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L'Unione informa |
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20 ottobre 2009 - 2 Chishwan 5770 |
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alef/tav |
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Roberto Della Rocca, rabbino |
Ai
giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Simcha Bunam di
Pzysha soleva raccontare la storia di Aizik, figlio di Yekil, di
Cracovia. Dopo anni di dura miseria gli era stato ordinato in sogno di
cercare un tesoro nella città di Praga presso il ponte che conduce al
castello reale. Quando il sogno si ripeté per la terza volta, Aizik
decise di incamminarsi alla volta di Praga. Ma presso il ponte stavano
giorno e notte sentinelle che egli non ebbe il coraggio di scavare.
Finalmente il capitano delle guardie, che l’aveva osservato, gli chiese
amichevolmente se cercasse qualcosa o se aspettasse qualcuno. Aizik gli
raccontò il sogno che l’aveva condotto lì da così lontano. Il capitano
rise: “E così hai fatto tutta questa strada per uno stupido sogno? Ti
sta bene, così impari a credere nei sogni! Se anche io avessi dovuto
credere nei sogni, pensa, avrei dovuto fare un bel lungo cammino.
Figurati che sogno sempre che mi ordinano di andare a Cracovia a casa
di un ebreo, un certo Aizik figlio di Yekil, per trovare dentro la sua
casa un favoloso tesoro. Aizik figlio di Yekil! Come posso crederci: in
una povera città di ebrei, in mezzo a tanti, come potrei trovare Aizik?
E rise di nuovo. Aizik ringraziò la guardia e tornò a casa sua, dove
trovò il tesoro. “Fai attenzione a questa storia - concludeva Rabbi
Bunam - e afferra bene ciò che significa: vi è qualcosa che non si può
trovare in nessun luogo, nemmeno nella casa di un grande giusto, ma
nonostante questo si trova in un luogo: a casa vostra, presso di voi…”. |
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La creatività è la sola cura contro la critica. |
Vittorio Dan Segre,
pensionato |
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davar |
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La sfida del confronto
Il
Tevere a gennaio sarà più stretto. E il giorno 17 non è una data scelta
a caso. Neanche a farlo apposta, la visita di Benedetto XVI alla
sinagoga romana, simbolo della più antica comunità della Diaspora, ha
cominciato a suscitare interpretazioni differenti già dal suo primo
annuncio. Questo avvenimento eccezionale è presentato al lettore di
Pagine Ebraiche (a pag. 23) da uno dei protagonisti: il direttore
dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian non è solo un giornalista e
uno studioso di valore, ma anche una delle voci più ascoltate in
Vaticano. Per alcuni la visita cadrà in occasione della controversa
Giornata per il dialogo fra cattolici e ebrei. Chi conosce bene il
lunario della Comunità ebraica di Roma sa che quest’anno nello stesso
giorno gli ebrei della Capitale celebreranno il Moed di piombo. In
quest’occasione, attraverso il ricordo gioioso della salvezza
dall’assedio antisemita e dalle fiamme appiccate nel 1793, gli ebrei di
Roma riaffermano la propria forte determinazione di resistere a
difficoltà e persecuzioni, di non cedere alla pressione di chi, più o
meno apertamente, chiede loro di rinunciare all’identità. A questa
importante visita gli ebrei italiani parteciperanno dunque con forza e
attenzione. Il rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni e il
Presidente della prima Comunità ebraica italiana Riccardo Pacifici
hanno già chiarito al Vaticano che non potrà trattarsi solo della
visita a un luogo di culto. Che non potrà mancare una presa d’atto di
quanto la Roma ebraica e la minoranza ebraica italiana siano fatte di
valori, di persone vive. Vivi come vivi sono rimasti i valori degli
ebrei del Sud Italia, mai spenti dopo cinque secoli di silenzio e oggi
di nuovo alla luce, attraverso una rinascita straordinaria di cui
raccontiamo in molti servizi di Pagine Ebraiche.
