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L'Unione informa |
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21 maggio 2009 - 27 Yiar 5769 |
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alef/tav |
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Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma |
La
lettura di questo sabato inizia con l'ordine di fare un censimento di
tutti gli uomini in età per andare nella tzavà, l'esercito. Strano
destino di questa parola che al plurale tzevaot nella Bibbia si
accompagna al nome divino, lasciando l'impressione, cara agli
antisemiti, che il nostro sia un D. molto militarista. Il fatto è che
prima degli eserciti umani la parola, già alla fine della creazione, in
Bereshit 2:1, quando c'erano solo Adamo ed Eva, indica le schiere
celesti. Con buona pace dei nostri nemici che non si abbassano a
discutere certe "sottigliezze". |
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La
visita del sindaco di Roma Gianni Alemanno e della sua folta
delegazione a Gerusalemme, Tel Aviv e Acco, ha segnato un altro momento
importante nell’avvicinamento di Israele all’Europa e alla comunità dei
Paesi del Mediterraneo. È anche parte di un percorso di avvicinamento e
di riflessione della destra politica italiana nei confronti della
storia ebraica del Ventesimo secolo. Come ci confidava uno dei
consiglieri di Alemanno, la cerimonia alla Foresta dei Giusti, o in
misura ancora più coinvolgente la precedente visita ad Auschwitz,
creano l’imperativo di comprendere anche da parte di chi si è sentito
fino a quel momento distaccato o non del tutto coinvolto. Si tratta,
presumibilmente, di un processo positivo, irreversibile, da
incoraggiare. Resta da capire – ed è certo interessante osservare
dall’esterno – quale sia da parte della leadership della comunità
ebraica il modo migliore per svolgere questo delicato compito educativo
senza dimenticare che del collettivo ebraicofanno parte persone con esperienze, idee e ispirazioni politiche diverse.
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Sergio Della Pergola,
demografo, Università Ebraica di Gerusalemme |
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A Vilna la ferita ancora aperta fra l'indifferenza della gente
“L’indifferenza è gemella della crudeltà”, recita un aforisma
turco, che è lo specchio della condizione degli ebrei lituani, nel
passato come nel presente. La
comunità ebraica lituana, culturalmente assai fiorente, fu quasi
totalmente annientata durante gli anni del nazismo con la complicità
dei volenterosi collaborazionisti lituani. A Vilna, la “Gerusalemme
della Lituania”, nel cui territorio si trovavano un centinaio di
sinagoghe, oltre a numerose Yeshivot e centri culturali, rimase in
piedi solamente una sinagoga, che si salvò dalla distruzione solo
perché scambiata dai nazisti per un magazzino. Visitando Vilna ai
giorni nostri, si ha la sensazione che ad essere scomparsa dalla città
non sia solamente gran parte della popolazione ebraica, ma anche ogni
traccia della sua memoria storica. All’unica sinagoga rimasta in piedi
non è praticamente dedicato nessuno spazio nelle guide turistiche, e di
segnaletica per raggiungerla neanche a parlarne. Solo sulle mappe
stradali, e nemmeno su tutte, è possibile notare una piccola stella di
David in mezzo a centinaia di croci. Molto pubblicizzato è un Museo del
Genocidio; solo che si tratta del museo delle vittime del KGB e non di
quelle dei nazisti, come si potrebbe istintivamente pensare. Una
volta raggiunta la sinagoga, senza grande collaborazione da parte della
popolazione locale (e non è solo un problema di comunicazione legato
alla lingua), la sensazione di disagio aumenta. La sinagoga è
localizzata leggermente al di fuori del centro storico, peraltro molto
bello, pittoresco e ben curato, ed è dunque lontana dai flussi
turistici tradizionali; è circondata da palazzi in stato di semi
abbandono con le facciate scrostate e le strade sporche e dissestate.
Le finestre della comunità ebraica, a poca distanza dalla sinagoga,
ogni tanto vengono affrescate dai soliti imbecilli con svastiche,
stelle di David appese a forche e amenità simili, che,
nell’indifferenza dei passanti, restano lì per giorni prima che una
qualche autorità cittadina intervenga mandando qualcuno a cancellarle.
