L’onore della figlia del re

rav Michael Ascoli“La figlia del re si trova in tutto il suo onore all’interno” (Tehillim, 45:14). Questo versetto dei Salmi è spesso citato per indicare il fatto che la donna debba tenere un atteggiamento riservato e morigerato (ai nostri giorni nella società israeliana fa ricorso particolarmente frequente a questa citazione chi intende limitare l’attività pubblica delle donne). Come spesso avviene, tuttavia, i Maestri vedono nel popolo ebraico il partner femminile del Signore. Avviene così che versetti riferiti a donne secondo il senso piano del testo, vengono estesi dal midràsh al popolo ebraico o alle sue guide. Ecco allora che “la figlia del re” che si trovava “all’interno” era Mosè al quale il Signore parlava dentro la Tenda della Radunanza (Bamidbàr Rabbà 1:3). Come a dire: la morigeratezza che si addice a una donna è anche l’esempio di come il popolo ebraico tutto debba comportarsi. E se si analizzano bene le fonti, si vede che ciò è particolarmente richiesto in tutto quanto ha a che fare con l’osservanza della Torà (cfr. Michà 6:8) e con lo studio della Torà. Ecco perché, passato l’attimo di entusiasmo iniziale, la notizia del folto gruppo di ebrei russi che ha letto la Torà nel Colosseo, notizia a cui è stato dato tanto risalto, mi ha lasciato perplesso. È chiaro che vi sia una voglia di rivalsa: leggere la Torà nel luogo dove siamo stati schiavi è un bel riscatto! Eppure l’ostentazione non ci fa onore, la nostra fierezza nel leggere la Torà deve essere all’interno delle nostre “scole”, con la dovuta riservatezza e nella dovuta intimità. Meglio avrebbero fatto, per esempio, a leggere la parashà alla sinagoga di Ostia Antica…
Basti pensare che la lettura della Torà fuori dalla sinagoga, nella pubblica piazza, è associata a circostanze infauste: “Qual è l’ordine dei digiuni? Si portava l’Arca Santa, contenente il Sefer Torà, fuori dalla sinagoga e la si collocava nella piazza della città…” (Mishnà Ta’ànìt, cap. 2).

Michael Ascoli, rabbino

(15 maggio 2019)