Questo è l'articolo di apertura di Pagine Ebraiche, il giornale degli ebrei italiani (Novembre 2009 - Cheswan 5770). Informazioni sul nuovo giornale e modalità di abbonamento su www.paginebraiche.it
Osservatorio - Turchia e Israele, la frattura La
recente decisione della Turchia di escludere Israele da
un’esercitazione militare congiunta è frutto della nuova politica
contraria a Israele del governo turco. La Turchia, il primo paese
musulmano ad aver riconosciuto lo Stato d’Israele, è stata per molti
anni uno dei suoi alleati più fedeli. I due Stati hanno uno scambio
commerciale di più tre milioni di dollari, progetti di cooperazione
nella Difesa e la Turchia è, di fatto, una delle mete turistiche
preferite dagli israeliani. Nonostante questo, il governo ha
lanciato una virulenta campagna anti israeliana in seguito
all’Operazione di Gaza dell’anno scorso. Durante il World Economic
Forum a Davos nel febbraio scorso, partecipando a un dibattito con il
presidente israeliano Shimon Peres, il primo ministro Recep Tayyip
Erdogan espresse commenti rabbiosi su Gaza, lasciando la sala subito
dopo. E' stato questo il momento della svolta nelle relazioni
turco-israeliane. Il presidente Adbullah Gul, atteso in Israele l’estate scorsa, non si è presentato. Il
ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu, invitato in Israele il mese
scorso, aveva insistito nel voler visitare anche Gaza, idea fortemente
opposta dagli israeliani. Così la visita è stata cancellata. Erdogan
ha continuato ad attaccare Israele sulla scena internazionale,
recentemente all’assemblea generale delle Nazioni Unite, dove ha
accusato lo Stato israeliano del dramma umanitario a Gaza e la comunità
internazionale di passività. Nello stesso periodo, Erdogan ha
incontrato un gruppo di 50 leader ebrei statunitensi per cercare di
riparare le relazioni con gli Stati Uniti e Israele. Ma l’incontro non
ha avuto un esito positivo a causa dei duri commenti anti israeliani
del Primo ministro su Gaza. In una recente dichiarazione, il
ministro degli Esteri Davutoglu ha messo in chiaro che le relazioni con
Israele potranno tornare alla normalità quando cambierà la politica
israeliana su Gaza. La decisione del governo di cancellare
l’esercitazione militare è frutto della volontà di mantenere lo Stato
israeliano sotto pressione. Quello che ha sorpreso molti, è stato che
l’esercito, da sempre bendisposto verso Israele, si sia piegato alla
volontà del governo, mentre in passato aveva continuato i suoi rapporti
con la controparte israeliana nonostante l’atteggiamento ostile del
potere civile. In questo caso, il governo sapeva di avere l’appoggio
dell’opinione pubblica, con i media e i circoli politici opposti
“all’apertura dello spazio aereo turco ai jet militari israeliani che
hanno bombardato gli innocenti palestinesi di Gaza”. Un ufficiale
turco ha spiegato, sotto anonimato, che “la nostra previsione è che le
azioni della Turchia spingeranno Israele a cambiare la sua politica e
gli altri Paesi, specialmente quelli dell’Occidente, a mostrare
maggiore interesse per la sofferenza dei palestinesi e a reagire al
comportamento d’Israele con fatti invece che parole”. Diverse ragioni spiegano il cambiamento dell’atteggiamento turco. Primo, il partito al potere, l’APK ha tendenze pro islamiche. Pur
essendo un pragmatico, Erdogan fa di tutto per mostrare le sue affinità
con il mondo arabo e islamico. Ha preso gli eventi di Gaza molto
seriamente, appagando così quella consistente fetta della popolazione
turca solidale con i palestinesi e arrabbiata con gli israeliani.
Questa comprende anche i partiti all’opposizione e i loro sostenitori.