Non è un fatto isolato, comunque, visto che sono molti i gruppi
neonazisti lituani nati in questi ultimi anni (con relative
manifestazioni pubbliche), favoriti da una certa indulgenza governativa
e dal fascino esercitato da forti correnti negazioniste. Passeggiando
tra i vicoli caratteristici del centro, tra gallerie d’antiquariato e
locali turistici, si avverte una sensazione di disagio pensando che
quello, una volta, era l’animato quartiere ebraico di Vilnius, abitato
da quasi 80.000 persone. E il disagio aumenta quando si chiede qualche
informazione (perché targhe o lapidi commemorative non se ne vedono):
le persone di una certa età, quelle che dovrebbero avere una memoria
storica, se interpellate, o non rispondono oppure rispondono
scontrosamente, quasi che abbiano voluto rimuovere il passato,
manifestando indifferenza se non addirittura fastidio a sentirselo
ricordare. I giovani, poi, sembra che siano del tutto all’oscuro del
passato. Infine, le autorità locali si sono dedicate ad un’opera di
maquillage dell’esterno dei palazzi, delle vie e delle piazze del
centro, cercando di dimenticare e far dimenticare il ricordo di questo
scomodo passato, forse anche per non causare fastidiosi turbamenti agli
attuali inquilini e passanti. Mentre nel resto dell'Europa, alla fine
del conflitto, si è cercato di valorizzare ogni più piccola traccia
della presenza ebraica prebellica, in Lituania è accaduto l'esatto
contrario. Sotto il dominio sovietico, infatti, laddove sorgeva la
Grande Sinagoga di Vilnius è stato costruito un asilo infantile, mentre
al posto dell'unico cimitero ebraico, dove si trovava la tomba del
celeberrimo Gaon, è stato costruito uno stadio di calcio. D'altronde
queste sono profanazioni che si stanno ripetendo continuamente negli
ultimi anni. Basta per esempio pensare alla discoteca costruita vicino
al lager di Auschwitz ("Le atrocità appartengono al passato", la
sbalorditiva giustificazione). Tutto questo nonostante lo sforzo della
comunità ebraica che, con notevole dispendio di risorse, cerca di
diffondere e comunicare la cultura e le radici ebraiche della Lituania
attraverso tutti i mezzi di comunicazione possibili, compreso un
interessante sito web sulla storia della comunità locale. Al
visitatore non ancora sazio di rancore e malinconia è suggerita
vivamente una visita a Panierai, località nelle vicinanze della
capitale, dove si trova un memoriale dedicato alle vittime della furia
nazista. A Panierai i contrasti tra bellezza del luogo e orrore si
acuiscono ancora di più. Questo piccolo villaggio si trova in mezzo ad
una verdissima e rigogliosa foresta d’alto fusto. La natura
incontaminata nasconde un passato orribile. Qui furono massacrati quasi
tutti gli ebrei di Vilnius, gli ebrei dei villaggi della vicina
Bielorussia e molti oppositori politici. Camminare per le strade del
villaggio è un’esperienza emotivamente molto forte. Gruppetti di
abitanti del luogo camminano senza una meta, con in mano bottiglie di
vodka, già palesemente ubriachi alle 9 di mattina. Ovviamente di
cartelli del memoriale delle vittime neanche l’ombra. Eppure si
trova a soli 500 metri dalla stazione ferroviaria. Chiedere a qualcuno
del posto dove si trovi il sito ed ottenere risposta è ovviamente
impossibile, la collaborazione è difatti nulla. Spesso si ottiene come
risultato un sorrisetto ironico e si sente mormorare alle spalle la
parola Zydow, che significa ebreo. Dopo avere trovato in qualche
maniera la strada, si arriva al memoriale, che è praticamente un parco
pubblico dove gruppi di ragazzotti con la testa rasata si ritrovano a
bere e bivaccare ed anziane signore portano i loro cani a passeggiare.
