Primo Levi di fronte e di profilo

Giorgio BerrutoNel volume “Primo Levi di fronte e di profilo” Marco Belpoliti ha raccolto, organizzato e riscritto molti dei contributi e delle riflessioni sull’autore torinese che ha elaborato in tre decenni di studi e ricerche. Il libro, che supera le settecento pagine, è stato pubblicato da Guanda nel 2015 ed è più attuale che mai con l’incombere del centenario preciso dalla nascita dello scrittore il prossimo 31 luglio. Quella di Belpoliti è un’opera francamente indispensabile per avvicinarsi a Primo Levi, una preziosa enciclopedia portatile che indaga i molti mondi che si intersecano e si intrecciano nell’opera di un autore che appare sempre più chiaramente come un riferimento di prima grandezza per la letteratura italiana e mondiale del Novecento. Non è un libro definitivo, quello di Belpoliti, perché come solo i libri ottimi contiene risposte pronte a tradursi in nuove domande e così, facendo intravvedere un universo ricchissimo, pone le premesse per studi e approfondimenti nuovi. Tra i numerosi pregi del libro, un sommario dettagliato che consente non solo la lettura progressiva, ma anche una consultazione puntuale. Nel testo si alternano commenti a fotografie che ritraggono Levi in momenti significativi; capitoli sull’elaborazione concettuale, la composizione e la fortuna editoriale dei suoi scritti; approfondimenti su specifici argomenti e nutrite sezioni di parole chiave che dell’autore esplorano i riferimenti culturali, gli interessi, i sodalizi intellettuali, la curiosità. Non meno importante, una ricca bibliografia ragionata per opere e temi che permette di orizzontarsi tra le pubblicazioni e scegliere nuove letture di approfondimento.
La fortuna di Primo Levi è cresciuta in modo progressivo e relativamente costante dal 1947, anno della prima pubblicazione di “Se questo è un uomo” presso il piccolo editore De Silva, al successo della “Tregua” al premio Campiello (1963), alle prime edizioni per le scuole medie grazie a cui Levi è entrato nel ristretto novero degli autori canonici, alla rapida diffusione del romanzo “Se non ora, quando?” (1982). Questo processo di crescente interesse per l’opera di Levi non si è arrestato con la morte nel 1987 ed è continuato moltiplicando anno dopo anno le iniziative e le pubblicazioni. Oggi Primo Levi non è più il testimone della Shoah e neanche il chimico, non è l’arguto cultore della fantascienza o il cantore non retorico dell’epica del lavoro manuale. E’ uno scrittore – un grande scrittore – e in questa identità racchiude tutte le altre. La sua opera nell’arco di settant’anni ha suscitato un interesse sempre più largo, anche se in questi decenni sono evidenti alcuni momenti di accelerazione. Uno di questi è rappresentato dai mesi che stiamo vivendo, segnati dal fiorire di decine e decine di iniziative di valore.

Giorgio Berruto

(25 luglio 2019)