HaTikvah, uguale per tutti

sara valentina di palmaIl Talmud Torà di Firenze ha festeggiato ieri un gruppo di bambini provenienti dalla scuola ebraica di Roma Vittorio Polacco, i quali sono arrivati in visita nel pomeriggio e si sono trattenuti sino a dopo cena. Solo i ragazzi fiorentini frequentanti la scuola media hanno seguito le ordinarie lezioni di Talmud Torà, mentre i bambini della scuola primaria sono stati coinvolti in giochi di conoscenza con i coetanei romani, prima della merenda tutti insieme.
Il coro degli adulti della Comunità fiorentina, diretto dal Maestro Simone Marziali, ha accolto gli ospiti intonando Baruch HaBbà fuori dal Tempio, per poi invitare tutti i ragazzi ad entrare e a radunarsi vicino all’Aron HaKodesh dove si sono alternati nei canti i bambini della Vittorio Polacco, i quali si sono esibiti in un repertorio composito che comprendeva Vehi SheAmda, Osè Shalom, Gam Gam. mentre i bambini e ragazzi ospitanti hanno proposto la versione fiorentina dell’Adon Olam.
Tutti insieme hanno poi ballato e cantato David Melech Israel ed hanno chiuso l’incontro con l’HaTikvah, cantata anche da tutti gli adulti presenti – organizzatori della Comunità ebraica tra cui la Presidente Daniela Misul ed il Consigliere Vieri Da Fano i quali hanno portato i saluti del Rabbino Capo e di tutta la Comunità, accompagnatori dei ragazzi di Roma, genitori dei bambini fiorentini.
La cena, in cui diversi sono stati i volontari della Comunità di Firenze accorsi ad offrire il loro aiuto, ha messo in tavola in un allegro ma abbastanza composto vociare più di cento bambini e ragazzi tra i circa ottanta piccoli ospiti ed i ragazzini della Keillà fiorentina, oltre ad una una quindicina di accompagnatori romani. Nonostante la stanchezza dell’ora tarda, i bambini hanno fatto onore alle pietanze offerte, in particolare al pollo fritto, specialità della cuoca della Comunità Monia Bartolini la quale è stata sollecitata da diverse madri a svelare la ricetta, ma si è limitata sorridendo a dire di aver ‘semplicemente’ (ma ho i miei dubbi che tanto facile sia imitarlo) usato farina di matzot – corroborando la mia idea che è sempre bene avere matzà a sufficienza per Pesach e se possibile un po’ di più, per stare tranquilli, arrivare senza ansia a fine Moed, essere coperti per Pesach Shenì e, perché no, riutilizzarla per…il pollo fritto.
La serata si è chiusa con una Birkat HaMazon così gioiosa ed urlata da essere probabilmente sentita fino alle case romane che attendono oggi il ritorno dei bambini.
Saluti, veloce pulizia e sistemazione della sala (che dato il numero e l’età dei convenuti avrebbe potuto essere, ed è stata altre volte, in condizioni ben peggiori) e via verso casa, in un viaggio dove sul sonno ha prevalso il desiderio di raccontare.
Per scoprire nell’ordine che: un bambino è stato riconosciuto a tre anni di distanza dall’ultimo Moked primaverile a Milano Marittima cui ha partecipato (per una vicenda abbastanza confusa su un pallone prestato da una madrichà, che non ho voluto approfondire); i ‘loro’ canti sono un po’ diversi dai ‘nostri’ ma le parole sono le stesse e dopo un po’ è abbastanza facile adeguarsi al ritmo e provare a cantare insieme. Ed infine che l’HaTikvah e la speranza di essere dopo duemila anni un popolo libero nella nostra Terra è proprio la stessa per tutti.

Sara Valentina Di Palma