Quasi casualmente ci si imbatte in qualche cartello. Sul bordo del
fossato dove i prigionieri, a dieci per volta, venivano assassinati
nudi con un colpo alla nuca, mentre gli altri, in fila, aspettavano il
loro turno, c'è un'iscrizione commemorativa. Le guardie lituane erano
gli esecutori, i tedeschi i coordinatori e organizzatori del massacro.
Gli abiti e i beni depredati alle vittime erano la ricompensa che si
prendevano i volenterosi assassini e che, di ritorno a Vilnius, dopo la
faticosa giornata lavorativa, barattavano con vodka e danaro con i disponibili
abitanti del vicino villaggio. C’è un minuscolo museo in mezzo al parco
con foto e documentazioni sulle vittime: il museo risulta aperto quando
arriviamo, però dobbiamo suonare il campanello per entrare. Il custode
accoglie noi solitari visitatori in canottiera e ciabatte.
Adam Smulevich
Torino e i libri – Senza credibilità è tutta un'altra storia
Un
testo pubblicato ieri riferiva dell'incontro svoltosi alla Fiera del
Libro con lo storico israeliano Ilan Pappe. Tagli determinati da
esigenze di spazio e del tutto indipendenti dalla volontà dell'autore
hanno privato l'articolo di alcuni importanti elementi di giudizio e il
lettore di un necessario metro di comprensione su un personaggio non
solo controverso, come già riferiva l'articolo, ma anche del tutto
sprovvisto di credibilità. Se si misurasse il grado di libertà di
stampa, di libertà di ricerca accademica e di libertà di espressione,
la democrazia israeliana potrebbe probabilmente essere collocata al
primo posto al mondo. In un sistema che per definizione e fino a
rasentare l'autolesionismo accoglie ogni diversità e combatte ogni
pregiudizio e ogni razzismo, persino una figura come questa, che ha
fatto della provocazione fine a se stessa e della negazione della
realtà di Israele il proprio trampolino alla ricerca di una notorietà
del tutto improbabile, ha diritto di esprimersi. Non è il primo caso e
non sarà l'ultimo, perché questa è la lezione dell'unica democrazia del
Medio Oriente. Ma è bene che il lettore sia avvertito che anche in
questo caso la disperata ricerca di notorietà ha prodotto un risultato
privo di credibilità e di valore scientifico.
gv
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Fumetto - L'Anna Frank di Bruxelles e gli accostamenti di una matita
Chi ha letto il diario di Anna Frank conosce il suo piccolo amore,
Peter, di cui parla raccontando dei suoi ma anche dei sentimenti del
ragazzo e di cui esprime, come una seria fidanzata, pregi e difetti,
sogni e speranze che il suo amato dovrebbe perseguire. Questo rapporto
ha ispirato una delle pagine del nuovo albo di Spirou dal titolo “Groom
vert-de-gris”,
ambientato durante l’occupazione nazista di Bruxelles, scritto da Yann
e disegnato da Olivier Schwartz. Ma ha generato anche un “litigio” a
distanza tra lui e Joann Sfar, che nel suo blog dopo
aver svolto una interessante analisi sui fumetti che direttamente o
indirettamente si occupano di nazismo, ha attaccato senza troppe mezze
misure gli autori del nuovo episodio di Spirou. Il nodo della questione
è l’immagine che vedete qui affianco, dove l'eroe bacia una ragazza che
assomiglia ad Anna Frank. Non è mancata la risposta di Yann, che nella
prestigiosa rivista Bodoi, intervistato da Laurence Saux ha spiegato la
genesi del fumetto e chiarito alcuni punti che hanno sollecitato le
critiche non solo di Sfar. La storia di Spirou è ambientata a Bruxelles
durante l’invasione nazista. Non è perciò presente Anna Frank la
ragazza che viene baciata da Spirou, anche se gli autori hanno giocato
con richiami più o meno diretti a personaggi famosi. In realtà Yann
spiega che si tratta di riferimento a Audrey Hepburn, nata a Bruxelles
e vissuta in Olanda durante la guerra. Così come nel fumetto si possono
trovare altri riferimenti ad autori di fumetti.
