La Germania si inchina a Terracina
Il ricordo di un gigante di Memoria

L’otto dicembre scorso Piero Terracina ci ha lasciati. Poche settimane prima l’ambasciatore di Germania in Italia, Viktor Elbling, lo aveva contattato con una notizia dall’immenso valore simbolico: il conferimento dell’Ordine al Merito decretato dal Presidente della repubblica federale tedesca Frank-Walter Steinmeier. Una iniziativa che intendeva suggellare un percorso di Memoria e consapevolezza reso possibile da figure come quella del 91enne Testimone della Shoah, instancabile nel suo impegno di racconto e confronto con le nuove generazioni. La comunicazione lo raggiungeva proprio nel giorno del suo ultimo compleanno, il 12 novembre. 
È toccato al nipote Ettore, ieri a Villa Almone, il compito di leggere quel che zio Piero aveva iniziato a scrivere. “Sono grato al Signore – esordiva Terracina – che mi ha concesso il lungo cammino dei miei anni e di poter ricevere notizia di questa onorificenza. Mi tornano in mente tante cose: direi il cammino della nostra città. Ci furono importanti iniziative a partire dal 2005 presso la scuola Germanica e il Goethe Institut di Roma intorno a una mostra fotografica di Adriano Mordenti dedicata ai testimoni della Shoah. Prima e dopo c’è stata e c’è ancora la mia amicizia con famiglie italo-tedesche che vivono a Roma. Accadde un giorno che Andrea Pomplun, allora giornalista per la radio bavarese, mi chiese, con molto rispetto e forse il timore di un rifiuto, di rilasciarle un’intervista. Quell’intervista  divenne poi un documentario radiofonico sulla mia vita e sulla deportazione degli ebrei da Roma e fu all’origine dei  miei viaggi in Germania. Ho questo ricordo dei miei tre viaggi, nelle città di Halle, Leipzig, Erlangen, Monaco, Francoforte; sono stato accolto sempre con partecipazione sincera”. 
Fin qui i suoi appunti. Ha poi proseguito Ettore, che ha ringraziato per la vicinanza la famiglia, la Comunità ebraica di Roma e gli amici raccoltisi a Villa Almone: “Nell’autunno del 2013 zio Piero accettò di recarsi in Germania; per la prima volta nella sua vita. In Germania lo  aspettavano il professor Kaufmann e il professor Bielefeldt. Sia nell’aula magna dell’università Martin-Luther di Halle che alla limonaia del castello di Erlangen vennero moltissime persone ad ascoltare la sua testimonianza. Venne accolto dalla signora sindaco di Erlangen, la dottoressa Elisabeth Preuß e da gruppo di musicisti dell’orchestra sinfonica di Bamberg, diretti da Martin Thimpus”.
Il nipote ha poi condiviso un altro passaggio scritto dallo zio. “A Erlangen – raccontava – Walter Veltroni mi prestò la voce leggendo il mio intervento perché ebbi qualche problema di raucedine e anche di stanchezza. La gentile dottoressa Rotraud Müller Lubrich si occupò costantemente della mia salute con l’aiuto delle due amiche interpreti che mi avevano accompagnato. L’anno dopo, nel 2014 Andrea Pomplum e il fotografo Georg Pöhlein promossero e organizzarono una mostra multimediale sulla mia storia presso il Goehte-Institut di Roma visitata da molte scolaresche. Ricordo ancora il bel discorso per l’inaugurazione dell’allora ambasciatore della Germania Reinhard Schäfers”. 
Ettore e sua sorella Alba hanno poi ricordato che Andrea Pomplun, Georg Pöhlein e Matthias Kaufmann hanno pubblicato nel 2015 un libro bilingue che raccoglieva saggi di diversi autori intitolato Als Piero Terracina sein Schweigen brach, in italiano Quando Piero Terracina ha rotto il suo silenzio. Un libro con delle bellissime fotografie che Georg Pöhlein gli scattò nei luoghi romani che visitarono insieme.
