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26 gennaio 2011 - 21 Shevat 5771
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
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Adolfo Locci
Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova

...e dissero: tutto ciò che dice l’Eterno, noi faremo e ascolteremo (Shemot 24:7). Nella Torà si trova una esortazione del tutto opposta: “...e ascolterai per mezzo della voce dell’Eterno e farai le Sue mitzwoth...” (Devarim 27:10). Pertanto, quale è la giusta consequenzialità, se necessaria; bisogna “fare e ascoltare” come proposto dai figli d’Israele sotto il Sinai oppure “ascoltare e il fare” come comandato loro alle soglie di Eretz Israel? Rav Shelomò Aviner spiega che ci sono due possibili collegamenti tra l’ascoltare e il fare: 1. Attraverso la profonda comprensione (ascolto) dell’importanza di una cosa, si può giungere alla sua realizzazione (azione) ; 2. L’azione è la base per la comprensione reale di un principio. Il fatto che i figli d’Israele abbiano anteposto l’azione all’ascolto, testimonia che la tendenza umana prima apre la sua percezione al mondo materiale e poi, attraverso l’esperienza (azione), raggiunge le profondità del mondo spirituale (ascolto) che si cela dietro l’azione. Non è detto, però, che una via sia in antitesi con l’altra, forse si tratta di due possibili visioni della realtà necessarie in diversi momenti della nostra vita...

Alfredo
 Mordechai
Rabello,
giurista


Alfredo Mordechai Rabello
La prima parola con cui D-o si rivela all'umanità intera è di liberazione: "Io sono il Signore D-o tuo che ti feci uscire dalla terra d'Egitto, dalla casa  degli schiavi" (Esodo 20:2). Chaim Wirszubski, inizia il suo libro con la seguente osservazione: "Il concetto di libertà, che comprende due differenti significati, cioè «libertà da» e «libertà di», nessuno dei quali ammette definizioni se non generiche, è alquanto vago. Lo stesso vale per la latina libertas.  Libertas denota principalmente lo stato di liber, cioè di chi non è schiavo. (Libertas. Il concetto politico di libertà a Roma tra Repubblica e Impero.  Bari, 1957, p.7). Abbiamo qui la libertà dalla casa degli schiavi e la libertà dei figli di  Israel che erano stati schiavi in Egitto e questa libertà è necessaria per potersi dedicare interamente al servizio divino, tramite il nostro perfezionamento: Il primo fondamento, sul quale poggia tutto l'edificio, è che la "Volontà suprema ha voluto che l'uomo si perfezioni, così come tutto quello che ha  creato in suo favore. Questo rappresenta il suo merito e la sua ricompensa. Il suo merito sarà quello d'avere sofferto per raggiungere questa perfezione… La sua ricompensa sarà di avere infine raggiunto la perfezione. Egli godrà allora del Bene per l'eternità".(Rav Moshé Chaim Luzzatto-Ramchal,  Da'at Tevunot 2:14).   

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davar
Roma abbraccia i suoi sopravvissuti
SopravvissutiIl rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità ebraica della Capitale Riccardo Pacifici e la presidente della Consulta della Comunità Elvira Di Cave apriranno domani sera, 27 gennaio, le porte del Tempio Maggiore di Roma per accogliere la cittadinanza venuta ad ascoltare i sopravvissuti che tornarono dai campi di sterminio. Un altissimo momento di confronto e riflessione che si ripete con il racconto in prima persona dei testimoni di ciò che fu la Shoah per tramandare alle nuove generazioni i valori di chi, pagando di persona, contribuì alla speranza di un mondo migliore.

(l'immagine in alto è di Stefano Meloni www.melonifoto.it)

Sami Modiano

Sami Modiano"Per molti anni ho pensato che la testimonianza di un sopravvissuto non avesse valore, continuavo a ripetermi che non mi avrebbero creduto e che quindi non dovevo farlo. Sono stato uno degli ultimi ad accettare di andare ad Auschwitz in uno dei viaggi della Memoria. Perché quando uno come me viene fuori da un'esperienza di quel genere si chiede 'come è possibile che tutto questo sia davvero accaduto?' Per tutti noi era certo che non saremmo venuti fuori da quell'inferno e stando lì abbiamo perduto la fede, io avevo 13 anni e le scene che ho visto mi hanno fatto dire 'come può il Signore Dio permettere che succeda tutto questo?' Ci siamo salvati e ci siamo sentiti in colpa.
'Perché io? Perché io mi sono salvato e tanti altri no?' Questa domanda mi ha perseguitato per tutta la vita. Ed è per questo che avevo tante riserve nel tornare ad Auschwitz ad accompagnare gli studenti, perché tornare nell'abisso, nel posto in cui avevo perso tutti i miei cari e vedere l'indifferenza della gente sarebbe stato terribile, sarebbe stato come far morire di nuovo quelle persone ed invece ringrazio Iddio perché quando ho deciso trovare il coraggio di tornare ad Auschwitz mi sono reso conto che i ragazzi mi ascoltavano con gli occhi lucidi e comprendevano ed allora ho capito di aver fatto la cosa giusta.. Non sono molti anni che ho iniziato ad andare a parlare nelle scuole, nelle Università, a partecipare ai viaggi ad Auschwitz, ma dal momento in cui l'ho fatto, ho deciso che non smetterò mai, finché Dio mi darà la forza lo farò. Ogni giorno ricevo lettere dai ragazzi, le conservo tutte e rispondo loro, perché i giovani sono il nostro futuro".