Non sorprende che Erdogan, ritornando a casa da Davos, sia stato
accolto come un eroe. Secondo, l’orientamento internazionale del
governo si è spostato da un allineamento con l’Occidente ad “una
politica estera multi dimensionale”. Anche se la Turchia è membro
attivo della Nato e aspira a far parte dell’Unione Europea, si è
recentemente impegnata a sviluppare le relazioni con le potenze
regionali e in particolare con i Paesi arabi e musulmani. In
questo caso, Ankara non voleva irritare la Siria e l’Iran partecipando
a un’esercitazione militare Nato che includeva Israele. Il ministro
degli Esteri Davutoglu ha visitato la Siria questa settimana mentre il
premier Erdogan è atteso in Iran la settimana prossima, così questo
periodo è particolarmente delicato. Inoltre, il ministro degli
Esteri siriano ha annunciato che la Siria e la Turchia hanno condotto
un’esercitazione militare congiunta la settimana scorsa. In
generale, il governo di Erdogan ha cercato di assumere un ruolo di
maggior rilievo nella regione. Incoraggiato dal suo nuovo status di
attivo protagonista regionale, Erdogan guarda alla relazione con
Israele da una posizione di forza e sente che può permettersi di avere
un atteggiamento di sfida verso lo Stato israeliano. Sempre secondo lo
stesso ufficiale, “il sentimento è che Israele ha più bisogno della
Turchia di quanto la Turchia d’Israele”.
Sami Kohen (The Jewish Chronicle) (versione
italiana a cura di Rocco Giansante)
Adei Wizo - La cerimonia di premiazione Doron e Zeidman raccontano la genesi dei loro scritti
“Questo libro è stato un incidente. Volevo fare la professoressa, non la scrittrice. Ma il successo di Perché non sei venuta prima della guerra? mi ha cambiato la vita. Ho interrotto il mio lavoro di ricerca e ora sono alle prese con il sesto romanzo”. Così Lizzie Doron,
prima classificata al premio letterario Adei Wizo Adelina Della
Pergola, ha ripercorso la genesi del volume che le ha conquistato un
ampio pubblico sia in Israele sia nel nostro Paese nel corso
dell’affollatissima cerimonia di premiazione a Trieste che ha visto la
partecipazione di Roberta Nahum, presidente nazionale dell’Associazione donne ebree italiane, Marina Sagues e Liora Misan Zeira che presiedono la sezione triestina, Cristina Benussi, Giorgia Greco, Daniela Misan, e Francesca Vigori. Al tavolo dei relatori, insieme a Lizzie Doron, Boris Zaidman che con il suo Hemingway e la pioggia di uccelli morti si è piazzato al terzo posto mentre il secondo è stato assegnato a David Grossman per il suo A un cerbiatto somiglia il mio amore.
Alla
base del successo del volume di Lizzie Doron, la sua capacità di
ricostruire con delicatezza i silenzi enigmatici della madre,
sopravvissuta ai campi di sterminio. Ma, spiega l’autrice, “mi è
difficile parlare di questo testo in qualità di scrittrice”. “Il libro
– racconta – è nato perché mia figlia stava preparando a scuola una
ricerca sulle sue radici famigliari. Ho pensato che uno scritto sulla
mia infanzia poteva esserle utile, così ho preso tre mesi di ferie
dall’università e mi sono messa al lavoro”. Il risultato supera però
rapidamente l’ambito scolastico. “Dopo aver concluso il testo –
continua Lizzie Doron – ho ricevuto molte proposte di pubblicazione che
per un anno e mezzo ho rifiutato. Poi, dopo l’uscita del libro, per
lungo tempo non ce l’ho fatta a entrare in libreria per l’imbarazzo:
questo è un libro intimo, ingenuo”. Assai diverso il mondo di
Boris Zaidman che nel suo romanzo ripercorre i luoghi e le atmosfere
della sua infanzia sovietica. Nel suo caso l’antisemitismo, che
nell’opera della Doron vive di rimandi costanti, è un’esperienza
diretta che però a lungo non trova la sua portata storica. “Prima di
arrivare in Israele – ricorda – non avevo mai sentito parlare della
Shoah. Sapevo che i tedeschi non amavano in modo particolare gli ebrei.
Ma era un concetto per me oscuro e misterioso”. L’arrivo in Israele, a
13 anni, muta di colpo il suo senso delle cose e gli schiude
un’identità nuova. “Gli anni in Unione sovietica – conclude – non sono
comunque stati i peggiori della mia vita: sono stati invece i più
felici, forse perché erano quelli dell’infanzia”. E ancora il
ricordo ha segnato la conclusione di questo pomeriggio letterario del
premio Adei Wizo Adelina Della Pergola (“un riconoscimento che vede la
cultura come momento di crescita e ponte tra i popoli”, ha sottolineato
la presidente Roberta Nahum).
