memoria…

Ricordarsi di rivivere il passato. Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al D-o dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi.
(Deuteronomio 26, 5 – 8)
Questi versetti sono conosciuti bene da ogni singolo ebreo, poiché vengono recitati nella Haggadah di Pesach.
Sono il ricordo dell’uscita dall’Egitto. La celebrazione della libertà, l’inizio del cammino verso il Dono della Torah.
Ma perché la Haggadah di Pesach per far rivivere l’uscita dall’Egitto alle generazioni future si concentra su versetti presi dal libro di Deuteronomio, che è una sorta di compendio dei quattro libri biblici precedenti, e non dal libro di Esodo? Il racconto dettagliato dell’uscita dall’Egitto compare del libro di Esodo. Per quale motivo i Chachamim si concentrano su Deuteronomio?
Forse Micah Goodman avrebbe la sua risposta… Ma possiamo tentarne un’altra, più scontata forse, ma non meno importante per la formazione dell’identità ebraica delle generazioni future: uno dei principali temi del Seder di Pesach è la Memoria intesa come la capacità non tanto di ricordare, quanto di rivivere; e l’obbligo rivivere le esperienze passate del nostro popolo come se fossero realmente le nostre, qui ed ora, oggi: “In ogni generazione, ogni persona è obbligata a considerare se stessa come se fosse uscita personalmente oggi dall’Egitto” (Haggadah di Pesach). È quindi appropriato che il racconto su cui si basano i Chachamim nella Haggadah non sia quello del libro di Esodo, che descrive benissimo i protagonisti originali e i dettagli dell’evento dell’uscita dall’Egitto, ma questo breve testo tratto dal libro di Deuteronomio, che fu pronunciato dalla prima generazione che visse fuori dall’Egitto e che fece per la prima volta il Seder di Pesach dopo la librazione, per ricordare il passato come se fosse un’esperienza personale nel presente.

Paolo Sciunnach, insegnante

(3 settembre 2018)