testimonianza raccolta da Lucilla Efrati

Tullia Zevi - Da Trieste, a Ancona, al Parlamento
prosegue il commosso omaggio alla sua figura
Tullia Zevi“Testimone appassionata e intelligente del nostro secolo, impegnata nella trasmissione dei valori antirazzisti”. In un commosso messaggio il Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche e Presidente della Comunità ebraica del Nord Est Andrea Mariani rivolge da Trieste l'ultimo saluto a Tullia Zevi. “La Comunità ebraica del Nord Est - afferma Mariani, che ha la responsabilità del coordinamento delle realtà ebraiche del Triveneto - ricorda con affetto Tullia Zevi, giornalista e scrittrice, a lungo Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Figura di grande levatura morale, Tullia Zevi è stata una testimone appassionata e intelligente del nostro secolo. Tullia ha attraversato in prima persona le vicende che hanno segnato il Novecento, dalla proclamazione delle leggi razziste alla ricostruzione del Dopoguerra, e sempre ha posto al centro del suo impegno civile la trasmissione alle giovani generazioni della Memoria di quanto accaduto. Desideriamo ricordarla anche per questa sua generosa battaglia, volta a combattere nella nostra società ogni forma di razzismo e di esclusione”.

Al lutto, fra i tanti, si è associato il Presidente della Comunità ebraica di Ancona Bruno Coen. “Partecipo con commozione al dolore dei familiari per la scomparsa di Tullia Zevi. Ancona ricorda di essere stata pienamente rappresentata per la realizzazione dell’Intesa con lo Stato, e l’impegno determinato rivolto alla salvaguardia del patrimonio della cultura ebraica nelle Marche”.

Anche nella seduta pomeridiana alla Camera la figura della Zevi è stata ricordata dai parlamentari.

Eccone il resoconto parlamentare

Presidente. Prego gli onorevoli colleghi di prestare un attimo di attenzione (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo).
Onorevoli colleghi, come è noto lo scorso 22 gennaio, qualche giorno prima della celebrazione del «Giorno della Memoria»,è deceduta Tullia Zevi, autorevole esponente dell'ebraismo italiano, giornalista e scrittrice, una donna che avrebbe compiuto 92 anni il prossimo 2 febbraio. Giovanissima, a seguito della promulgazione delle leggi razziali fu costretta a trasferirsi con la famiglia prima in Francia e poi, alla vigilia della guerra, negli Stati Uniti, dove frequentò i circoli antifascisti ed iniziò la professione di giornalista e dove rimase fino al termine del conflitto. Per oltre 30 anni, dal 1960 al 1993, fu corrispondente per il giornale israeliano Maariv e in tale veste seguì, a suo tempo, lo storico processo ad Adolf Eichmann che si tenne a Gerusalemme. Nel 1978 divenne vicepresidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane per poi esserne eletta, nel 1983, prima donna a ricoprire tale carica, presidente. Esercitò, quindi, tale funzione per i successivi 16 anni, fino al 1999. Fu proprio nel suo ruolo di guida degli ebrei italiani che firmò, nel febbraio 1987 con l'allora Presidente del Consiglio, onorevole Craxi, la storica intesa delle comunità ebraiche con lo Stato italiano. Nel 1994 le fu assegnato il premio nazionale «Cultura della pace» e nel 1998 fu eletta membro della commissione per l'interculturalismo del ministero dell'Istruzione e membro della Commissione italiana dell'UNESCO. Tullia Zevi ha dedicato gran parte della sua vita e della sua intelligenza a trasmettere il ricordo dell'olocausto, senza nulla concedere al sentimento della rivalsa e della vendetta ma cercando, piuttosto, di far comprendere, soprattutto ai più giovani, le ragioni e le dinamiche che hanno generato gli orrori della Shoah per evitare che simili tragici eventi possano ripetersi. Esprimo a nome di tutta l'Assemblea il profondo cordoglio per la sua morte, ricordandone la figura di alto profilo morale e culturale e l'impegno civile e professionale che costituisce una testimonianza coraggiosa in difesa dei valori della memoria e della libertà e costituisce un esempio per le giovani generazioni. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio.