“Nel settembre 2017 – ha spiegato ancora Ettore – zio Piero si recò ancora una volta in Germania invitato dalla comunità italiana di Francoforte: tra gli altri lo accompagnava Guido Coen consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’incontro era stato organizzato dal Coordinamento Donne Italiane, e dall’Associazione Italia Altrove di Francoforte. Nella mattinata lo accolsero i funzionari italiani della Banca Centrale Europea, e, in rappresentanza del Consiglio generale degli Italiani all’estero, Maurizio Canfora, Console Generale della Repubblica Italiana. La nuova sede della banca centrale Europea ingloba un luogo memoriale che zio Piero visitò con la guida di Barbara Rubert della comunità ebraica di Francoforte. La dirigenza della Banca Centrale Europea, la comunità ebraica e la municipalità  di Francoforte decisero di comune accordo di collocare, nei sotterranei dell’edificio, un memoriale per ricordare la concentrazione, e successiva deportazione, di circa diecimila ebrei di Francoforte che  dal 1941 al 1945 furono proprio lì imprigionati e poi caricati sui vagoni diretti ai Lager. Zio Piero al suo ritorno ci raccontò anche di essere stato ospitato nell’abitazione del console generale con amabile familiarità, prima dell’ incontro del pomeriggio in un luogo simbolico di Francoforte, la Saalbau Gallus, che fu sede del primo processo, per crimini nazisti, celebrato in di fronte ad una corte di giustizia tedesca. In prima fila lo ascoltava il rabbino capo di Francoforte, Julien Chaim Soussan. La testimonianza di zio Piero fu tradotta con grande precisione da Marina Grones che pure fece da interprete nel partecipato dibattito con il pubblico di famiglie italiane e tedesche che gremivano la sala. Anche quell’incontro venne documentato dalle foto di Georg Phoelein. A zio Piero fece molto piacere la cena presso il ristorante kosher di Francoforte, ospite  del Rabbino capo e di sua moglie Sara. Parlarono della particolare vicenda degli ebrei di Francoforte, di cui la signora Sara è un’appassionata curatrice di memoria”.  
L’intervento si è concluso con la lettura delle ultime righe dei suoi appunti, che fanno anche riferimento al luogo in cui si è svolta ieri la cerimonia. “La mia testimonianza – scriveva Terracina – appartiene a un impegno civile che negli anni ho elaborato dopo il lungo silenzio dovuto all’impossibilità di raccontare ed essere creduto. Smisi di tacere quando vidi l’arroganza dei revisionisti, il razzismo e la xenofobia che tornavano. Dovevo contrastarli con la forza di questa convinzione: ‘Io c’ero ed ho visto con i miei occhi’. Ho capito che dovevo parlare a tutti della Shoah e pertanto accolsi anche l’invito ad incontrare a Hiroshima i sopravvissuti dell’atomica. In quel lungo viaggio mi fu vicino l’amico Roberto Olla. Nel primo luogo della storia chiamato ‘Ground zero’ dove fu sganciata la bomba atomica, ebbi l’onore di far suonare i rintocchi della Campana della Pace posta in perenne ricordo. In coscienza ho dato il mio contributo alla memoria tra quelli che vogliono riconoscere il male perpetrato e ne assumono le responsabilità storiche. Signor ambasciatore, signora ambasciatrice ho gustato i frutti del giardino della vostra residenza perché la mia amica Giovanna mi ha portato in dono un vasetto delle marmellate che preparate per sostenere un’impresa solidale. L’armonia tra il creato e le sue creature è quanto di più mi è caro auspicare alle  generazioni che verranno. Una palma da datteri è stata di recente messa a dimora sulla Terrazza del Pincio, per iniziativa del Keren Kayemeth Le Israel in collaborazione con una fondazione che si occupa di contrastare la violenza contro le donne. È una pianta ‘per la vita’ e ‘contro l’indifferenza’, proprio come l’insegnamento che i sopravvissuti alla Shoah hanno portato nel mondo”.

(22 gennaio 2020)