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L'Unione informa |
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11 maggio 2009 - 17 Yiar 5769 |
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alef/tav |
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Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma |
Da
queste parti lo si è saputo poco, ma vi sono stati giorni molto
difficili nel Parlamento europeo che discuteva di nuove norme sulla
macellazione, compresa quella rituale ebraica (shechità). Il rischio
era che non solo venisse proibita o limitata la shechità, ma persino
che fosse proibita l'importazione in Europa di carne kasher. Alla fine
è passata una normativa accettabile per le organizzazioni ebraiche, ma
la partita non si è conclusa, perché dovranno esserci altri passaggi
legali e decisionali. Alcuni gruppi politici collocati in fasce estreme
si oppongono alla shechità sostenendo che questa apporti sofferenze
all'animale, cosa che non è mai stata dimostrata scientificamente. Sono
gli stessi gruppi che in Europa e in Italia spingono per l'adozione di
misure dure contro i movimenti migratori o il solo passaggio di
popolazioni straniere. Come diceva rav Kook, non può passare
inosservata la terribile contraddizione di chi da una parte dice di
battersi per proteggere gli animali e dall'altra mostra una cinica
indifferenza per le sofferenze umane.
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Divampa
la polemica sull'immigrazione. Il presidente del Consiglio grida che
l'Italia non sarà multiculturale. Il segretario generale della CEI
monsignor Mariano Crociata sottolinea che l'Italia è già
multiculturale e che questo è un valore, non un disvalore. Il Rav Di
Segni ci ricorda la vicenda della nave St.Louis, respinta nel
1940 dai porti americani, con il suo carico di oltre novecento ebrei in
fuga dalla Germania, rinviati al loro destino di morte. Il
comportamento delle autorità americane non era illegale, ma obbediva
alle norme di immigrazione varate nel 1924, che chiusero di fatto la
possibilità di immigrazione in America agli ebrei in fuga dalla Shoah.
E Amos Luzzatto, in un intervento che ha suscitato le ire di
alcuni, ha richiamato il clima pesante di razzismo che si respira, la
sua legittimazione diffusa che non può non ricordarci il 1938 e la
legittimazione dell'odio antiebraico. Da parte ebraica come da parte
cattolica, è sempre più viva la preoccupazione che i valori della
solidarietà tra gli esseri umani si perdano in nome degli egoismi
e delle paure. Credo che sia una battaglia che deve essere fatta anche
dal mondo laico, perché quanti parlano senza affidarsai ai valori
religiosi guardino anche e soprattutto a quelli etici e non
soltanto alla politica e ai suoi schieramenti, sempre più vili e
degradati.
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Anna Foa,
storica |
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Roma, presentato il museo della Shoah "Un fatto unico, ma minaccia il presente"
"Prima
della Shoah c'era una nave piena di ebrei, la Saint Louis, partita
dalla Germania, che cercò aiuto a Cuba, poi a New York ma nessuno
concesse asilo ai passeggeri e fu costretta a tornare in Europa. Il
carico di quei poveri esseri umani tornò ad Anversa, poco prima
dell'occupazione nazista e tutte quelle persone furono mandate a morire
nei campi di concentramento" Questo uno dei passaggi del discorso che
il Rav Riccardo Di Segni, ha
tenuto al "primo appuntamento" per la presentazione del futuro Museo
della Shoah di Roma, che si è svolto a Villa Piccolomini sulla Via
Aurelia. "La Shoah è unica - ha aggiunto il Rav Di Segni- ma ci sono
tanti segmenti di quella storia che si possono ripetere e di fronte ai
quali non possiamo restare indifferenti". In una sala affollata dal pubblico intervenuto e da esponenti della Comunità Ebraica di Roma, fra cui il presidente Riccardo Pacifici, il vicepresidente e assessore all'Ospedale Israelitico Stefano Valabrega e il Presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman, molti rappresentanti del mondo politico, mediatico e religioso, fra cui il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, il presidente della Rai Paolo Garimberti, il presidente della Commissione Ecumenismo e dialogo monsignor Vincenzo Paglia e gli storici Marcello Pezzetti direttore del costituendo Museo della Shoah e Umberto Gentiloni. La conduzione della serata è stata affidata al giornalista Enrico Mentana.
