mitzvot…

Lo shabbat in cui leggiamo la parashà di Miqetz cade sempre in mezzo alla festa di Chanukkah.
C’è un forte nesso fra la parashà, in cui l’argomento centrale di essa è lo “strano” sogno del faraone e la festa di Chanukkah.
Egli sogna sette vacche magre e brutte d’aspetto che mangiano sette vacche grasse e belle d’aspetto e sette spighe secche e bruciate dal sole che inghiottiscono sette spighe buone e piene di grano.
Gli stregoni e i maghi d’Egitto non sanno dare una spiegazione al sogno; essi sono egiziani, abituati a vedere le cose secondo il loro ordine naturale: “Il pesce grande mangia quello piccolo”. Gli egiziani sono una grande potenza nel mondo dell’epoca, non possono accettare che chi è potente sia sconfitto da chi è debole.
Giuseppe proviene da una concezione di vita assai diversa: è figlio di Giacobbe – Israel e per questo capisce il senso del sogno.
La stessa concezione la avevano i Maccabim che, nonostante la loro precarietà, il loro numero esiguo di soldati, riescono a sconfiggere l’esercito di una, fra le nazioni più potenti nel mondo dell’epoca.
La nostra realtà ci viene già fatta conoscere nel libro di Devarim, (capitolo 6) in cui è detto:
“Attem ha m’at miccol ha ‘ammim – voi siete i “più” pochi fra tutti i popoli”.
La vittoria di Giuseppe era quella dei deboli: egli era il servo di Potifar e diventa vice re d’Egitto.
La vittoria dei Maccabim è la vittoria dei “pochi”, perché lo spirito ebraico li ha accompagnati in questo impossibile confronto .
I Maccabim che inseguono e sconfiggono l’esercito di Antioco furono coloro che ribadirono il regno di Israele, attraverso la loro eroica vittoria.
La forza di sopravvivere e la fiducia in D-o, ha fatto si che un ragazzo ebreo, potesse ritrovarsi ad amministrare l’Egitto, stimato e temuto da coloro che lo avevano dapprima calunniato e imprigionato. Così come i Maccabim riportarono all’antico splendore il Tempio di Gerusalemme riconsacrandolo al culto del monoteismo e, soprattutto, riportando il popolo alla condizione originale di essere osservante della Torà e delle mitzvot.
L’olio che è servito per accendere la menorah del Tempio e quello che noi usiamo per accendere la lampada di Chanukkah in questi giorni, è l’unico elemento liquido che non si mescola né si contamina con nessun altro liquido, proprio come il popolo ebraico che, osservando la Torà e le sue mitzvot, non potrà mai correre il rischio di mescolarsi con nessun’altra cultura.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna

(7 dicembre 2018)