I leader mondiali
allo Yad Vashem

rassegnaCapi di Stato da tutto il mondo sono in queste ore a Gerusalemme, per l’iniziativa di Memoria in programma allo Yad Vashem a 75 anni dalla liberazione di Auschwitz. “Gli antisemiti di recente hanno trovato rifugio nell’antisionismo” ha affermato ieri il presidente israeliano Rivlin, incontrando Macron. “Israele – ha aggiunto – è aperto alle critiche, ma non consentirà che il nostro diritto ad esistere come stato ebraico nella nostra patria sia minacciato”.
A far parlare sui giornali è però soprattutto lo scontro tra Israele e Polonia, con il presidente Duda che non parteciperà alla commemorazione. “La narrativa di Varsavia – scrive Repubblica – mira a scagionare la nazione polacca dalle proprie responsabilità nell’Olocausto, considerato soltanto crimine tedesco, facendo infuriare Israele. Putin, da parte sua, irrita Varsavia sostenendo che la Polonia avrebbe collaborato con i nazisti prima del patto Molotov-Ribbentrop del 1939, a cui i sovietici sarebbero stati costretti. Da qui il braccio di ferro per il palcoscenico di Yad Vashem, da cui è inevitabilmente uscito vincitore Putin”. 
“L’intesa privilegiata Putin-Netanyahu protagonista del forum sulla Shoah” titola La Stampa. “Il presidente polacco Duda – si legge nell’articolo – ha reagito con un’altra celebrazione nella capitale polacca, ma Putin adesso conta sull’appoggio dello Stato ebraico per imporre la sua narrazione, a detrimento di Polonia e Ucraina. La luna di miele dovrebbe essere completata dal rilascio di Naama Issachar, giovane pizzicata in Russia con una modesta quantità di hashish e divenuta pedina di scambio fra i due Paesi”.
Il Corriere pubblica un intervento di Benny Gantz, principale sfidante di Netanyahu, dedicato alla madre sopravvissuta ai campi di sterminio. Un’occasione per ricordare la sua storia ma anche per lanciare un nuovo messaggio ai leader mondiali: “L’Iran punta a distruggere Israele anche perché simbolo del mondo libero. Proprio come la leadership mondiale venne chiamata alle armi durante gli anni più bui della nostra Storia, anche oggi non è consentito sottrarci alle nostre responsabilità”. 

Liliana Segre non testimonierà più nelle scuole. L’annuncio è stato dato ieri, con l’ultimo appuntamento fissato per aprile ad Arezzo. Spiega Repubblica: “Si concederà un’ultima volta dal vivo al suo pubblico di ragazzi, ad Arezzo, in aprile, in uno stadio dove convergeranno in 16 mila. Poi, Liliana Segre, dopo aver per 30 anni raccontato la sua storia dolorosa nelle scuole, troverà altri modi meno faticosi per continuare a testimoniare, ‘perché la memoria non si deve perdere’, come ripete spesso la senatrice a vita”. 

“La mancanza di una memoria all’Est ha intralciato e falsato il processo di unificazione delle due Europe. Ha significato, all’Est, incomprensione del totalitarismo nazista, permanere dell’antisemitismo, rifiuto del riconoscimento della Shoah, e, all’Ovest, indifferenza verso il gulag, assenza di conoscenza e rifiuto, in nome di una malintesa unicità della Shoah, di comparare i due totalitarismi, di coglierne somiglianze e differenze”. È quanto scrive Anna Foa, in una riflessione pubblicata dall’Osservatore Romano

Wlodek Goldkorn, su Repubblica, ricorda come Auschwitz sia “il simbolo del Male”. E a proposito del dissidio in corso tra Russia e Polonia, esplicitatosi con l’assenza di Duda a Gerusalemme, sottolinea: “Fra i due paesi è in corso una dura disputa sulla genesi di quel conflitto. E lo stesso direttore del Museo di Auschwitz, Piotr Cywinski, persona solitamente di buon senso, ha voluto esternare con il Times of Israel la propria preoccupazione e lo stupore per il tentativo (a parer suo) di spostare il centro di quella memoria, da Auschwitz appunto, altrove”. 
Per Fiamma Nirenstein, che ne scrive sul Giornale, la presenza dei leader mondiali a Gerusalemme è un fatto storico. “Come in una favola – esordisce – i principi giungono a Gerusalemme uno a uno da ieri portando un dono importante come l’oro, l’incenso e la mirra: la memoria”. 

Lo storico Alessandro Barbero, intervistato dal Fatto Quotidiano, contesta chi sostiene che l’antisemitismo sia in ascesa. Nel farlo usa parole molto gravi. “Oggi – sostiene – l’antisemitismo è condannato da tutti, non ha appoggio nel potere. Alcuni volutamente confondono antisemitismo e opposizione alla politica israeliana. L’antisemitismo è una cosa grave, penso a quando la senatrice Segre riceve insulti online, ma quelli sono dei cretini isolati. C’è chi ha interesse a impedire che si critichi lo Stato di Israele. Questo è un antisemitismo inventato”.

Il Corriere parla dell’iniziativa dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo, che ha reso pubblico l’archivio legato ai beni espropriati, confiscati e sequestrati agli ebrei dall’Egeli. “L’inventario delle carte e tutta la documentazione del fondo – si legge – sono messi ora a disposizione di familiari e discendenti delle persone colpite dai provvedimenti, di studiosi, delle scuole, dei cittadini interessati ad approfondire questa vicenda”.  

Elena Loewenthal, scrittrice e traduttrice tra gli altri dei romanzi di Amos Oz, dal 2015 al 2017 addetta culturale all’Ambasciata d’Italia in Israele, è la nuova direttrice del Circolo dei Lettori di Torino.”Sulle 28 candidature – scrive La Stampa – è stata selezionata per i suoi contatti preziosi nel settore dell’editoria, per la sua esperienza nel mondo dei libri e anche manageriale, quando si occupava di bilanci ed eventi all’ambasciata”. 

Su Repubblica si presenta il saggio I guardiani della Memoria (Bompiani) di Valentina Pisanty, che esprime forti perplessità sulle politiche di Memoria adottate in sede istituzionale e sull’efficacia dell’azione dei Testimoni. Scrive Gad Lerner: “Non penso certo che Pisanty proponga di considerarli inutili, o addirittura fuorvianti. La conseguenza da trarne è piuttosto un’altra, tutt’altro che limitativa: si tratta di riconoscere che, a suo modo, la memoria dei sopravvissuti rappresenta una forma di lotta politica e culturale. Che si lascia consapevolmente strumentalizzare a fini di giustizia e consapevolezza nell’oggi”. 

Vittorio Robiati Bendaud, coordinatore del Tribunale rabbinico del Centro-Nord, in un intervento su La Verità sostiene che il Giorno della Memoria sia in crisi. Questo il suo pensiero: “Si fanno sempre più strada, tra molti ebrei come pure tra tante persone non ebree, sentimenti di malessere, esasperazione e, purtroppo finanche fastidio”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(23 gennaio 2020)