Ticketless – Lettera alla professoressa

cavaglionSecondo Marco Revelli il lavoro della docente dell’Istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo sspesa dall’insegnamento con un tweet (?) metterebbe in pratica il tradizionale concetto crociano (non certo eversivo) della storiografia come storia contemporanea: «Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio storico, conferisce a ogni storia il carattere di “storia contemporanea”, perché, per remoti e remotissimi che sembrino cronologicamente i fatti che vi entrano, essa è, in realtà, storia sempre riferita al bisogno e alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni». Giusto, però Croce avvertiva anche i rischi di un lavoro scolastico troppo piegato sulla superficialità di paragoni politici dettati dall’urgenza dell’ora. Ho visto con ritardo il video incriminato e se sul provvedimento contro la docente grido, come dovrebbe fare chiunque, allo scandalo, sui contenuti del video ho qualche perplessità. L’insegnante di storia, insegna Croce, dovrebbe ragionare sempre nei termini della somiglianza (genus proximum), ma anche della differenza (differentia specifica). La mia sensazione è che questi continui confronti con le leggi razziali insistano molto sul genus proximum e poco s’interroghino sulla differentia specifica. Nel video genus proximun è pure la razzia del ghetto di Roma e questo è francamente inaccettabile. Il video degli studenti palermitani, sia chiaro, non è molto diverso dai percorsi didattici che conosciamo più o meno a partire dai tempi della legge Bossi-Fini, che per prima fu paragonata ai decreti fascisti sulla razza.
Due domande senza risposta al momento, nonostante il molto che s’è scritto in queste ore. Quando diventa pietra di paragone il 1938? Direi dalla seconda metà degli anni Ottanta. Negli anni Cinquanta, per fare un esempio, proliferavano le disposizioni contro i meridionali a Milano e a Torino, ma nessuno si sognava di fare a scuola questi confronti con il razzismo del Duce, che pure non sarebbero stati del tutto fuori luogo. Seconda domanda: come hanno votato e come voteranno gli studenti della professoressa Dellaria? Due dati mi sembra siano sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi vent’anni le leggi razziali sono state oggetto di capillari attività scolastiche, ma sempre negli ultimi vent’anni il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura. Sicuri che siano due fatti slegati fra loro? Non sarebbe urgente, almeno fra gli insegnanti, un esercizio di sana autocritica?

Alberto Cavaglion

(5 giugno 2019)