La cerimonia a Montecassino
“Europa unita antidoto all’odio”

“Coloro che qui combatterono e caddero, lo fecero per liberare l’Italia dal nazifascismo, e per rendere possibile la nascita di una nuova Europa, i cui popoli, abbattute le ultime barriere che troppo a lungo hanno diviso il nostro Continente, potessero sentirsi uniti. Come oggi possono dirsi, in un’Europa finalmente libera dal giogo della dittatura e del conflitto. Un’Europa della libertà contrapposta a quell’Europa della prevaricazione e degli orrori di cui furono testimoni, tra gli altri, due straordinarie personalità che quest’anno ricordiamo, nel centenario della loro nascita, Gustaw Herling e Primo Levi”.
È l’alto messaggio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto condividere in occasione della cerimonia per il 75esimo anniversario della Battaglia di Montecassino. Al suo fianco il suo omologo Andrzej Duda, presidente a Varsavia, assieme al quale si è recato al Cimitero Militare Polacco.
“I tre quarti di secolo trascorsi da allora non hanno intaccato il senso di profonda riconoscenza degli italiani nei confronti di quanti hanno combattuto in questi luoghi. Un sentimento – ha aggiunto – che è anche un monito per le generazioni che si susseguono”. E un monito “a non cadere più negli errori della guerra, a rispondere alle sfide del nostro tempo rilanciando il progetto di cooperazione europea, rinsaldando il legame fra i nostri popoli e i nostri Paesi, unico antidoto al ripetersi di conflitti fratricidi”.
Agli ordini del generale Władysław Anders, con ammirevole coraggio e con il sacrifico di molte vite, i soldati polacchi impegnati a Montecassino aprirono la strada all’avanzata degli Alleati verso Roma. Tra loro diversi ebrei, con numerosi caduti che riposano nel cimitero locale e cui ieri, nella solenne circostanza, sono state dedicate parole di gratitudine da parte della rappresentanza polacca (di cui faceva parte anche Anna Maria Anders, la figlia del generale).
Uomini di fedi e nazionalità diverse, quelli che furono agli ordini di Anders in quei giorni decisivi per il futuro dell’Italia e dell’Europa, ma uniti dallo stesso anelito di libertà. Nel caso dei soldati ebrei inquadrati nell’esercito polacco e nelle forze alleate, la dimostrazione tangibile di un contributo che fu largamente significativo e che è spesso disconosciuto.

(19 maggio 2019)