Emanuele Fiano. Vorrei trovare parole eleganti e schiette, intelligenti e colte, per ricordare la figura di Tullia Zevi, le parole che lei forse avrebbe utilizzato. Tullia Zevi è stata per molti anni la voce forte e chiara dell'ebraismo italiano. La sua schiena dritta e il suo capo alto, la voce che rappresentava chi nella storia di questo Paese essendo sopravvissuto ai campi di sterminio, come l'ebraismo italiano, reclamava con orgoglio il proprio posto nel Paese, nella propria patria, e lo reclamava come faceva Tullia Zevi per il desiderio di partecipare, a pari titolo di tutti gli italiani, alla crescita del Paese, alla battaglia per i diritti universali dell'uomo, per la tutela delle minoranze, per la salvaguardia della cultura come lingua universale del progresso. Tullia Zevi fu protagonista, insieme a Bettino Craxi, allora Primo Ministro, della storica firma dell'intesa che riportò l'ebraismo italiano alla pari dignità con lo Stato italiano, dopo esserne stato espulso, come cittadini di serie B, con leggi razziste, fasciste del 1938, quarant'anni prima di quella storica firma.
Si può essere leader in molti modi: Tullia Zevi lo fu con la forza della propria identità ebraica, quella forza imperturbabile che trasmetteva decisione e serenità, quella forza che le permetteva la capacità di rappresentare insieme l'ebraismo osservante e quello laico; la capacità di stare nel mondo a testa alta, a difesa dei diritti dello Stato di Israele, dialogando, a pari titolo, con Israele, dalla diaspora. Ci mancheranno il suo sorriso elegante e la sua parola forte: in un mondo, nel quale spesso è difficile mantenere forte la propria identità ed avere contemporaneamente capacità di dialogo universale, ci mancherà la sua irremovibile parola quando erano in discussione i diritti fondamentali dell'essere umano. In una stagione nella quale a volte il futuro della memoria appare incerto sappiamo che l'avremo sempre accanto, sempre accanto a coloro che lottano per un futuro migliore.

Furio Colombo. Alle parole del Presidente che hanno onorato quest'Aula e a quelle del deputato Fiano, che sono state così importanti per rievocare la figura di Tullia Zevi, mi permetto di aggiungere un ricordo di carattere personale, ma che nello stesso tempo appartiene a quest'Aula: quando ho lavorato alla stesura della legge istitutiva del «Giorno della Memoria», il giorno che avevo indicato e che mi sembrava esemplare per quella legge era il 16 ottobre; volevo ricordare la razzia degli ebrei di Roma nella notte del 16 ottobre. I 1.017 ebrei dei quali quasi nessuno è ritornato nella città di Roma e nel silenzio delle sue istituzioni; la vita continuava come se nulla accedesse mentre quella tragedia si compiva in questa città. Tullia Zevi mi ha indotto a pensare che la data avrebbe dovuto essere il 27 gennaio, perché il 27 gennaio, giorno dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, è una data più grande, che comprende anche i prigionieri politici, coloro che sono stati deportati per essersi opposti alla dittatura, coloro che facevano parte dei giusti e che hanno difeso, a costo della loro stessa vita, molti cittadini d'Europa dagli orrori dell'ingiustizia razziale, i rom, i gay e le vittime di tutto l'universo concentrazionario nazista. Quella data accoglieva in un abbraccio tutti coloro che erano stati vittima di simile orrore. Siamo oggi a pochi giorni di distanza dal ritorno del «Giorno della Memoria», che per fortuna è rimasto vivo in questi dieci anni, e questa è una ragione in più per ripensare al contributo - tra tanti contributi - che Tullia Zevi ha dato alla preparazione e al perfezionamento di quella legge.