Lizzie Doron ha rievocato infatti la sua giovinezza all’Università Bar
Ilan. “Era il 1975 e dovevo preparare una serie di esami. Sul tabellone
trovai le lezioni di demografia. Docente, Sergio Della Pergola. Il suo
nome mi sembrò una musica, così mi iscrissi. Il giorno della lezione
vidi entrare in classe un uomo distinto ed elegante. Rimasi affascinata
e seguii il corso tutto l’anno, mangiandomi il professore con gli occhi
senza però imparare nulla di demografia”. “Al momento dell’esame
ricevetti il voto più basso della classe. Lui mi convocò e cercò di
capire cos’era successo, come mai quel voto dopo una frequenza tanto
attenta e assidua. Con puro orgoglio polacco gli spiegai che la
demografia non mi piaceva per nulla. E per non abbassarmi la media
cancellai il corso dal piano di studi. Con questo premio letterario
intitolato ad Adelina Della Pergola nella mia vita in qualche modo si
chiude un cerchio”.
Daniela Gross |
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pilpul |
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Rotschild Boulevard - I rabbini del Minnesota
Preparatevi:
arrivano i rabbini del Minnesota. Finalmente i fratelli Coen, i due
brillanti registi che da Fargo in poi incarnano la comicità d'autore a
Hollywood, stanno per uscire con un film molto Jewish. “A Serious Man”,
uscito nei cinema americani il 2 ottobre e che dovrebbe arrivare in
Italia il prossimo 6 novembre, racconta la storia tragicomica (tragica
per lui, comica per gli altri) di Larry Gopnik, uno spiantato
professore di fisica nel Minnesota degli anni Sessanta. Tipo poco
spigliato e affascinante, Gopnik sta attraversando un momento davvero
difficile: ha un problema di gioco d'azzardo, la moglie è innamorata di
un altro, la sua università lo vuole licenziare, i suoi figli lo odiano
e fumano un sacco di marijuana. Davanti a tutte queste tragedie, il
povero professore non può che cercare conforto nei consigli di un
rabbino. Anzi, giusto per andare sul sicuro, a tre. Pessima idea: i tre
rabbini cui il malcapitato Gopnik si rivolge non sono propriamente dei
tipi affidabili. L'idea di ambientare il loro ultimo film in una
comunità ebraica del Minnesota non è stata certo casuale, spiegano i
fratelli Coen: “E' un film semi-autobiografico, nel senso che il
contesto della storia si svolge in una comunità molto simile a quella
in cui siamo cresciuti”. Del resto, con il loro humour dissacrante,
Ethan e Joel Cohen avevano già preso in giro praticamente tutti: la
polizia (Fargo), gli hippy (il Grande Lebowsky), il profondo Sud
(Fratello, dove sei?), e persino la Cia (Burn after Reading). Mancavano
proprio solo i rabbini del Minnesota.
Anna Momigliano |
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rassegna stampa |
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La
rassegna è ancora dominata da due temi presenti negli scorsi giorni: la
proposta Urso sull'introduzione di un'ora di religione islamica nelle
scuole e la questione iraniana, cioè le trattative sull'arricchimento
dell'uranio e le conseguenze dell'attentato in cui sono morti due
generali e numerosi altri ufficiali della milizia del regime, i
pasdaran. Cominciamo dall'ora di religione. Uscita almeno in parte
dal dibattito partitico, la proposta Urso (ma in realtà Fini-D'alema)
si mostra sempre più come impraticabile: rischia di creare una serie di
ghetti confessionali (Amos Luzzatto intervistato su Repubblica, Marco Aime su Gli altri), finirebbe nella situazione attuale col diventare un'ora di militanza islamista antisemita (Giannoni sul Giornale), contrasta con la nostra organizzazione giuridica (Dalla Torre su Avvenire), non serve all'integrazione (Giordano Bruno Guerri su Il Giornale). L'analisi più lucida è quella di Massimo Introvigne su Libero:
in realtà la frammentazione islamica che impedisce di avere un
interlocutore non è un fatto casuale, ma diffuso in tutt'Europa; in
Italia se si imponesse una rappresentanza proporzionale prevarrebbero i
fondamentalisti dell'Ucoii, ma nel numero del milione che di solito si
attribuisce ai musulmani in Italia sono contati insieme tutti gli
immigrati, anche quelli indifferenti alla religione; probabilmente sono
di più e certamente più compatti i fedeli dei "Testimoni di Geova", gli
avventisti, gli ortodossi; e non conviene a nessuno produrre un
supermercato delle religioni. Di fronte a questi argomenti appaiono
deboli e ideologici gli argomenti dei buonisti alla Melloni (Il Corriere) o Accattoli (Liberal).
