Il mondo è tornato dentro

saraFuori mugghia il vento, ed il primo pensiero cosciente della giornata si infila tra il modà anì ed un sospiro, sarebbe bello poter restare accartocciati con il piumone nel letto e lasciare il mondo là, fuori.
Le cose non possono però andare così, e tocca darsi una scrollata ed iniziare a correre, tutto fantozzianamente calcolato, compresi gli imprevisti come cercare un paio di guanti nell’armadio per il solito figlio che ne ha perso uno e se ne ricorda la mattina alle 07.28 – ci vorrebbe, come a Linköping, nella salita verso l’ospedale, un muro dei guanti perduti (o trovati).
Così il mondo entra con violenza. Un attentato a Strasburgo – ci abita una conoscente, sorella di un amico perso di vista, lei invece era venuta qualche anno fa a fare il mikve ed era stato un po’ straniante incontrarla dopo anni, diversi figli dopo, lei da studentessa di provincia a ghiyoret, gonna sotto il ginocchio e testa coperta, ma la voce dal timbro tanto particolare, quella era la stessa.
Corsa in bici a scuola, corsa in bici a casa, a piedi verso un’altra scuola, in auto per un’altra ancora. Lavoro al computer, scuole in ordine inverso, corsa al Talmud Torà, computer. Corsa al supermercato dietro al Tempio, che la carne è finita e dopodomani è Shabbat.
E te ne torni saltellando come un fringuello felice perché tra una coscia di pollo surgelata ed una vaschetta di macinato c’era, incredibile, del jachnun. Surgelato anche quello, ma dopo anni, dall’ultimo periodo israeliano (pre-figli), va bene anche così, la sola idea di riassaporarlo stampa in faccia un sorrisetto da corsa saltellante verso casa. Roba da far impallidire gli attori della pubblicità delle minestre in busta. Forse bisognava fare un mutuo ed acquistarne due, tre confezioni, tutte quelle che avevano, e se poi sparisce e non ritorna? Il mercato ha vie misteriose, si sa.
Di corsa a cucinare, il jachnun al sicuro nel congelatore di casa. Ma la sorpresa non durerà fino a Shabbat, impossibile resistere, e gongolante mostri il trofeo della spesa. Provi anche a spiegare di che cosa si tratti. Poi però devi dire chi sono gli ebrei yemeniti e perché non si trovano da decenni in Yemen da dove sono stati cacciati, e cosa non è più lo Yemen oggi. La forchetta a mezz’aria, senti dire come, morire di fame, bambini che muoiono di fame, come accade.
Il mondo è tornato dentro.

Sara Valentina Di Palma

(13 dicembre 2018)