Il Museo della Shoah, che sorgerà a Villa Torlonia sarà un laboratorio
di studio e di ricerca per studenti ed adulti: al suo interno sarà
realizzato un percorso costruito attorno a fonti di diversa origine
come oggetti e documenti originali, informazioni storiche, filmati
d'epoca, plastici e grafici. Punto focale dell'esposizione museale sarà
un plastico di grandi dimensioni che ricostruisce il campo di sterminio
di Auschwitz-Birkenau, inoltre saranno attivati corsi di storia della
Shoah per studenti e di formazione per gli insegnanti. Per quanto
riguarda i tempi, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, durante la
presentazione del progetto, ha spiegato che "abbiamo espletato alcuni
adempimenti pratici importanti come l'entrata di Provincia di Roma e
Regione Lazio e contiamo di mettere velocemente la prima pietra una
volta superato qualche piccolo impedimento burocratico che c'é ancora".
Alemanno ha ricordato il rapporto con Gerusalemme e la collaborazione
economica, politica e culturale tra le due città.
Armi nucleari: fermare la follia iraniana Gli ebrei americani chiedono nuove sanzioni
Potrebbe stare in queste cinque lettere (IRPSA) la prossima mossa
politica dell’Amministrazione americana per scongiurare la minaccia di
un Iran atomico. E’ quanto si augurano, per lo meno, i delegati
dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), riunitisi la
scorsa settimana a Washington nell’annuale – e gigantesca – Conferenza
politica. La sigla menzionata sta per ran Refined Petroleum Sanctions Act e
si riferisce ad un progetto di legge già depositato ed in fase di
discussione sia alla Camera che al Senato statunitensi. Battendo la
pista delle sanzioni, esso mira in sostanza a destabilizzare il sistema
economico iraniano – ed il settore energetico in particolare – colpendo
quelle società che riforniscono Teheran di prodotti petroliferi
raffinati. Pur disponendo di riserve naturali d’idrocarburi fra le più
estese al mondo, infatti, l’Iran manca delle strutture adeguate per
raffinare il petrolio che produce in gran quantità, ed è perciò
costretto ad importare all’incirca il 40% di prodotti di primaria
importanza come gasolio e benzina. Dovesse essere approvata da entrambi
i rami del Congresso americano, la legge imporrebbe durissime sanzioni
alle compagnie straniere che commerciano tali prodotti con l’Iran:
queste si vedrebbero congelate ogni bene posseduto negli USA, non
potrebbero più concludere alcun affare con imprese americane nè
condurre transazioni ecnomiche di alcun tipo denominate in dollari. O
con l’Iran o con l’America- è insomma alle società che operano nel
settore dell’energia ma anche dei trasporti marittimi. E' chiaro che il
reale detsinatario delle misure in discussione, seppure indirettamente,
è però il regime di Teheran, che tramite queste sanzioni troverebbe
difficoltà sempre maggiori nell’avere accesso a beni di primaria
importanza. Secondo i suoi sostenitori, insomma, l’IRPSA dovrebbe
essere il «bastone» d’accompagnamento alla « carota » del dialogo
diretto e senza pregiudizi intavolato dall’Amministrazione Obama, per
scongiurare che l’Iran non approfitti dell’offerta di negoziati diretti
per continuare il suo programma d’arricchimento dell’uranio. Non è
nota, per il momento, la posizione della Casa Bianca su tale
provvedimento; resta il fatto, tuttavia, che se il Congresso approvasse
la legge, al Presidente non resterebbe che applicarla.
Simone Disegni
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pilpul |
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L'animo ebraico, la società multietnica e il dramma di un'umanità alla deriva
Fanno ormai parte della nostra quotidianità le immagini delle centinaia
e migliaia di immigrati che su imbarcazioni pericolanti tentano di
attraversare il Mediterraneo. Le sorti, come sempre, sono diverse: molti -
non sappiamo quanti- annegano prima di arrivare, gli altri vengono
intercettati o riescono addirittura ad approdare. Se hanno ancora
fortuna vengono smistati nei campi appositi. Negli ultimi giorni si è
aggiunto il caso dei “respinti”: quelli a cui l’asilo è stato negato a
priori, senza sapere se ne avessero diritto. Sono stati semplicemente
rispediti da dove erano venuti. Le immagini contribuiscono a rendere
disumana questa umanità alla deriva: negri assiepati, ammucchiati,
concentrati, massa anonima e indistinta, oscura e minacciosa. Non
risuona mai un nome; e raramente si viene a conoscere una storia. Loro
stessi non hanno la possibilità di raccontarsi. Il che li rende ai
nostri occhi estranei, fuori luogo, stranieri. E la gretta, terribile
convinzione che ogni straniero sia un nemico giace nascosta e latente
in ogni animo. Non dovrebbe essere così per l’animo ebraico. “Non
angustiare lo straniero, voi ben conoscete l’animo dello straniero,
poiché stranieri siete stati nella terra d’Egitto” (Es 23, 9). Sebbene
per molti popoli antichi, a cominciare dai greci, l’ospitalità sia
sacra, difficilmente si troverà una comunità aperta come Israele, una
legislazione che tiene già conto di una società multietnica e prevede le strategie necessarie per l’accoglienza. Lo testimonia il verbo gur che
significa “soggiornare come straniero” in un luogo diverso da quello di
origine o di appartenenza, per libera scelta o per costrizione,
autorizzati o no. Nel verbo è contenuta l’esperienza originaria del popolo ebraico che è stato gher,
“straniero residente”. In questa parola non risuona dunque una
accezione negativa. È scontato perciò il diritto dello straniero,
anzitutto il suo inserimento nella comunità. Avvicinato alla vedova e
all’orfano, fa parte delle persone socialmente deboli che richiedono
una particolare protezione. Perché è alto il rischio che venga
oppresso, usato, sfruttato, e questo è “contro il diritto” (Ez 22, 29).
