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    12 maggio 2009 - 18 Yiar 5769  
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Moked - il portale dell´ebraismo italiano
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  Roberto Della Rocca Roberto
Della Rocca,

rabbino
Oggi e' Lag Baomer, il trentatresimo giorno 
dell'Omer, periodo che ci traghetta da Pesach a Shavuot. Come in altre ricorrenze anche in questo giorno, nel quale si interrompono le manifestazioni del lutto, si mischiano significati storici, nazionali e religiosi. Uno tra i  motivi che conferiscono carattere semifestivo a questa giornata è la cessazione della pestilenza che colpì le 12.000 coppie di discepoli di Rabbi Akiwa. Secondo la tesi, riportata nel Talmud, questi valorosi allievi, indicati significativamente come coppie, sono stati puniti perché non si rispettavano adeguatamente l'uno con l'altro. Il grande paradosso è che erano i discepoli di quel Maestro, Akiwa ben Josef, che forse ha insistito più di ogni altro Rabbino sulla importanza fondamentale del rispetto per il prossimo. Talvolta i piu grandi fallimenti sopraggiungono proprio laddove vi sono maggiori aspettative. A noi oggi il lutto per questa pestilenza, avvenuta durante l'Omer e che precede la festa di Shavuot, viene a ribadirci come non può esserci un'appropriata ricezione della Torà se non impariamo a rispettare il nostro prossimo. Questi  giorni che precedono il Tempo del Dono della Torà  costituiscono quindi una sorta di bonifica del nostro terreno interiore sul quale dobbiamo piantare quell'albero della Vita rappresentato dalla Torà che non potrà crescere bene se non vi sono i presupposti etici e le qualità comportamentali che vanno sotto il nome di derekh eretz.
Se diciamo che i barconi di immigrati respinti dal governo italiano sono come la nave St. Louis non bisognerà lamentarsi quando qualcuno dirà che Gaza è come Auschwitz. I due paragoni hanno lo stesso grado di fondatezza. Cioè zero. Ed entrambi contribuiscono allo stesso modo alla banalizzazione della Shoah. Giorgio Israel,
storico della scienza
giorgio israel  
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  fiera libriTorino e i libri 1 - Filosofi e carabinieri

La Giuntina è una delle poche case editrici europea specializzata in cultura ebraica che si rivolge ai lettori con l’intento di far conoscere la storia e le tradizioni ebraiche. Presenza ormai storica nell’editoria italiana, anche quest’anno avrà il suo stand alla Fiera del libro, dal 14 al 18 maggio nel padiglione 2.
Tra le principali novità che la Giuntina presenterà alla Fiera del libro troviamo il nuovo saggio di Catherine Chalier, filosofa, allieva e interprete originale del pensiero di Lévinas, che ha pubblicato diverse opere che esplorano i legami tra filosofia e tradizione ebraica, fra cui, con la Giuntina, Le matriarche. Attualmente vive e insegna a Parigi all’Università di Paris X Nanterre.
Il libro, intitolato Angeli e uomini, è un interessante studio filosofico-letterario-religioso sulla figura dell’angelo. Nella nostra società, scettica e disincantata, gli angeli continuano ad affascinare. Essere invisibili e vicini all’uomo, creature di Dio che rivelano la Sua presenza, essi fanno vibrare il nostro mondo all’unisono con una realtà più alta. Si trovano in tutte le tradizioni monoteistiche, ma è nella Bibbia ebraica che rivelano innanzitutto il loro volto misterioso e familiare. Catherine Chalier ne rivisita i grandi episodi – gli ospiti di Abramo, la voce del roveto ardente, ma anche colui che lottò con Giacobbe o l’accusatore di Giobbe. Oltre la loro apparente diversità, ciascuno di questi episodi illumina l’uomo su sé stesso e sul senso della sua finitezza. Dall’angelo annunciatore all’angelo distruttore, sono tutte figure che ci introducono al faccia a faccia con l’Altro divino.
La Chalier ci offre una molteplicità di letture, razionaliste, etiche o mistiche, che vanno dai saggi del Talmud a Filone Alessandrino fino a Maimonide, lo Zohar e i maestri chassidici, guidandoci in questo viaggio attraverso la tradizione ebraica sulle tracce degli angeli.

