad ascoltare jazz meravigliosamente suonato dalla band di Widmann.
Nel 1944 Widmann disse a un suo collega: “Die entartete Musik hat doch gesiegt!“ (la musica degenerata ha comunque vinto!), perché, più di quelle sul fronte di guerra, contano le vittorie dell’ingegno; le prime ridisegnano confini nazionali mentre le seconde ricostruiscono intere civiltà.
La musica è un linguaggio universale, l’unica realtà immateriale capace di rendere tutti umani; anche se soltanto per pochi secondi, abbiamo il dovere di credere che nei Campi si siano aperti i cieli dell’Umanità nei momenti in cui tutti facevano musica.
“Oh Auschwitz, non posso dimenticarti perché tu sei il mio destino”; nei Block di Buchenwald, Treblinka, Auschwitz–Birkenau e altri si cantava il medesimo canto su melodia dell’ebreo austriaco Hermann Leopoldi (deportato a Buchenwald), cambiava soltanto il nome del Campo.
Cantare il nome del Lager aiutava a esorcizzarlo, distruggerlo dalle ossa.
In ossequio al principio del Tikkun Olam, chi faceva musica riparava il mondo spezzato.

Francesco Lotoro