Così si ingiunge di “non defraudare il salariato povero e misero, sia
tuo fratello o forestiero”, piuttosto “nel giorno stesso gli darai il
suo salario, prima che tramonti il sole” (Dt 24, 14-15). La protezione
giunge ad aprirgli perfino le città-rifugio, dove può riparare chi
abbia commesso un delitto involontariamente (Nm 35, 15) . Ai
precetti legislativi si connette una ingiunzione etica: “lo straniero
che dimora con voi deve essere per voi uguale a un vostro indigeno, ed
amerai per lui quel che ami per te” (Lv 19, 34). Il che è possibile
perché l’estraneità è una condizione comune – mia e tua. È la
condizione di tutti davanti a D-o: “siamo stranieri davanti a Te, e
pellegrini” (1 Cr 29, 14). E siamo anzi stranieri a noi stessi.
Nella parola acher/altro, le prime due lettere formano ach/fratello; lo
straniero è l’altro, l’altra parte di me, me come altro.
Donatella Di Cesare, filosofa |
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rassegna stampa |
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Notevole
eco sulla stampa della presentazione dei progetti didattici del Museo
della Shoà di Roma (per esempio, si veda Francesco Di Frischia sulle
pagine romane del Corriere),
anche per l'ulteriore passo avanti di Gianni Alemanno sulla via del
rifiuto del fascismo. "Provo rammarico, dolore e ripugnanza per la
condotta disumana del fascismo nei confronti della comunità ebraica",
ha dichiarato il sindaco di Roma (Dnews).
Nel frattempo gli studenti romani in visita a Mathausen sono stati
testimoni dell'irruzione nel campo di un gruppo di neonanzisti (Mario
Brancaccia sul Mattino), e una famiglia ebraica è stata respinta da un albergo austriaco (Gabriele Jacomella sul Corriere). Da leggere il commento di Giorgio Israel sull'episodio (Il Messaggero).
La visita del Papa: Andrea Tornielli sul Giornale pubblica il programma della visita, sottolineando la tappa di Iad Vashem. Francesco Battistini sul Corriere
evidenzia le preoccupazioni per la sicurezza del pontefice. Importante,
nei discorsi di ieri ancora i Giordania, dunque in pieno mondo arabo,
la condanna degli attentatori suicidi (Franca Giansoldati sul Mattino) e l'esaltazione del ruolo delle donne (Lorenzo Bianchi su Nazione-Carlino-Giorno). Una nota del Messaggero
sottolinea come Netanyahu abbia deciso di "stravolgere il protocollo"
per pronunciare un discorso di benvenuto all'arrivo del papa a Tel
Aviv. Il rabbino David Rosen, responsabile della commissione per il
dialogo fra ebraismo e cristianesimo, accenna in un'intervista alla Repubblica
alle diverse posizioni presenti nel mondo ebraico su questa visita
(danno dei "medievali" e coloro che l'osteggiano) e chiede al papa di
ribadire la condanna del negazionismo. Il Corriere
pubblica una bella intervista con Amos Oz sul senso dell'incontro fra
Benedetto XVI e Peres, che avverrà oggi. Araham B. Yehoshua sulla Stampa
saluta la presenza dei cristiani in Israele e immagina una sorta di
"vaticanizzazione" o neutralizzazione della Città Vecchia: un punto di
vista molto isolato in Israele, non è inutile chiarirlo. Anche Yoel
Dayan, icona pacifista, tira per la giacchetta (o per la tonaca) il
papa in un'intervista all'Unità,
chiedendogli di polemizzare con le posizioni di Netanyahu, che
peraltro, fino a prova contraria, è il legittimo capo del governo
israeliano, appena nominato con una forte maggioranza alla Knesset:
l'accettazione delle regole democratica non è molto forte fra quelli
che si considerano i veri democratici israeliani. Interessante il
commento generale alla visita pubblicato da Angelo Panebianco sul Corriere,
in cui invita il papa a "sgomberare gli equivoci" con l'Islam, ma anche
a eliminare gli ultimi residui dell'antigiudaismo cristiano.