Fiamma Nirenstein. Ho avuto l'onore di conoscere Tullia da vicino in svariate circostanze. Negli anni in cui - per il mio lavoro di corrispondente - ero residente a Gerusalemme c'era in lei una particolare attenzione nei miei confronti. Credo che in realtà si trattasse dell'amore e della dedizione che partiva dalla sua mente e dal suo cuore nei confronti di Israele, nel senso che Tullia mi chiedeva sempre nei particolari - soprattutto nei terribili anni dell'Intifada - quale sarebbe stato il destino del nostro popolo, cui lei si è dedicata con tutto il suo essere. In me il ricordo di Tullia Zevi è vivissimo in tutta una serie di circostanze pubbliche e private e ho ammirato molto la sua azione.
Soprattutto ho ammirato il modo in cui ha disegnato la sua figura di ebrea italiana, perché a mio parere ha rinnovato agli occhi degli italiani l'immagine stessa degli ebrei in maniera moderna ed emancipata, quanto poteva esserlo Tullia come donna. Era piena di una grande grazia signorile e dotata di infinita bellezza, che amo qui da donna a donna ricordare, per la dolcezza del suo volto, la bellezza del suo sorriso, l'intelligenza chiara dei suoi occhi. Credo che questo ricordo personale, che è così intenso, sia presente in tutti noi e mi piace ridestarlo in ciascuno di coloro che l'hanno conosciuta.
Tullia Zevi è stata l'immagine stessa dell'ebraismo laico, un ebraismo che, ai miei occhi, è altrettanto importante quanto l'ebraismo religioso, perché ha disegnato un insieme di valori che per primi, secondo me, hanno indicato nella storia dell'umanità la direzione del pluralismo, dell'insieme dell'incontrarsi delle idee, dell'essere un vascello di idee, attraverso gli oceani, i cieli e i mari ed anche dell'essere una continua fonte di cultura e di apprezzamento per l'altro, per tutte quante le altrui caratteristiche che Tullia riassumeva in sé in quella caratteristica di grazia che le è sempre stata propria. Credo che per tutti noi debba restare un esempio. Per concludere, desidero citare la frase che si dice sempre in ebraico quando una persona ci lascia: she jie sichra baruch, ossia Che il suo ricordo sia benedetto.

Pier Ferdinando Casini. Mi ritrovo completamente nel ricordo dei colleghi che mi hanno preceduto, per cui non voglio aggiungere alcuna parola che a questo punto potrebbe essere superflua. Credo che la Camera dei deputati abbia fatto bene, con queste poche ma sentite parole dei colleghi, a ricordare una donna che è stata non solo una grande ebrea, ma soprattutto una grande italiana. In lei sono racchiuse e sintetizzate le qualità migliori della nostra comunità ebraica e credo che questo ricordo sia stato molto giusto. È giusto che la Camera dei deputati in futuro assuma iniziative apposite per ricordare Tullia Zevi, perché lo ha veramente meritato nel suo cammino terreno. 


Il pregiudizio antiebraico nell'epoca di Internet
pubblico_convegno"Su internet c'è una sorta di virus che si chiama pregiudizio e falso storico e che amplifica questa antica persecuzione disumana". E' il il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta ad aprire insieme al presidente Ucei, Renzo Gattegna la tavola rotonda “Informazione, mistificazione, falsi storici: il pregiudizio antiebraico nell'epoca Internet” promossa dalla Presidenza del Consiglio e dall'Ucei per celebrare il Giorno della Memoria cui hanno partecipato la storica Anna Foa, David Meghnagi, direttore del Master in didattica della Shoah, Milena Santerini, sociologa dell'Università cattolica del Sacro Cuore a Milano,  Ernesto De Cristofaro, giurista dell'Università di Catania e il giornalista Rai, Roberto Olla moderati dal Consigliere Ucei Victor Magiar.
"C è un'amplificazione notevole - ha aggiunto Letta - attraverso forme nuove delle vecchie forme di pregiudizio". Ricordando la lista apparsa solo pochi giorni fa sul forum neonazista Stormfront con i nomi di professionisti ebrei che influenzano negativamente il mondo.
Per questo, ha sottolineato Letta, è necessario trovare forme e strumenti nuovi per combattere questo pregiudizio. Dello stesso avviso Renzo Gattegna: “La notizia della lista, si è diffusa quando il tema di questo convegno era già stato deciso, questo ha rafforzato la convinzione che la decisione era giusta” osserva Gattegna passando subito dopo a ricordare i dati diffusi dal Centro di documentazione ebraica di Milano, su ricerche della Polizia Postale,- che indicano nel 2009 un aumento di 400 nuovi siti antisemiti, ovvero 1200, rispetto agli 800 dell'anno prima, dato che è ancora in crescita nel 2010. E' la professoressa Anna Foa a fare per prima il punto della situazione rilevando le due "forme" del nuovo antisemitismo sul web: la mancata distinzione tra vero e falso storico e la teoria del complotto che affiora in tutti questi siti. In tutti i siti antisemiti, sottolinea infatti la Foa per fare un esempio, compare la questione delle Torri gemelle, che non siano mai esistite o che la loro distruzione sia frutto di un complotto degli ebrei, avvisati prima che le Torri crollassero. “Per questo bisogna lavorare - ha esortato la storica - smontando dal di dentro queste due forme di antisemitismo, con un lavoro che devono fare insieme insegnanti e studenti".
E' d'accordo David Meghnagi,che interviene sugli “Stati mentali di diniego. Una lettura psicoanalitica applicata ai processi storici”. Secondo Meghnagi "l'Italia non ha ancora elaborato il suo 'peccato d'origine': le leggi razziali del 1938", ricordando come forma di negazione, la scomparsa dei materiali dell'epoca per la Mostra sulla razza alla Sapienza: "anche questo - ha detto Meghnagi, contrario ad una legge sul negazionismo - è diniego della realtà come avviene nei siti antisemiti sulla rete” e precisa “la cancellazione del passato equivale a cancellare il futuro". Individuando poi una diversa soluzione: “Tutto questo non si può combattere attraverso un dispositivo giuridico, ma solo attraverso la restituzione della sua profondità alla conoscenza”.
Secondo la sociologa Milena Santerini non basta la conoscenza e precisa che “C'è una galassia dell'odio molto simile che si parli di antisemitismo o di razzismo” è necessario quindi "combattere tutte le forme di razzismo e pregiudizio insieme".
A concludere la tavola rotonda è il giornalista del TG1 Olla, che nel lasciar scorrere le immagini di due documentari uno della propaganda nazista e l'altro girato dagli americani e diffuso all'apertura del processo di Norimberga, cui i giovani che utilizzano internet potrebbero trovarsi di fronte, sollecita il pubblico a un bilancio a dieci anni dall'istituzione del Giorno della Memoria, su che cosa accadrà nei prossimi anni, quando i testimoni non ci saranno più.

