In ascolto – De André

milano“La poesia se ne frega del tempo che passa, della morte; e quando è arte immortale. Per avere raccontato gli ultimi della terra con l’immensa forza della sua poesia in musica, il Premio Manzoni alla carriera 2018 va a Fabrizio De André”.
Con questa dichiarazione, sabato 10 novembre Dori Ghezzi ha ricevuto il premio tra gli applausi, nella sala dell’economia a Lecco, gremita.
Scrivo queste righe con grande emozione, come se la cosa toccasse qualcuno di famiglia. Sono nata nel ’73, in una casa in cui si ascoltava e si suonava De André e ogni mia fase della vita in qualche modo è segnata dalle sue canzoni.
La recente messa in onda della fiction dedicata alla sua vita ha fatto parecchio parlare, perché se da un lato ha avuto il merito di tratteggiare la sua figura e di raccontare un pezzo di storia della musica italiana ai più giovani, secondo molti la rappresentazione si è rivelata un po’ riduttiva e non ha trasmesso la sua complessità biografica e artistica.
Personalmente ritengo sia molto più riduttiva la definizione sulla bocca di tutti di “De André poeta, i cui testi sono entrati nelle antologie scolastiche”. Non credo fosse questo il suo obiettivo e non credo sia questo l’elemento qualificante della sua musica.
I suoi testi confermano che certo era un poeta, ma ci dicono anche che aveva un pensiero filosofico, una competenza letteraria, la curiosità dell’antropologo e la passione del politico e per cogliere la sua complessità artistica occorre entrare direttamente nella sua musica. Quanto alla “complessità biografica”, basti leggere “La Versione di C.” di Cristiano De André, un libro ben scritto, intenso e colmo di affetto.
Oggi ricordiamo Fabrizio De André con un brano tratto da “La Buona Novella”, album del 1970. È “Il testamento di Tito”, rielaborazione dei Dieci Comandamenti per bocca dei due ladroni.
In questo album l’ebreo Yeshu, profeta del I sec. e.v. in qualche diventa un modello di rivoluzione post ’68 e De André stupisce ancora oggi per l’uso intelligente delle fonti e per la conoscenza dei testi apocrifi. Incredibile, se pensiamo che proprio in questi giorni leggevo nel libro di testo di mia figlia, uscito nel 2018, che gli apocrifi sono libri falsi e non vanno considerati.
I tempi cambiano, per fortuna la musica di De André resta.

Maria Teresa Milano

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