Oltremare – Figli

daniela fubiniUna amica italiana che vive in Israele tempo fa riportava la classica scena di quando va in viaggio in Italia con i suoi quattro figli e la gente le chiede incredula “ma signora,…sono tutti suoi?”. Sottolineo che sono quattro, i figli, non otto e non dodici. E conoscendo la famiglia, con tutta probabilità non sono nemmeno il tipo di bambini che in quattro si fanno sentire come fossero quindici, eventualità del tutto plausibile per la popolazione israeliana ma non esportabile in alcun altro luogo del globo.
Da noi, le famiglie con numero di figli superiore ai tre o quattro, fino a massimi osservabili di sette o otto in uscita contemporanea sono particolarmente visibili in questi giorni, cioè nei giorni subito dopo il digiuno del nove di Av, commemorazione della distruzione del Tempio, anzi di tutti e due i Templi di Gerusalemme: quando si dice il potere negativo di una data. A valle del nove del mese di Av è permesso divertirsi, andare al mare e fare il bagno, e le famiglie ebraiche religiose comunque vestite (se di bianco e nero o a colori) approfittano del periodo fausto creando un simpatico effetto valanga su spiagge e luoghi di vileggiatura. E capita di vedere fra i più religiosi (discernibili in base all’abbigliamento modesto, coperti uomini e donne da capo a piedi e con maniche lunghe nonostante il caldo intenso) degli interessanti metodi di sopravvivenza nella folla. Per esempio vestire tutte le figlie in modo assolutamente identico, ovviamente secondo la misura di ciascuna, così da poterle vedere e contare a colpo d’occhio anche nella situazione più affollata. Quanto ai maschietti, la cosa è più complessa per via della camicia bianca e pantalone nero d’ordinanza, ma un altro metodo è quello di creare coppie di fratelli in cui il grande è responsabile del piccolo, e questo recupera almeno in parte la mancanza del colpo d’occhio cromatico. Con accorgimenti come questi, anche le famiglie più numerose sono in grado di muoversi in mezzo a nugoli di turisti, salire e scendere da treni e autobus, giocare in immensi parchi giochi nei quali un occhio meno esperto non sarebbe in grado di distinguere alcunché, figurarsi recuperare un numero di bambini superiore ai due, che tutto vorrebbero meno che scendere dall’altalena.
L’amica italiana che cresce quattro bambini in Israele ha visto questo e molto altro, e quindi si capisce che lo stupore che riscontra in Italia – paese notoriamente a crescita negativa – la lascia a sua volta un po’ interdetta.

Daniela Fubini

(19 agosto 2019)