l.e.

Qui Milano - Jarach: "Il nostro impegno per la Memoria"
JarachMilano è in prima fila nell’onorare il Giorno della Memoria, con un alto numero di eventi che coinvolgono istituzioni, società e mondo della cultura.
Non potrebbe essere altrimenti, per una città in cui hanno sede la seconda Comunità ebraica d’Italia per numero di iscritti, e un istituto come la Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea.
Questa sera nell'aula magna della Scuola ebraica, la Comunità di Milano e il Dipartimento di educazione e cultura dell’UCEI, in collaborazione con Kesher, presentano  un appuntamento dedicato a “Luoghi della Memoria e Percorsi di identità”, con riflessione introduttiva di rav Roberto Della Rocca e interventi di Sonia Brunetti Luzzati, David Bidussa, Michele Sarfatti, e Haim Baharier. Oggi la coscienza del capoluogo lombardo di ciò che vi accade meno di settant’anni fa prende forma anche grazie al progetto del Memoriale della Shoah, che dovrebbe sorgere proprio in quel luogo della Stazione centrale dove partivano i treni per i campi di sterminio nell’indifferenza della città. Ma dopo aver completato la prima tranche di lavori, e posato la prima pietra in occasione del Giorno della Memoria del 2010, il cantiere si è fermato per mancanza di fondi. Una notizia che nelle scorse settimane è stata ripresa dai principali quotidiani milanesi e nazionali e che ha catturato l’attenzione delle istituzioni, e in particolare del presidente della Provincia Guido Podestà, che ha lanciato una sottoscrizione popolare.
Nella sua duplice veste di presidente della Comunità ebraica di Milano e di vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah, Roberto Jarach fa il punto sulla situazione e traccia un quadro di quello che rappresenta l’appuntamento del Giorno della Memoria.
Presidente nelle scorse settimane la stampa ha riportato l’attenzione della città sulla situazione di stallo in cui versa la costruzione del Memoriale. In molti hanno lanciato proposte e promesso di fare qualcosa. Siamo vicini al Giorno della Memoria. Ci sono delle novità?
Purtroppo dal punto di vista dei fondi raccolti la situazione è rimasta praticamente inalterata. Quando i lavori sono partiti, eravamo consapevoli di avere a disposizione solo un terzo della somma necessaria per completare il progetto e contavamo di raccogliere il resto in un secondo momento. Certo, questi anni di crisi non hanno aiutato, anche perché parliamo di cifre molto alte. L’intervento del presidente Podestà ha sicuramente sbloccato qualcosa, da soli non saremmo stati in grado di lanciare una sottoscrizione popolare. In pochi giorni abbiamo già avuto diversi donatori privati e questo ci ha fatto un grandissimo piacere. Speriamo che la raccolta continui e allo stesso tempo lavoriamo per trovare dei sostenitori in grado di dare un nuovo impulso forte all’opera: siamo in contatto con alcuni istituti di credito.
Lei è stato presidente della Comunità ebraica di Milano anche dal 2001 al 2006 quando il Giorno della Memoria era appena stato istituito. Questo appuntamento ha acquisito negli anni una rilevanza sempre maggiore. Secondo lei esistono delle differenze tra quello che il Giorno della Memoria rappresentava dieci anni fa e quello che rappresenta oggi?
Questa ricorrenza è stata istituita con una legge dello Stato e nei primi anni c’era un grande dibattito sulla questione se fosse giusto che le Comunità e gli enti ebraici in Italia partecipassero all’organizzazione degli eventi, oppure se questi dovessero essere lasciati totalmente in mano alle strutture pubbliche, cosa che però creava qualche difficoltà. Col tempo la sensibilità delle istituzioni nei confronti di questo appuntamento è aumentata ed è aumentato anche l’interesse di enti terzi. Dal mio punto di vista però l’evoluzione più significativa riguarda il coinvolgimento delle scuole. Oltre ai Viaggi della Memoria, ci sono sempre più insegnanti che svolgono con i loro allievi programmi specifici lungo tutto il corso dell’anno per arrivare preparati al 27 gennaio e penso che questo sia un risultato davvero importante.
L’altro lato della medaglia è l’importanza di evitare di incorrere nell’assuefazione.
Questa sera, la Comunità ebraica propone un appuntamento di riflessione sulla Memoria “in casa”, con la collaborazione del Dipartimento di educazione e cultura dell’UCEI. Queste nuove proposte legate alla cultura sono un progetto molto importante per la sua giunta.
Sono molto contento che il progetto di iniziative in campo culturale stia andando in porto. Per noi vuole rappresentare un nuovo modo di coinvolgere maggiormente gli iscritti nella vita comunitaria e la formula, nel primo incontro, sembra aver funzionato. Ora speriamo che il rapporto degli iscritti con la Comunità possa diventare sempre più intenso anche grazie a serate come questa, anche se ci vorrà del tempo.

