responsabilità…

In relazione alla Parashà di Noach, nella quale si narra l’evento del diluvio e il ruolo che il Signore affida a Noè per rinnovare la vita sulla terra, si legge come brano profetico – Haftarà – un passo del profeta Isaia (54, 1-10) nel quale il Signore rivolge a Israele parole di conforto e di rassicurazione, promettendo che, al pari della promessa fatta a Noè di non sconvolgere più la terra con un nuovo diluvio, così giungerà il tempo cui avrà fine la collera del Signore contro Israele: “Come giurai che le acque di Noach non avrebbero più sommerso la terra così giuro che non mi infurierò con te (Israele) e non ti rimprovererò più”. In questa dichiarazione c’è una definizione piuttosto strana del diluvio che viene chiamato “acque di Noè”, quasi ad alludere ad una colpa, o almeno ad una responsabilità di Noè stesso nella sconvolgente devastazione con la quale il Signore aveva punito gli uomini e sommerso la terra. In effetti, secondo il midrash, allorquando il Signore annunciò a Noè la sorte cui intendeva destinare gli uomini, questi si limitò a chiedere che ne sarebbe stato di lui, una volta ricevuta assicurazione che sarebbe stato salvato insieme alla sua famiglia, si limitò ad obbedire fedelmente agli ordini che il Signore gli trasmise per la costruzione dell’arca. Ben diversamente si comportò, in analoga circostanza, Abramo, che pregò e discusse animatamente con il Signore nel tentativo di salvare dalla punizione le città di Sodoma e Gomorra, e in seguito Mosè, che dichiarò di essere pronto egli stesso ad essere cancellato dal novero dei viventi se il Signore, dopo il peccato del vitello d’oro, non avesse perdonato Israele. L’aspetto su cui forse ci fa maggiormente rifletter questa espressione “le acque (del diluvio) di Noè” è che se il personaggio viene, sia pure tra le righe, fatto oggetto di critica affatto leggera, significa che una mancanza grave c’è stata: Noè non ha compreso che cosa ci si aspettava da lui, a che cosa il Signore lo stava sollecitando, non ha compreso che forse veramente gli eventi potevano svolgersi diversamente se avesse intensamente operato e pregato per gli uomini della sua generazione. Questa osservazione non riguarda evidentemente solo il personaggio di Noè, in un certo senso può essere rivolta come sollecitazione ed interrogativo a ciascuno: nei momenti difficili della vita personale e tanto più nei tempi critici del mondo in cui viviamo la domanda è: che cosa si aspetta da me, il mio D.O, in questo momento? In che modo posso manifestare il mio senso di responsabilità verso il mondo in cui vivo?

Giuseppe Momigliano, rabbino