shulim voghelmann L’altro fiore all’occhiello della Giuntina in questa fiera del libro, indicatoci direttamente da Shulim Vogelmann (nell'immagine a fianco), il direttore editoriale, è Sono stato un numero di Roberto Riccardi, ufficiale superiore dei carabinieri e romanziere.
Questo libro racconta la vita di Alberto Sed dalla nascita ai giorni nostri. Rimasto orfano di padre da bambino, Alberto è stato per anni in collegio. Le leggi razziste del 1938 gli hanno impedito di proseguire gli studi. Il 16 ottobre 1943 è sfuggito alla retata effettuata nel ghetto di Roma. E' stato catturato in seguito, insieme alla madre e alle sorelle Angelica, Fatina ed Emma. Dopo il transito da Fossoli, la famiglia è giunta ad Auschwitz su un carro bestiame. Emma e la madre, giudicate inabili al lavoro nella selezione condotta all'arrivo, sono finite subito nella camera a gas. Angelica, un mese prima della fine della guerra, è stata sbranata dai cani per il divertimento delle SS.
Solo Fatina è tornata, segnata da ferite profonde: ha assistito alla morte di Angelica ed è stata sottoposta agli esperimenti del dottor Mengele. Alberto è sopravvissuto alla fame, alle torture, all'inverno, alle marce della morte. Ha partecipato per un pezzo di pane a incontri di pugilato fra prigionieri organizzati la domenica per un pubblico di SS con le loro donne. Dopo essere scampato a un bombardamento, è stato liberato a Dora nell'aprile 1945. Tornato a Roma, superate le difficoltà di reinserimento, ha iniziato a lavorare nel commercio dei metalli e si è sposato. Ha tre figli, sette nipoti e tre pronipoti. Questo romanzo sarà presentato dall’autore il 16 maggio al Circolo dei
Lettori in via Bogino 9.

Manuel Disegni
 
 
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  Il dibattito sulla macellazione rituale,
il Parlamento europeo prova a cambiare le regole

Il Rav Riccardo Di Segni si è soffermato sulla discussione svoltasi nei giorni scorsi al Parlamento europeo in ordine alla macellazione rituale, annotando che “alla fine è passata una normativa accettabile per le organizzazioni ebraiche, ma la partita non si è conclusa, perché dovranno esserci altri passaggi legali e decisionali”.
Torno sull’argomento,  perché la macellazione rituale (scechità) ha un ruolo fondamentale nel contrassegnare l’identità ebraica: non a caso il regime fascista si affrettò a vietarla quasi contestualmente all’adozione dei primi provvedimenti razzisti (il 19 ottobre 1938).
Dunque, la Commissione europea ha presentato al Parlamento europeo una proposta di regolamento (COM 2008/0553) destinata a sostituire l’attuale normativa comunitaria sulla protezione degli animali durante l’abbattimento, contenuta nella direttiva 93/119/CE. Attenzione: sostituire un regolamento ad una direttiva significa rafforzare la fonte normativa, dettando una disciplina immediatamente applicabile in tutti gli Stati membri.
Il Parlamento europeo è stato chiamato a una consultazione e, in questa procedura, ha adottato, il 6 maggio, una risoluzione legislativa, che contiene alcune proposte di modifica che invita la Commissione ad adottare.
Per quanto riguarda strettamente il punto della macellazione rituale, il Parlamento ha approvato tre proposte di modifica che  mi sembrano significative:
1.l’aggiunta del riferimento, dove essa è richiamata, non soltanto alle tradizioni culturali in genere ma anche specificamente a quelle religiose o di origine religiosa;
2.la soppressione (all’articolo 4, paragrafo 2) del concetto che la macellazione rituale avvenga in deroga alle disposizioni di carattere generale: in questo modo la macellazione rituale trova piena dignità al fianco di quella “ordinaria”, purché avvenga in un macello;
3.gli animali macellati senza stordimento devono essere immobilizzati meccanicamente uno per uno (articolo 12, paragrafo 2) “e storditi efficacemente immediatamente dopo il taglio della gola” (considerando n. 37). E’ questo, mi sembra, il compromesso più delicato: che lo stordimento ci sia, ma soltanto dopo la macellazione.
La parola passa ora al Consiglio dei ministri europeo, che, qualora intenda modificare sostanzialmente la proposta della Commissione, dovrà consultare nuovamente il Parlamento europeo.

