Il ’38 e i protocolli della Corte
“Italia faccia i conti con il passato”

Direttori generali, professori, insegnanti, ingegneri e chimici, operai della Zecca, postini e maestre elementari. Ne “Il registro”, volume di Annalisa Capristo e Giorgio Fabre appena pubblicato da Il Mulino, si racconta la cacciata degli ebrei dallo Stato italiano nei protocolli della Corte dei Conti. Uno sguardo nuovo e approfondito per riflettere, attraverso il filtro della storia e della rigorosa ricerca, sugli effetti delle Leggi razziste e sul significato del loro ricordo a poco più di 80 anni dalla promulgazione da parte del fascismo. Un’opera importante e preziosa, presentata presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma nel corso di un incontro che ha visto gli interventi della direttrice Patrizia Rusciani, della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, del capo di gabinetto del Presidente della Corte dei Conti Mauro Orefice e dello storico Michele Sarfatti, che del volume (che ospita anche un saggio di Adriano Prosperi) firma la prefazione.
“L’elenco che segue, colmo di date e di numeri di decreti nonché di nomi, è un’immagine gelida di una grande tragedia normativa che ha colpito il paese” segnalano gli autori nella loro introduzione. Tragedia normativa che si riverbera anche nell’attualità, toccata con alcune riflessioni sia dalla Presidente UCEI che dal magistrato Orefice.
Centrale il tema delle benemerenze a chi subì gli effetti di quelle leggi, più volte arrivato sulle cronache dei quotidiani italiani in questi mesi. “L’Italia che chiede alle vittime della legislazione del ’38 di dar prova degli atti persecutori di sofferenza subita è l’esempio e la prova di come il paese non abbia fatto i conti fino in fondo con le proprie responsabilità” ha sottolineato Di Segni.
Orefice, nel suo intervento, ha ricordato come il giudice sia “soggetto alle leggi” e come, anche quando si tratta di questioni laceranti come queste, questioni davanti alle quali non si può restare indifferenti, in assenza di una norma diversa al riguardo “non può comportarsi in altro modo”.

(10 gennaio 2019)