Coronavirus, le scuole ebraiche
alla prova dell’emergenza

Lezioni su piattaforme online, compiti inviati tramite il registro elettronico o mail, riprogrammazione degli orari scolastici. Le scuole ebraiche italiane, come tutti gli istituti del Paese, si stanno riorganizzando per affrontare l’emergenza coronavirus e la chiusura delle strutture agli studenti decisa dal governo. Almeno fino al 15 marzo.
“Qui a Milano abbiamo chiuso già la scorsa settimana. Martedì è stata mandata una circolare a tutti i docenti invitandoli a darsi da fare sull’implementazione della didattica a distanza, secondo le loro conoscenze. Chi ha usato skype, chi ha usato zoom, chi ha contattato gli studenti con il registro elettronico o whatsapp. Pensavamo che tutto si esaurisse nel giro di poco tempo ma purtroppo non è cosi e quindi ci stiamo riorganizzando” spiega a Pagine Ebraiche Agostino Miele, direttore della scuola ebraica di Milano (che va dalle primarie al liceo). In Lombardia infatti è già da lunedì 24 febbraio che gli studenti sono rimasti a casa. “Comprensibilmente le famiglie si sono messe subito in allarme, temendo che i figli rimanessero scoperti senza lezioni, senza compiti, ma la risposta del preside è stata immediata” sottolinea Timna Colombo, assessore alla Scuola della Comunità. Le stesse famiglie, ricevuta una risposta, hanno iniziato a collaborare con grande disponibilità. “Purtroppo si naviga un po’ a vista, per il momento sappiamo che fino al 15 marzo saremo chiusi agli studenti, ma l’amministrazione è pienamente operativa. Gli insegnanti lavorano da casa o dall’istituto e il preside è impegnato a coordinare tutto il corpo docente e pianificare gli orari della didattica”. Tra gli strumenti operativi che saranno adottati, spiegano Miele e Colombo, una piattaforma per fare videoconferenze. “Per lunedì mattina ho convocato un collegio straordinario per organizzare l’attività a distanza, faremo vedere una piattaforma, Zoom, che alcuni già stanno utilizzando. L’obiettivo è coinvolgere tutti gli studenti su una sola piattaforma dove si possano tenere le lezioni”.
La chiusura delle scuole, in altre città e Comunità, è arrivata invece all’improvviso. Come a Roma. Anche qui, ad ogni livello, dalla elementari alle superiori, ci si sta attivando per offrire una risposta adeguata. “La giornata odierna è dedicata alla pianificazione. Agiremo infatti su diversi livelli operativi, con una modulazione ad hoc dell’offerta formativa” ci spiega Alfi Tesciuba, vicepresidente della scuola media. Tre le modalità di condivisione che saranno previste nella relazione a distanza tra docenti e studenti. “La condivisione semplice di un file, sia esso un documento word, un pdf, una immagine. La lezione audio registrata. E infine la lezione video, con due possibili strade: la lezione registrata e la lezione in diretta, con una interazione tra le parti. Quest’ultima evidentemente comporta delle complessità maggiori. Non è detto che sia una strada sempre praticabile”. Il primo punto è stato fatto stamane su iniziativa del rav Benedetto Carucci Viterbi, che è preside del liceo. L’obiettivo è di essere operativi nel giro di poche ore. “Ci vorrà un po’ di pazienza, ma contiamo di rispondere in tempi relativamente rapidi a questa urgenza. D’altronde – dice – è un provvedimento che non ci attendevamo con questa urgenza”. La sfida sarà anche quella di allineare tutto il corpo docente su determinati standard digitali. “Naturalmente, come sempre succede, c’è chi è più predisposto e chi meno. L’uso corretto delle tecnologie è però sempre più fondamentale al giorno d’oggi. Non è un caso che di recente siano stati organizzati alcuni seminari, rivolti a docenti di determinate materie. Per il futuro la platea dovrà essere allargata. È un aspetto – dice Tesciuba – cui rav Carucci tiene molto”.
Marco Camerini dirige la scuola ebraica di Torino. “A Torino – racconta – viviamo il problema della chiusura della scuola da due settimane, con il fatto che poi viene annunciata con poco preavviso, di settimana in settimana. Abbiamo avuto poca possibilità di fare una strategia di ampio respiro, gestendo l’emergenza giorno per giorno. Ora che è chiaro che rimarremo chiusi agli studenti almeno fino al 15 abbiamo più strumenti per fare una programmazione e ripensare la didattica delle primarie e delle medie. È chiaro che per i più grandi si possono adottare soluzioni di un certo tipo, perché sono più autonomi, sanno gestire la tecnologia. Per i più piccoli della primaria, che devono imparare a leggere e scrivere, è tutto più complicato”. Ancora sul piano della formazione, Camerini spiega come si sia confrontato con il collega Miele di Milano e con altri presidi del torinese per capire quali strumenti adottare. “Abbia deciso di impostare con il corpo docenti una didattica diversa: per italiano e matematica ci appoggiamo sulla piattaforma Redooc, che è fra quelle indicate dal Miur. Noi la utilizzavamo già da un paio di anni e fornisce la possibilità di fare classi virtuali, far fare gli esercizi ai ragazzi e monitorarli a distanza. Poi un’altra piattaforma con cui già avevamo una partnership è MyEdu School, dove ci sono programmi per diverse discipline e con percorsi virtuali che si possono far seguire agli studenti”. Al di là della didattica, Camerini sottolinea come una delle sue preoccupazioni principali sia trovare una soluzione per le famiglie in difficoltà: “Mi rendo conto che ci sono genitori, che per un motivo o per l’altro, non possono seguire i propri figli, non possono lasciarli da soli davanti al computer. Non hanno nonni o parenti che possono dare un aiuto. Come supportare le famiglie è ancora un punto di domanda. È un aspetto sociale importante e stiamo pensando delle soluzioni. Non possiamo inoltre dimenticare che ci sono alunni con alcune fragilità che non possono essere lasciati indietro”. La Comunità, aggiunge Camerini, in questo frangente può essere di aiuto per fare rete.
La scuola primaria di Trieste, chiusa da giorni come gli altri istituti del Friuli-Venezia Giulia, è già nel pieno dell’attività a distanza. “Ai nostri studenti stiamo mandando i compiti. A breve contiamo di inviar loro anche delle lezioni da scaricare” sottolinea la coordinatrice didattica Anna Rosa Stalio. L’insegnamento in classe è sospeso. Ma anche a Trieste l’istituto scolastico resta comunque un luogo vivo, grazie all’impegno di dirigenti e insegnanti che vi si riuniscono e che da lì danno indicazioni e impartiscono linee guida in relazione stretta con le famiglie degli studenti. “In un momento delicato come questo – afferma Stalio – è essenziale far sentire la nostra presenza ai bambini. E questo anche perché, temporaneamente privati di alcuni punti di riferimento, capiscano che la scuola c’è e va avanti. Certo non è semplice, mi rendo conto, ma è necessario adattarsi tutti quanti a questa situazione. Prima o poi finirà”.

(5 marzo 2020)