In
realtà, se leggiamo con attenzione la critica di Sfar, possiamo
rimanere colpiti dal linguaggio forte e aggressivo che ha ferito Yann,
come si deduce dall’intervista che ha rilasciato, ma le argomentazioni
di Sfar sono interessanti e aprono diversi spunti sulle problematiche
che il fumetto affronta quando va a rappresentare figure storiche,
cariche di drammaticità, proprio come può essere Anna Frank. Partiamo
dal presupposto che, se anche Yann ha voluto rappresentare la nota attrice inglese, in realtà ci ha stimolato subito a pensare alla Frank ambientando la scena in una soffitta. Ecco
cosa dice Sfar: “Ma quando Spirou entra per caso in una mansarda, vi
incontra Anna Frank che, reclusa sfoggia la sua stella gialla, e quando
supplica Spirou di dargli un bacio dove siamo? Siamo in un momento che
combina in modo inaccettabile una visione caricaturale della donna,
dell’amore, degli ebrei, della deportazione e del risveglio dei sensi.
È in un momento come quello che si ha la sensazione di toccare vero
antisemitismo.” Come ci siamo immaginati Anna Frank in tutti questi
anni? Non era forse una ragazza di quindici anni? Ma quale adolescenza
si può vivere nascosta, con il rischio sempre presente di essere
deportata? Sfar sembra ferito dall’immagine femminile che viene
proposta nel fumetto di Yann. E non dobbiamo dimenticare che lo stile
di Olivier Schwartz è ironico, caricaturale ma elegante e pulito. Dove
le donne sono sensuali nella loro fanciullezza espressiva. Questo
disincanto forse ha spinto il noto fumettista francese ad alzare gli
scudi contro questo fumetto. Yann si difende, ma dentro i nostri cuori
forse, cerchiamo di difendere l’immagine che ci siamo dipinti di
Annelies Marie “Anne” Frank, nata a Francoforte il 12 giugno del 1929 e
morta a Bergen-Belsen il 31 marzo del 1945, poche settimane prima che
il lager venisse liberato. E forse Yann non ha letto le indimenticabili
parole di Natalia Ginzburg: “Di questa voce, noi serbiamo nella memoria la vibrazione fiduciosa e serena, la bontà coraggiosa che ha superato la morte”.
Andrea Grilli
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Obama,
ecco il piano. Mentre il premier israeliano torna a Tel Aviv dopo la
“deludente” missione a Washington, le agenzie stampa di Tel Aviv
mettono su carta le idee dell’amministrazione Usa sul futuro di
israeliani e palestinesi. A onor del vero si tratta di indiscrezioni,
fiutate tra i corridoi della Casa Bianca, trapelate dopo il colloquio
tra il Presidente democratico e il re di Giordania Abdallah. Il
piano, dunque prevede la nascita entro quattro anni di uno Stato
palestinese con capitale Gerusalemme Est, senza diritto ad avere un
esercito e a stipulare accordi militari con altri Paesi. Una sorta di
“polizza di sicurezza” per Israele, secondo gli schemi che Obama
potrebbe presentare il 4 giugno al Cairo. Sulla città vecchia di
Gerusalemme, invece, verrebbe issata la bandiera internazionale
dell’Onu. Per chi ha intenzione di approfondire il tema, un ottimo
resoconto sul Corriere (Giornale, Unità). Ma, come scrive Eric Salerno sul Messaggero,
Bibi Netanyahu definisce “stupide e infantili” le proposte di Obama:
“Due popoli e due stati? – titola il quotidiano romano – Sciocchezze”.
Probabilmente, anche se il governo è pronto a prendere in
considerazione un processo di pace, l’incontro tra Netanyahu e Obama è
stato tra i vertici Israele-Usa meno fruttuosi degli ultimi anni.