Rossella Tercatin


I giovani ricordano la Shoah
Premiazione“Un grazie di cuore a voi ragazzi per il vostro impegno sul tema della Memoria della Shoah, per la qualità e l’originalità dei lavori, un altrettanto sentito e sincero ringraziamento ai vostri insegnanti che, accompagnandovi e guidandovi, vi hanno consentito di approfondire un tema così delicato, importante, formativo ed attuale”, con queste parole la vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti, ha salutato durante la cerimonia tenutasi al ministero della Pubblica istruzione i vincitori del concorso I giovani ricordano la Shoah.
Anche quest’anno l'iniziativa ha riscosso una partecipazione carica di entusiasmo ed emozione da parte degli alunni e degli insegnanti. Sono state infatti migliaia le proposte affluite da tutta Italia agli Uffici scolastici regionali che, dopo una prima scrematura, ne hanno inviate due per ogni ordine di studi al ministero dell’Istruzione e della ricerca, organizzatore dell’iniziativa insieme all’UCEI. Ad accomunare i lavori un impegno di approfondimento che mostra con evidenza come il concorso non sia un’occasione formale, ma un momento d’incontro di grande importanza con la tematica della
lavori_I giovani ricordano la ShoahShoah. Un’occasione preziosa per capire quanto è stato che, grazie all’impegno di studenti e docenti, si traduce in lavori che spesso stupiscono per lo sforzo di reperire materiali e documenti o di trovare la forma più autentica per comunicare la Storia. Anche per questo non è stato facile selezionare i vincitori.
Dopo aver esaminato le diverse proposte la Commissione ha deciso di premiare, per le scuole elementari, due classi quarte dell’Istituto Mazzini di Bari per “Franco … Una voce da Buchenwald”: un album diario con disegni, foto e materiale documentario, che racconta la vicenda di Franco che viene deportato da Ferrara. La medesima storia è ripresa in un filmato d’animazione.
Menzione per il lavoro “Valigia del ricordo”, proposta dalla scuola primaria Via per Francavilla di Chieti. Si tratta di una valigia che contiene i piccoli oggetti che un bambino porterebbe con sé in caso si debba allontanare da casa. Ad accompagnarli 43 letterine scritte dagli alunni ad altrettanti loro coetanei rimasti vittima della Shoah.
lavori_I giovani ricordano la ShoahPer le scuole medie è stato scelto il lavoro “La stella di Sara”, realizzato da un gruppo di studenti delle classi terze della scuola Alighiero Trevigi di Casale Monferrato (nell'immagine assieme a Claudia De Benedetti e alla loro professoressa Assunta Prato). I giovani piemontesi hanno elaborato molta documentazione realizzando un giornale e un cortometraggio che raccolgono documenti, testimonianze e pagine di diario sulle leggi razziste, la persecuzione e lo sterminio.
I vincitori del concorso saranno inoltre ospiti domani al Quirinale del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Leggi il discorso integrale della vicepresidente Ucei Claudia De Benedetti 


