Milano – La ferita del 16 ottobre

Schermata 2019-01-16 alle 10.41.23Oltre 700 persone e un caloroso applauso sono la testimonianza del rilievo e successo ottenuto dalla proiezione milanese del documentario La razzia – Roma, 16 ottobre 1943, prodotto da Forma International, Fondazione Museo della Shoah – Onlus in collaborazione con Rai Cinema e diretto dal regista Ruggero Gabbai. “Rivederlo qui a Milano è stato un’emozione grandissima e ringrazio tutti voi che siete venuti”, il saluto di Gabbai a conclusione della proiezione, aperta dalle parole del presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, orgoglioso del progetto che affianca testimonianze documentate oggi a interviste fatte 25 anni fa a sopravvissuti e sopravvissute alla razzia del 16 ottobre 1943. Ad affiancare sul palco Venezia in apertura, Ariela Piattelli ed Emanuele Di Porto, uno dei testimoni protagonisti del documentario scritto da Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto. Di Porto infatti riuscì miracolosamente a sottrarsi alla razzia grazie alla madre e a un interminabile giro su di un tram della capitale, mentre fuori i nazifascisti rastrellavano gli ebrei per mandarli nei campi di morte. “Ho incontrato Emanuele per caso ad Auschwitz – racconta Pezzetti – Fu un’emozione vederlo recitare il Kaddish per la madre assassinata”. “È raro avere avere dei testimoni così precisi così vigili – la riflessione di Picciotto – E Ruggero ha il merito di lasciar parlare molto i testimoni e al contempo fa parlare i luoghi della città: questa Roma splendida che scorre nelle immagini e che contrasta così tanto con le parole dei testimoni”. “Questo documentario – conclude – è come una lezioni di storia e per questo ci teniamo a portarlo nelle scuole”. Il progetto, sottolinea Gabbai, è la dimostrazione di quanto sia importante la collaborazione tra Roma e Milano, in particolare in questo caso tra istituzioni come la Fondazione Museo della Shoah e il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. “Il nostro impegno è rivolto a dare voce ai testimoni prima che scompaiano e fare in modo che le loro storie non vengano dimenticate”.