Ticketless – Sinofobia

Quello che si vede e si sente in questi giorni dovrebbe indurci ad allargare lo sguardo delle nostre anime belle. Migranti e rigurgiti di antisemitismo, d’accordo. Non sarà che stiamo esagerando, nei facili paragoni, al punto da non vedere la triste somiglianza fra i cartelli del 1938 sui locali pubblici e quelli odierni inalberati a Roma e Firenze al fine di vietare l’ingresso ai cinesi. Giudeofobia, islamobia, ma una parola di tolleranza sui pregiudizi anticinesi non l’ho ancora ascoltata, a fronte di tante parole di odio sparse non solo in rete. Non è la prima volta che ciò accade. Già prima della Grande Guerra la discussione sull’antisemitismo assorbiva ogni pubblico discorso, al fine di nascondere la diffusissima slavofobia. Anche dentro la comunità ebraica, l’odio contro gli slavi-sciavi non era un mero passatempo. La frase ogni “straniero è nemico”, in Italia come altrove, non ha mai riguardato solo gli ebrei. Anzi, sotto il fascismo, prima del 1938, più virulento dell’odio anti-ebraico era quello anti-slavo. L’antirazzismo in Italia ha una sua strana storia, sicuro è che soffre da sempre di una congenita miopia.

Alberto Cavaglion

(5 febbraio 2020)