Qui Venezia - Mostre e incontri per ricordare la Shoah
LocandinaTorna il Giorno della Memoria e con esso l’occasione di riunire ancora una volta associazioni come i Figli della Shoah, l’Anpi, l’Iveser, l’istituto di Cultura sinta e molte altre realtà cittadine che da anni lavorano con una modalità sinergica nell’organizzazione di questa giornata. Una programmazione che non si concentra nella sola giornata del 27 gennaio, coinvolgendo la Comunità Ebraica di Venezia, tutte le associazioni e gli assessorati alle politiche educative e giovanili in una fitta serie di appuntamenti per l’intera settimana in centro storico e in terraferma .
Fino al 31 gennaio nei locali del Museo ebraico saranno allestite due mostre dedicate al tema della memoria. La prima “XX il secolo dei genocidi” è una mostra documentaria realizzata dal Mémorial de la Shoah di Parigi al fine di sensibilizzare il pubblico sui genocidi del XX secolo, dal genocidio dimenticato degli Hero nel 1904 fino a quello più recente dei Tutsi del Ruanda. La seconda intitolata “L’albero di Anne” raccoglie alcune tavole originali di Maurizio Quarello in graffite su acrilico, che ripropongono la storia di Anna Frank.
All’Ikona Gallery in Ghetto nuovo verrà allestita la mostra dal titolo “Kaddish” dell’artista e fotografo Luigi Viola. I lavori qui raccolti sono stati realizzati in Polonia nel 2010 e sono il frutto, come sottolinea l’artista stesso, di una riflessione radicale sul tema del dolore, dell’itinerario dell’uomo non soltanto nella sofferenza più cieca ma nel completo annientamento e privazione della propria umanità.
Da segnalare fra gli appuntamenti di rilievo, la mostra, che verrà inaugurata oggi alle 17, "1938-1945. La persecuzione degli Ebrei in Italia. Documenti per una storia" a cura del CDEC, realizzata sotto l'Alto Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso il Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della Shoah. L'allestimento, previsto nei locali della Biblioteca Nazionale Marciana fino al 12 febbraio, permetterà di visionare, per la prima volta i documenti ufficiali della burocrazia nazifascista conservati presso l'Archivio di Stato di Venezia, riguardanti la discriminazione e la persecuzione degli Ebrei nel territorio lagunare.
Il 27 gennaio alla Villa Hériot della Giudecca verrà inaugurata la mostra “Ritorno a scuola: educazione dei bambini e ragazzi ebrei del dopoguerra”, un’esposizione di documenti, immagini originali e riprodotte, videotestimonianze sulla scuola ebraica durante e dopo la guerra. Sarà inoltre presente una ricostruzione parziale di un’aula degli anni ’40.
In serata la particolare performance, all'Auditorium del Centro Candiani, dell'attore Pino Petruzzelli, che col suo monologo "Zingari: L'olocausto dimenticato" focalizzerà l'attenzione sulle altre grandi vittime della follia assassina nazista, aspetto per troppo tempo considerato marginale nell'olocausto, quello dei 500.000 Rom e Sinti che trovarono la morte nei campi di concentramento.
A coronamento della manifestazione, domenica 30 gennaio al teatro Malibran si svolgerà la consueta cerimonia cittadina del Giorno della Memoria, con gli interventi di Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia e Amos Luzzatto, presidente della Comunità Ebraica di Venezia. A seguire il concerto “Esther (ossia Haman e Mordechai)” di Georg Frideric Handel.  La Shoah rappresentata attraverso la storia biblica di Esther, esecuzione del Quadrivium Ensemble per cinque cantanti e ensemble strumentale sotto la direzione di Dan Rapoport, regia e costumi di Alexandra Wilson.

Per il programma completo della manifestazione clicca qui

Michael Calimani


Qui Roma - Parole e musica per Lello Perugia
ScuolaParole, musica, testimonianze, così i ragazzi del Liceo Renzo Levi coinvolti in un progetto sulla Memoria curato dalla professoressa Maria Fausta Adriani Dragosei hanno celebrato il Giorno della Memoria ricordando Lello Perugia sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, il Cesare della “Tregua” di Primo Levi, scomparso qualche mese fa. Per questo Emanuele Carucci Viterbi ha recitato alcune poesie di Primo Levi e ha dato lettura delle prime pagine della Tregua, poi Lello è stato ricordato attraverso le parole di suo figlio Eugenio e di Georges De Canino che testimoniato l'impegno politico di Lello e della sua famiglia da generazioni, sua nonna Emma Dell’Ariccia, era fra i fondatori del partito comunista. Lello era entrato nella Resistenza, ma quando fu catturato “preferì dichiararsi ebreo piuttosto che partigiano”.
Un momento di grande commozione ha attraversato la sala quando il mezzosoprano Patrizia Pavoncello ha cantato il brano Ani ma'amin e un aria tratta dall'oratorio di Terezin, messa in musica dal maestro Edoardo Brizio con le poesie dei bambini di Terezin, dal titolo Ce n'andrem.
Per finire gli anziani della casa di Riposo ebraica hanno eseguito una piccola rappresentazione teatrale guidati da Alberto Pavoncello.