Il punto fondamentale che piano piano emerge è che la proposta
Fini-D'Alema non è affatto una proposta religiosa, ma ha un contenuto
politico, cerca cioè di saldare un asse diverso dall'attuale
maggioranza, usando un certo filoislamismo "progressista" come
collante. Per quanto riguarda l'Iran, esso nella trattativa di Vienna "alza la voce" (Roberto Fabbri sul Giornale)
rifiutando il patto proposto (arricchimento dell'uranio all'estero e
trasformazione nel formato necessario per le centrali nucleari e gli
usi medici, con esclusione del trattamento in Iran). Nonostante
l'ottimismo di maniera di El Baradei, direttore dell'Agenzia atomica
dell'Onu, per fortuna in uscita, che ha molta responsabilità per come
si sono evolute le cose, è chiaro perfino all'Unità (Roberto Monteforte) che l'Iran "gela il negoziato" , con l'appoggio della Russia (Glauco Maggi su Libero)
che non ha assolutamente cambiato atteggiamento sul tema in cambio
delle concessioni americane sugli antimissili in Europa, come Obama si
illudeva. E in più l'Iran ha reagito all'attentato organizzato da
nazionalisti beluci accusando e minacciando gli Usa, la Gran Bretagna e
Israele (Da Rold sul Sole 24 ore).
E' dunque probabile che le trattative finiscano ancora nel nulla e che
l'amministrazione Obama se la cavi con le solite buone parole e nulla
di fatto che costituiscono la sua sola politica, come ormai è chiaro
(checché ne dicano gli illusi o semplicemente gli antisraeliani alla
Jean Daniel su Repubblica). Da leggere con molta attenzione dunque la dettagliata analisi strategica di Samy Cohen su Le Monde,
che esamina le opzioni disponibili allo Stato di Israele, una volta che
grazie alla sostanziale inerzia americana ed europea l'Iran sarà
diventato una potenza nucleare. In relazione alla politica
internazionale, da leggere l'analisi della relazione Goldstone di
Franco Marta sull'Avanti. Fra
le varie, bisogna menzionare un brutto episodio di antisemitismo
accaduto a Ostia, con una passeggera ebrea dileggiata e maltrattata da
un bigliettaio delle ferrovie (Corriere e Messaggero nelle pagine romane). Ma l'antisemitismo non coinvolge solo gli ignoranti; Libero
racconta di "Cain", l'ultimo libro dello scrittore portoghese Saramago,
premio Nobel anche lui, anche se par la letteratura e non per la pace:
«La Bibbia», dice, «è solo un manuale di cattivi costumi» che ha
Influenzato «grandemente la nostra cultura e continua tuttora a
influire sul nostro modo di essere». «Senza la Bibbia noi saremmo
altri, probabilmente migliori», aggiunge lo scrittore, che definisce il
Dio dei cristiani e degli ebrei «crudele, invidioso e insopportabile».
Il romanziere portoghese, spesso accusato di antisemitismo, si è anche
detto sicuro che Cain non turberà i cattolici perché di solito non
leggono li Vecchio Testamento, mentre «potrebbe scuotere gli ebrei»."