Valerio Di Porto, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
 
 
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Il papa in Israele, in particolare a Yad Vashem, domina la rassegna. Una sintesi attenta soprattutto ai dettagli curiosi si trova nell'articolo di Battistini per il Corriere. Sullo stesso Corriere, Davide Frattini ricostruisce i gesti di altri ospiti famosi del museo della Shoà, da Marlene Dietrich a Gianfranco Fini.  Fra i commenti positivi al suo discorso, che si può leggere su Liberal (altri si trovano sulle pagine dell'Avvenire e sull'Osservatore romano), dove pure è interessante anche leggere il commento di Luigi Accattoli, c'è l'intervista al Rav Laras sul Giornale. L'esaltazione del ruolo personale di Ratzinger per favorire la comprensione dell'ebraismo da parte dei cattolici è il contenuto di un'intervista al Foglio di George Weigel, teologo cattolico americano. Una voce più politica ma altrettanto positiva è quella del "padre dei neocon", Norman Podhoretz, registrata ancora dal Foglio. Naturalmente molto positivo, secondo l'idea che un accordo delle religioni dovrebbe cambiare il mondo è l'opinione del vescovo Bruno Forte, ospitata dal Mattino. L'ambiguità della posizione cattolica è testimoniata, sempre sul Mattino, dall'intervista all'ex vescovo cattolico della Palestina Sabbah, che cerca di volgere la posizione papale nello slogan "porre fine all'oppressione" (israeliana, naturalmente).
Favorevole ancora il parere dell'ex ambasciatore israeliano presso il Vaticano Hadas, registrato dall'Avvenire, che pensa, come Roberto de Mattei sul Foglio, che questo papa abbia completato il rovesciamento delle posizioni cattoliche sull'ebraismo. Come commenta anche Luzzatto Voghera sul Nazione-Carlino-Giorno, "un duro colpo ai conservatori nella Chiesa". Leone Paserman, intervistato dal Messaggero ammonisce che non può essere il papa a risolvere il conflitto fra israeliani e palestinesi. Da leggere con attenzione il commento di James Carroll sullo Herald Tribune: si sostiene che il pellegrinaggio del papa è particolarmente importante essendo lui "l'emblema di ciò che resta del Cristianesimo"...
Fulvio Fania, invece, su Liberazione sostiene che il papa "non convinca gli ebrei". Il Manifesto, con due articoli di Michele Giorgio  lamenta che il Papa non sia andato a Gaza (per colpa "di Israele e di Abu Mazen" insieme) e che sia stata chiusa la sala stampa allestita dai palestinesi per dare un'"informazione alternativa" sull'evento. C'è stato poi un incidente quando il capo dei giuristi islamici dell'Autorità Palestinese, Tamini, a un incontro interreligioso in presenza del papa si è lanciato in una filippica antisraeliana: la cronaca in un articolo di Salvatore Mazza sull'Avvenire e in uno siglato AnTor sul Giornale.

Continua il dibattito sulle misure da prendere (o da non prendere) per prevenire l'immigrazione clandestina. Molto lucida, come al solito, la voce del ministro Frattini intervistato dal Corriere, che chiede all'Europa e alla Chiesa di prendere atto delle conseguenze delle proprie posizioni di principio. Per esempio, di considerare il caso olandese ("C'era una volta il paese più libero d'Europa...Chiese convertite in moschee, l'islam prima religione ad Amsterdam, segregazione e sharia di stato"), ricostruito da Giulio Meotti per Il Foglio. Continuano invece gli interventi di Amos Luzzatto per schierare l'ebraismo italiano contro i provvedimenti di contenimento dell'immigrazione clandestina. Si può leggere a proposito l'intervista molto rispettosa che gli fa sull'Unità Umberto De Giovannangeli, un giornalista che di solito esprime posizioni fortemente antisraeliane.

