Israele negli scatti di Rubinger

Scomparso nel 2017, David Rubinger è stato “il fotografo di Israele”. Nato a Vienna nel 1924, emigrato nell’allora Palestina mandataria nel ’39, scoprì la fotografia mentre, nel corso del secondo conflitto mondiale, prestava servizio nella Brigata ebraica dell’esercito britannico. Da allora non l’ha più abbandonata. Prima come fotoreporter per HaOlam HaZeh, quindi per Yedioth Aharonoth e Jerusalem Post. E quindi, per oltre mezzo secolo, per Life e Time. Unico fotografo ad avere l’autorizzazione per scattare nella mensa della Knesset, il Parlamento, nel ’97 è stato insignito della più alta onorificenza nazionale: il Premio Israele.
In occasione dei 70 anni dello Stato ebraico una mostra al Museo di Roma in Trastevere, organizzata da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Comunità ebraica di Roma e ambasciata israeliana lo celebra a partire dal prossimo 7 settembre.
In mostra fino al 4 novembre oltre settanta fotografie in bianco e nero e a colori di dimensioni diverse. Ad essere raccontata, attraverso una speciale sensibilità artistica e umana che fu tratto costante del suo impegno artistico, i grandi eventi della storia contemporanea, fatti di persone e di luoghi significativi per la memoria dello Stato. Alcuni di questi scatti, si ricorda nella mostra, possono definirsi iconici. A partire dalla fotografia con tre paracadutisti in primo piano ripresi davanti al Muro Occidentale, il 7 giugno 1967. Un’immagine che, viene sottolineato, “ha contribuito a definire la coscienza nazionale dello Stato d’Israele”. O ancora uomini, donne e bambini comuni, ma anche personaggi che hanno saputo cambiare il corso degli eventi. Come Golda Meir, quarto Premier d’Israele e prima donna al vertice del paese, qui ritratta insieme al pittore Marc Chagall.
In occasione della sua scomparsa il Presidente israeliano Reuven Rivlin aveva commentato: “Ci sono quelli che scrivono le pagine della storia, e ci sono quelli che le illustrano tramite l’obiettivo della loro macchina fotografica. Attraverso la sua fotografia, David ha immortalato la storia come sarà per sempre impressa nella nostra memoria”.

(20 agosto 2018)