Interessante la "delusione" islamica riferita da Barbara Serra
"vaticanista di Al Jazeera" sulla Stampa. Aldo Baquis ancora sulla Stampa rilancia
la polemica palestinese contro i parchi archeologici previsti dal
Comune di Gerusalemme intorno alla Città Vecchia. Il pretesto è che
sarebbero "occupazione strisciante": ma è chiaro che a una dirigenza
araba che cerca di negare l'antico carattere ebraico della città, a
tratti, come fece Arafat, pretendendo che il Tempio non sia mai
esistito, l'archeologia non possa piacere. Nel frattempo bisogna
registrare la ripresa dei lanci di razzi da Gaza sul territorio
israeliano: uno ieri, come riferisce una breve, ancora sulla Stampa.
Ugo Volli |
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notizieflash |
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Viaggio del papa: per il Rabbino Di Segni Israele è la tappa più significativa Roma, 10 mag - Il
Rav Riccardo Di Segni, che sarà martedì prossimo a Gerusalemme
nell'incontro tra i rabbini e Benedetto XVI, nel commentare il viaggio
del papa in Israele ha detto: "E' un viaggio importante. Ovviamente la
tappa più significativa è quella in Israele dove sarà eloquente il
messaggio che il pontefice darà in quei luoghi simbolici". "Non credo -
ha però aggiunto Di Segni - che ci saranno grandi sorprese e mi auguro
che tutto si svolga in maniera positiva". Rispetto al viaggio di
Giovanni Paolo II, Di Segni mette in evidenza "le differenze"
considerando il tempo passato dalla visita di Giovanni Paolo II e le
diversità tra i due pontefici. Benedetto XVI visiterà nell'ottobre
prossimo la sinagoga di Roma, che ospiterà così un papa per la seconda
volta. In proposito, Di Segni sottolinea "che gli ebrei romani
accoglieranno Benedetto XVI con rispetto e amicizia".
Il papa in Israele: "E' giusto onorare le vittime della Shoah" Tel Aviv, 11 mag - Il papa Benedetto XVI da oggi in visita in Israele, è stato accolto all'aeroporto dal
presidente israeliano Shimon Peres, dal premier Benyamin Netanyahu e da
una parata di ministri, rappresentanti religiosi, militari e membri del
corpo diplomatico. Sul tappeto rosso Benedetto XVI ha indugiato nello
stringere le mani in particolare di due ministri del governo Netanyahu:
Yitzhak Herzog (laburista, servizi sociali), nipote del rabbino capo
Yitzhak Halevy Herzog che nella seconda guerra mondiale cercò più volte
di ottenere aiuti da Papa Pio XII; e Yossi Peled (Likud, ministro senza
portafogli) che nella seconda guerra mondiale fu affidato dai genitori
in Belgio ad una famiglia cristiana per sfuggire alle persecuzioni
naziste. "Tragicamente - ha osservato il papa - il popolo ebraico
ha sperimentato le terribili conseguenze di ideologie che negano la
fondamentale dignità di ogni persona umana". "E' giusto e conveniente
che durante la mia permanenza in Israele io abbia l'opportunità di
onorare la memoria dei 6 milioni di ebrei vittime della Shoah, e di
pregare affinché l'umanità non abbia mai più ad essere testimone di un
crimine di simile enormità". Qui Papa Ratzinger ha inserito le sue
parole di condanne dell'antisemitismo. In un passaggio precedente del
discorso il Papa ha rilevato che "la Santa Sede e lo Stato di Israele
condividono molti valori, prima fra tutti l'impegno di riservare alla
religione il suo legittimo posto nella vita della società". Giuste
relazioni sociali, ha commentato, presuppongono ed esigono "il rispetto
per la libertà e la dignità di ogni essere umano, che cristiani,
musulmani ed ebrei credono ugualmente essere creato da Dio...". "Quando
la dimensione religiosa della persona umana - ha denunciato Benedetto
XVI - viene negato o posta ai margini, viene messa in pericolo il
fondamento stesso di una corretta comprensione dei diritti umani
inalienabili". |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
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