Sui temi strategici che restano apertissimi per Israele, in attesa dell'incontro fra Netanyahu e Obama previsto fra qualche giorno, è interessante leggere l'articolo di Isi Leibler sul Jerusalem Post, che inquadra il ruolo essenziale dell'ebraismo americano nel futuro delle relazioni fra Israele e Usa. Un editoriale non firmato su Haaretz espone la possibilità di una convergenza fra il governo Netanyahu e gli interessi degli arabi moderati sulla base di una dichiarazione del re di Giordania che, letta sul Riformista o sulla Stampa (Francesca Paci), cioè  senza il filtro del whisful thinking dell'organo molto ideologico della sinistra israeliana, appare in realtà piuttosto minacciosa. Naturalmente al patto che il Primo ministro "rinunci ai vecchi trucchi e venga a patti con il nuovo corso di Washington" "compiendo una svolta ideologica", insomma, iscrivendosi all'estrema sinistra: così la pensa almeno la solita irriducibile voce di Haaretz, questa volta con la firma di Yoel Marcus.

Una notizia importante è il boicottaggio dei rabbini al vertice interreligioso promosso dall'Unione Europea "troppo pieno di estremisti islamici", in particolare Tariq Ramadan (notizie su Il Corriere e Il Sole 24 ore). C'è stato poi il colpo diplomatico iraniano con la liberazione della giornalista americana Roxana Saberi, arrestata e condannata qualche mese fa per spionaggio. Ora gli ayatollah si sono accorti che l'America non è una potenza ostile e hanno ottenuto i complimenti di Obama, della Clinton e della stampa di tutto il mondo (si veda per fare qualche esempio, l'articolo di Alberto Negri sul Sole e quello di Bernardo Valli su Repubblica). Difficile non pensare a una sceneggiata, alla costituzione di un ostaggio da spendere sul teatrino dell'opinione pubblica internazionale che trasforma la povera giornalista in "simbolo del disgelo" (Zucconi su Repubblica). Ma ci sono cascati tutti, fino a dire, come Valli, che l'Iran non è affatto uno stato totalitario: ah, la potenza delle relazioni pubbliche...

Ugo Volli

 
 
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notizieflash    
 
 

Benedetto XVI  incontra il capo rabbino ashkenazita Metzger    Gerusalemme, 22 mag -
Yona Metzger, rabbino capo ashkenazita israeliano ha ricevuto Benedetto XVI nella sede del Rabbinato di Gerusalmme. "Pensavo tra di me - ha detto Metzger nel suo intervento - che se un incontro così storico si fosse svolto molti anni fa si sarebbe risparmiato molto sangue innocente e molti odi gratuiti sarebbero stati evitati".

Siria e Israele: riprendono i negoziati indiretti
Ankara, 12 mag -
La Siria è pronta a riprendere i negoziati di pace indiretti con Israele. Lo ha riferito oggi l'agenzia turca Anadolu citando le dichiarazioni rilasciate dall'ambasciatore siriano ad Ankara, Nidal Kalaban. "Noi - ha dichiarato il diplomatico siriano - abbiamo scelto la pace come opzione strategica e siamo decisi ad andare sino in fondo finché i territori occupati non saranno restituiti ai loro proprietari”, e ancora  "adesso la palla è in campo israeliano. Nel momento in cui Israele riterrà di essere pronto, anche noi saremo pronti a riprendere i colloqui". I negoziati di pace indiretti fra Israele e Siria erano stati annunciati lo scorso 21 maggio, da allora ci sono stati quattro incontri a Istanbul. Il quinto incontro, previsto per il 18 settembre, era stato rinviato su richiesta dello Stato israeliano e in seguito sospeso in vista delle elezioni generali in Israele. Dopo le elezioni, a causa della operazione Piombo fuso, i colloqui erano stati definitivamente interrotti.

 
 
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