Una mitzvà per ebrei non osservanti

anna segreOgni anno le indicazioni che riceviamo dalla Comunità in vista di Chanukkah – contenenti tutti gli orari in cui si devono accendere le candele nei vari giorni, e in particolare le istruzioni dettagliate per lo Shabbat – si premurano di avvertire che “le candele di Chanukkah in commercio non sono sufficienti per il Venerdì Sera”. Infatti le confezioni che arrivano a Torino contengono sempre 45 candele (le 44 necessarie più una di scorta nel caso una delle altre si rompesse) tutte uguali e tutte, a quanto pare, di dimensioni non sufficienti per la vigilia di Shabbat. Onestamente non so come facciano gli ebrei osservanti; personalmente mi limito ad accendere le candele all’ultimo istante possibile e fare il tifo perché non si spengano troppo presto. Nella mia vita non ho mai visto altro che confezioni “sbagliate” e non saprei dire se in altre Comunità (per esempio a Roma e Milano) arrivino quelle “giuste”. A scanso di equivoci ci tengo a precisare che sono convinta che l’Ufficio Rabbinico e le istituzioni ebraiche torinesi facciano tutto quello che è in loro potere per favorire l’osservanza corretta del precetto e che la mancanza di confezioni “giuste” non sia in alcun modo una loro responsabilità.
Ogni anno medito sul mistero delle confezioni “sbagliate”: se non vanno bene perché le vendono? Com’è possibile che per agevolare l’osservanza di una mitzvà si ricorra a uno strumento non utilizzabile da chi osserva le mitzvot? È quello che mi domando sempre quando leggo le indicazioni per la vigilia di Shabbat. E mi rispondo che ci sono evidenti ragioni commerciali: la confezione con 45 candeline tutte uguali va bene sempre, mentre una con alcune candele più grandi per lo Shabbat dovrebbe variare di anno di anno (venerdì prossimo, per esempio, ne occorreranno sette); predisporre scatole con 45 candele tutte un po’ più grandi, oppure con alcune candele grandi e altre normali, sarebbe più costoso per i produttori. D’altra parte è evidente che se gli ebrei fossero tutti osservanti e qualcuno si mettesse a vendere confezioni di candele di Chanukkah che tengono conto delle esigenze dello Shabbat le altre confezioni resterebbero invendute. Dunque, partendo dal presupposto che il mercato risponda alle esigenze del pubblico, bisogna dedurne che la stragrande maggioranza degli ebrei che accendono le candele di Chanukkah non siano osservanti, tanto che la stragrande maggioranza delle confezioni di candele di Chanukkah in commercio non sono effettivamente adatte per chi osserva le mitzvot.
Non è necessariamente una brutta notizia: guardando al bicchiere mezzo pieno si potrebbe dire che è bello che ci siano così tanti ebrei non osservanti che osservano la mitzvà di accendere i lumi di Chanukkah; è bello che ci sia una tradizione che accomuna e lega insieme tanti ebrei in giro per il mondo con idee diverse e diversi modi di vivere l’ebraismo.
Ho solo un dubbio: perché sulle confezioni da 45 candeline non c’è scritto chiaramente che non sono adatte per la sera di Shabbat? Sarebbe un’avvertenza analoga a quelle sui pacchetti di sigarette che ricordano che il fumo fa male: probabilmente la maggior parte delle persone le comprerebbe lo stesso, però almeno ci sarebbe la certezza di non trarre in inganno qualcuno che invece ci tiene a osservare la mitzvà correttamente ma non ha le conoscenze e gli strumenti per farlo. E poi, dare per scontato che la persona che acquisterà le candele di Chanukkah sia certamente una persona a cui non importa di osservare la mitzvà correttamente non è in un certo senso una forma sottile di maldicenza?

Anna Segre

(20 dicembre 2019)