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pilpul
Storia e Memoria
Francesco LucreziLa celebrazione del Giorno della Memoria, anno dopo anno, si arricchisce di ulteriori significati, solleva nuovi problemi, interroga e tocca le coscienze in modi sempre diversi. Un cambiamento continuo, anche profondo, determinato dal mutare delle scale di valori, delle esigenze educative, della percezione del passato, dei meccanismi di selezione della memoria, del tipo di funzione ad essa attribuita per la costruzione di un’identità, di una possibile coscienza comune. Come sempre avviene, quando viene elaborata, trasmessa e custodita una memoria, la ricostruzione, la rappresentazione di ciò che è stato - con il fatale venir meno dei testimoni diretti e il progressivo dileguarsi della tradizione orale - tende gradualmente a sostituirsi agli eventi, a prendere il loro posto, diventando essa stessa “fatto”, “evento”. L’“historia rerum gestarum” diventa “res gestae”: i libri, le cronache, i quadri, i romanzi sulle guerre napoleoniche “sono” ormai, per noi, le guerre napoleoniche, delle quali, fuori di essi, nulla resta, nulla esiste.
Ma, com’è evidente, la commemorazione della Shoah è chiamata ad assolvere una funzione tutta peculiare, plurima, prismatica, che va ben al di là della mera ricostruzione storiografica: celebrazione collettiva del più atroce lutto di massa della storia, ammonimento sulle potenzialità ferine e distruttive dell’uomo, pietra miliare della coscienza per qualsiasi ipotesi di edificazione di una civiltà umana che non voglia precipitare, ancora una volta, nelle tenebre.
In quali modi tale peculiare funzione possa essere utilmente esplicata, evitando i rischi di stanca assuefazione, banalizzazione, svuotamento di significato, è questione aperta: “bisogna tutelare - si chiede Ugo Voli, su Pagine Ebraiche di gennaio - il carattere specificamente ebraico di questa giornata, o allargarla invece agli altri gruppi che furono trucidati dalla barbarie nazista, resistenti politici e zingari e omosessuali e malati di mente e portatori di handicap? O bisogna addirittura cercare di ricordare assieme tutte le stragi del secolo scorso o perfino di tutta la storia?”. Non è facile, e forse neppure opportuno, dare risposta a siffatte domande. Il ricordo della Shoah non dovrà mai perdere la sua specificità, legata alla peculiarità della quasi bimillenaria incubazione dello sterminio; né potrà mai rinunciare al suo messaggio di monito universale, a tutti gli uomini, per tutte le forme di annichilimento e distruzione dell’uomo, di qualsiasi uomo.
Che ciascuna iniziativa di commemorazione, a seconda delle circostanze e delle diverse sensibilità degli organizzatori, lasci “parlare” la memoria con lo spirito e il linguaggio che si ritengono più appropriati e opportuni, più adatti a rendere viva, attuale, presente la lezione del passato. Ma si mantenga sempre ben alta la guardia contro il rischio di inquinamenti, di strumentalizzazioni ambigue e malevoli, presenti, per esempio, nei subdoli tentativi di usare gli ebrei di ieri contro quelli di oggi, riservando una finta compassione ai primi per potere di nuovo colpire, in qualche modo, i secondi. Se non si può dire cosa il Giorno della Memoria debba essere, si vigili, almeno, affinché essa non venga trasformata - come, talvolta, si è già cercato di fare - nel suo contrario.

Francesco Lucrezi, storico

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Ebrei e cristiani
insieme a Vercelli

Accogliendo alla Sinagoga di Vercelli, assieme alla presidente della Comunità Rossella Bottini Treves, in occasione della Giornata di riflessione ebraico-cristiana, il vescovo Enrico Masseroni e il pastore valdese Franco Tron, la vicepresidente dell'Unione delle Comunità ebraiche Italiane Claudia De Benedetti ha pronunciato il seguente indirizzo di saluto: "Autorità, Signore, Signori, Padre Enrico, come vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, desidero esprimerLe la viva soddisfazione per la Sua visita...
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Siamo quasi arrivati al Giorno della Memoria, e, come ogni anno, la quantità di articoli pubblicati sul tema rende impossibile il lavoro di chi li deve leggere e commentare. Apparentemente, tuttavia, nonostante la quantità di parole, i Giusti, quelle persone cioè che in quei tempi bui seppero pensare con la propria testa, sembrano essere del tutto assenti dalle pagine dei nostri quotidiani. Ed allora mi è caro iniziare questa rassegna con le parole che don Brondello, un anziano sacerdote oramai bloccato in convento dai tanti acciacchi, riconosciuto Giusto da Yad Va-shem ...»

Emanuel Segre Amar


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