Francamente, ne non mi sembra probabile che qualcuno di noi sia scosso
da un vecchio arnese comunista come Saramago. Ugo Volli |
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notizieflash |
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Conflitto
mediorientale: il miele scioglie le ostilità
da Israele tre milioni di api per salvare le industrie della Striscia Tel Aviv, 19 ott - Dalla
Striscia di Gaza giungono “dolci” notizie. Tre milioni di api e
trecento api regine hanno attraversato il blocco israeliano della
Striscia nel valico di Kerem Shalom. E' il contributo del ministero
dell'agricoltura israeliano alle industrie di miele della zona. Lo
sviluppo delle imprese di miele di Gaza, che fino ad un passato recente
era richiestissimo anche in Paesi lontani come Arabia Saudita, Kuwait e
Yemen, ha infatti subito un forte arresto da quando Hamas si è
instaurato al potere nel giugno 2007 e a causa della successiva
operazione israeliana Piombo fuso. Numerosi alveari sono stati
distrutti nei combattimenti, le api erano diventate furiose e inoltre
era andata perduta la possibilità di sistemarle nelle vicinanze del
confine con Israele (dove in precedenza facevano rifornimento di
polline). Il prodotto locale è calato a picco, i prezzi sono schizzati
alle stelle e gli addetti al settore non hanno avuto altra scelta che
introdurre di contrabbando dall'Egitto le api del Nilo, relativamente
economiche. "Scelta sbagliata", scrive Yedioth Aharonot, le api
egiziane si sono rivelate "pungenti, nervose, pigre e poco produttive".
Molto deludenti rispetto alle api che si trovavano in origine nella
Striscia, e in Israele, note come 'italiane'. Le api immigrate dal
Paese vicino erano inoltre portatrici di un virus che rappresenta
adesso una minaccia diretta per quelle di Yad Mordechai: un noto
kibbutz israeliano, a ridosso di Gaza, uno dei principali produttori
locali di miele. Al ministero israeliano dell'agricoltura è scattato
allora l'allarme rosso. Il ministro ha contattato i vertici militari,
ottenendo l'assenso a un rifornimento urgente per Gaza di api 'buone'.
Anche Hamas, per una volta, ha abbassato i suoi tradizionali pregiudizi
di fronte a tutto quanto proviene dai 'sionisti'.
Rassegna stampa, il commento e le opinioni Leggo su "L'Unione Informa"
di lunedi 19 una incredibile "analisi", a firma di Ugo Volli, di
un'intervista alla professoressa Foa: voglio prescindere dalle
opinioni, assai discutibili (per definizione) e dalle forzature del
pensiero altrui, mediante fantasiose e improprie estrapolazioni del
testo, condite anche con sarcasmo di bassa lega. Resto invece
allibito di fronte ad un uso assolutamente personale e polemico, da
parte del professor Volli, di quello che pensavo essere un bollettino,
una voce ufficiale dell'UCEI. Non e' giusto, non è sensato, non è
opportuno che la newsletter quotidiana diventi un trampolino per
attacchi polemici per chi vi scrive. E' un uso improprio e
scorretto di una posizione di privilegio: devo pensare che chi non la
pensa come Volli non è rappresentato dall'UCEI? Con l'occasione ripeto
i miei complimenti alla redazione per l'ottimo lavoro quotidiano. Cordialmente Massimo Bassan
Caro lettore, grazie
per la sua lettera e per l'attenzione con cui segue le pubblicazioni.
Il commento quotidiano alla rassegna stampa ospitato da questo
notiziario quotidiano è realizzato a rotazione da commentatori ospiti
che godono della massima libertà di espressione possibile (quella di
manifestare in tutta indipendenza le proprie opinioni senza commettere
illeciti e senza offendere altri). La redazione del Portale
dell'ebraismo italiano si avvale della collaborazione volontaria di una
sessantina di persone che nella loro diversità rappresentano bene la
grande diversità e la grande libertà di idee da sempre caratterizza la
realtà ebraica italiana. Sia la professoressa Foa che il professor
Volli fanno parte di questo gruppo di collaboratori, esprimono di
conseguenza in tutta libertà le proprie opinioni nel contesto in cui
hanno deciso di intervenire e sono consapevoli dei principi che
ispirano questa esperienza. Ogni opinione è ovviamente espressa a
titolo puramente personale e non rappresenta né impegna in alcun modo
la redazione o l'ente editore. Il fatto che i lettori non possano
automaticamente identificarsi con la totalità delle opinioni espresse è
del tutto naturale. Tutti i lettori, in ogni caso, sono invitati a
offrire il proprio contributo entrando a far parte del gruppo di
collaboratori, accettandone le regole ed esprimendo a loro volta in
tutta libertà le proprie opinioni. gv
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L'Unione
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incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli
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offrendo un proprio contributo, possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it per concordare le modalità di intervento.
Il servizio Notizieflash è realizzato dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità Ebraica di Trieste,
in redazione Daniela Gross. Avete
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