Qualcuno dice non abbia precedenti. L’altra importante notizia che campeggia sui giornali italiani (Corriere, Repubblica, Sole 24 Ore, Stampa, Libero, Giornale, Avvenire) è sintetizzata meglio di altri dalla titolazione di Liberal:
“Un missile ferma Frattini”. Il ministro degli Esteri italiano era
infatti pronto a partire per una missione lampo – annunciata martedì a
tarda serata – in Iran, dove avrebbe incontrato il presidente
Ahmadinejad, che l’Italia sta da tempo cercando di coinvolgere nel
processo di stabilizzazione dell’area (ricordiamo anche che l’Iran è
tra i maggiori partner commerciali italiani). Ma all’ultimo la missione
è stata annullata. A poche ora dalla partenza del nostro ministro “il
capo dello stato iraniano annunciava dalla sua città natale
(Semnan) – scrive il Giornale – il lancio di Sejil-2, il missile terra
aria” in grado di colpire Israele. E proprio a Semnan Ahmadinejad
avrebbe dovuto stringere la mano a Frattini. Da lì il contrordine della
Farnesina che ha fatto spegnere i motori dell’airbus. Anche perché
l’idea del ministro degli Esteri di partire alla volta dell’Iran aveva
già fatto venire qualche mal di pancia all’Unione europea e
all’America, che aveva già consigliato di non partire in quanto la
visita sarebbe stata facilmente strumentalizzata. Del resto la stessa
Hillary Clinton aveva messo in guardia Frattini su una possibile
missione a Teheran. Un importante retroscena si può leggere tra le
pagine de La Stampa, in un articolo a firma del corrispondente Maurizio Molinari. Tornando
in Italia, poche altre notizie rimbombano veramente. Sui quotidiani è
possibile leggere ancora i commenti al viaggio del Papa in Terra Santa.
Tra questi, sul Corriere,
Amos Luzzatto riflette sulle parole non dette da Benedetto XVI. Il
sindaco di Roma, invece, è tornato solo ieri dalla sua missione in
Israele (dove ha quasi “schivato” un Qassam piovuto da Gaza su Sderot).
Un’esperienza, quella di Alemanno, che ha potrebbe riportare Roma al
centro del dibattito, almeno culturale, sulle soluzioni di pace
nell’area. Anche oggi Il Tempo ne parla ampiamente: “Roma sarà capitale del dialogo e della pace”. Fabio Perugia |
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Praga:
Il Partito nazionale ceco inneggia
alla "soluzione finale" degli zingari, dure le polemiche Praga, 21 mag - Il
Partito nazionale ceco (Ns), di estrema destra, ha diffuso un video
elettorale in cui suggerisce "la soluzione finale della questione
zingara", evocando quella perseguita dai nazisti con l'Olocausto degli
ebrei. Immediate le condanne dei politici: il nuovo premier Jan Fischer
e il ministro per i diritti umani Michael Kocab hanno parlato di
trasgressione della legge che hanno annunciato che metteranno a punto,
assieme al ministero dell'interno, una proposta di bando del Partito
nazionale. La televisione e la radio ceca preparano una denuncia nei
confronti del partito. "'E' una scandalosa violazione dei diritti e
delle libertà dell'uomo", ha detto Kocab dello spot nel quale si vedono
le immagini di famiglie e bambini rom alternate con slogan come 'Stop
al razzismo dei neri', 'No al favoritismo degli zingari', o ' Non
vogliamo parassiti neri fra di noi'. "E' un puro isterismo del governo,
essere messi al bando non ci preoccupa", ha reagito Jiri Gaudin del
Partito nazionale. "Vogliamo che sia eliminata la discriminazione
positiva, i contributi sociali, e che questa gente sia costretta a
lavorare", ha detto Gaudin illustrando le intenzioni del suo partito. A
suo dire, la "soluzione finale" vuol dire "il rimpatrio dei rom nel
loro paese d'origine", ovvero "in India", ha aggiunto. Nella Repubblica
Ceca negli ultimi tempi aumentano le aggressioni contro i rom da parte
di estremisti del Partito nazionale (Ns) e del Partito operaio (Ds,
pure di destra). Un mese fa, sconosciuti avevano lanciato bottiglie
incendiarie in una casa rom a Vitkov, al nord, causando ustioni gravi a
una bambina di due anni. |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
utenti che fossero interessati a partecipare alla sperimentazione
offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
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